Recensione dell’attesissimo album di debutto del giovane artista bresciano
Il suo esordio è stato accolto come un fulmine a ciel sereno per il panorama della musica italiana: stiamo parlando di Blanco, nome d’arte di Riccardo Fabbriconi, ragazzo bresciano classe 2003 che il grande pubblico ha imparato a conoscere con la super hit ‘Notti in bianco’, seguita poi dalle collaborazioni con Mace e Salmo ne ‘La canzone nostra‘ e con Sfera Ebbasta nel successo estivo ‘Mi fai impazzire‘. Un modo di fare quasi sbarazzino, un timbro originale e un’ottima capacità di utilizzare la propria voce come uno strumento. Blanco è giovane ma per come si pone all’interno della scena sembra già un veterano, ed è per questo forse che da ‘Notti in bianco’ in poi ha difficilmente sbagliato qualcosa nelle strategie. Il suo album di debutto, intitolato ‘Blu celeste’, è uscito per Island Records (Universal Music) lo scorso 10 settembre.
Il fenomeno |
Dietro al fenomeno Blanco si possono trovare numerosi fattori di successo, partendo dalla freschezza della musica proposta, del quale grosso merito va al fedele “compagno di avventure” Michelangelo, che ha prodotto la maggior parte delle canzoni presenti in ‘Blu celeste’. C’è però anche la ricerca di un linguaggio che si stacca dai canonici schemi dettati dalla moda della trap e anche dal classico elettropop made in Italy che negli ultimi tempi si è sempre più unito ad altri generi mescolandosi all’interno dell’enorme calderone indicando spesso sotto la categoria indie. Blanco parla della sua vita e lo fa come se ogni volta si stesse sfogando, non ama usare filtri e non ha paura di non essere compreso.
‘Blu celeste’ è un album che, eccezion fatta per la title track, nasce negli ultimi mesi, e questo si sente. A colpire, già dal primo ascolto, sono soprattutto due cose: innanzitutto la mancanza assoluta di featuring che, per il mondo classificabile come urban, rappresenta un’assoluta novità, ma che in questo caso contribuisce a dare solidità a un disco assolutamente personale e giustamente non imbottito a caso di nomi per fare audience. C’è poi, fra le varie tracce del progetto, una continua lotta fra la ricerca dell’essenziale e la voglia di costruire un racconto (personale) a più livelli. Blanco parla della vita senza nascondersi, è un ragazzo giovane e giustamente propone al pubblico la sua visione del mondo e delle cose che conosce.
La pazzia in musica |
L’amore rappresenta in questo caso un sottotesto utilizzato spesso per parlare più in generale del tipico disagio del periodo adolescenziale. Non ha paura di essere esplicito l’artista bresciano, che già si era presentato al pubblico con un pezzo parecchio crudo come ‘Notti in bianco’, ma nonostante ciò non inutilmente volgare. Succede quindi che anche in brani come ‘Figlio di puttana’ e ‘Pornografia (Bianco paradiso)’ il cantante non mostra timore di spingere sull’acceleratore da quel punto di vista. Il mix tra inferno e paradiso, sacro e profano, funziona grazie a una scaletta che convince se presa nella sua interezza. Molti brani possono essere visti come potenziali future hit, tanto che risulta difficile, dal punto di vista discografico, capire quali meriterebbero di diventare prossimi singoli per le radio.
I suoni sono un mix che prende un po’ dagli anni ’80, un po’ dalla dance dei successivi ’90, ma anche qualche “schitarrata” violenta che dimostra il ritorno di forza della musica suonata anche per artisti apparentemente lontani da questo mondo (vedi gli ultimi lavori di Rkomi, Madame ed Ernia). Tra synth, chitarre e pianoforti, il mix quindi risulta gradevole e riesce nell’impresa di non suonare come un inutile inno al revival del passato. Tra i brani merita sicuramente una menzione speciale il singolo che da il nome al disco. ‘Blu celeste’ rappresenta infatti l’esempio più chiaro della volontà di elevarsi dal punto di vista testuale e propone la traduzione in musica di uno sfogo dedicato a una persona che non c’è più. Qui Blanco non banalizza ma, grazie a una base tanto semplice quanto azzeccata, trova le parole e la forza interpretativa per emozionare in maniera sincera.
Per concludere |
Il risultato finale è un disco che alterna momenti di leggerezza (e in questo senso ‘Sai cosa c’è’ ne è forse la rappresentate più fedele) ad altri molto più pesanti, in cui il suo autore è bravo a dosare le parole, trovando spesso, grazie al suo modo originale di cantare e di “usare” la sua voce, il giusto guizzo per non stancare o risultare ridondante nella sua proposta. Blanco si è creato un’immagine ben precisa e questo ovviamente gioca a suo favore, continuando a giocare con la sua “pazzia” per proporre una parte di sè.
Migliori tracce | Notti in bianco, Blu celeste
Voto complessivo | 7.5/10
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Blu celeste | Tracklist e stelline
- Mezz’ora di sole ★★★★★★★½☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Notti in bianco ★★★★★★★★½☆☆
[Blanco, Davide Simonetta – Michelangelo] - Figlio di puttana ★★★★★★★☆☆☆
[Blanco – Michelangelo, Greg Willen] - Blu celeste ★★★★★★★★★☆
[Blanco – Michelangelo] - Sai cosa c’è ★★★★★★★½☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Paraocchi ★★★★★★★☆☆☆
[Blanco, Davide Simonetta – Michelangelo] - Lucciole ★★★★★★★☆☆☆
[Blanco, Davide Simonetta – Michelangelo] - Finché non mi seppelliscono ★★★★★★★½☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Pornografia (Bianco paradiso) ★★★★★★★☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - David ★★★★★★½☆☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Ladro di fiori ★★★★★★★½☆☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Afrodite ★★★★★★★★☆☆
[Blanco – Michelangelo] - Follia ★★★★★★★☆☆☆
[Blanco – Michelangelo]
Giuseppe Currado
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