venerdì 22 Novembre 2024

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Bugo: “Torno a Sanremo per sollevare gli umori e gli animi” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore lombardo, in gara al prossimo Festival di Sanremo con il brano “E invece sì

A un anno dalle nostre precedenti chiacchierate pre e post sanremesi, ritroviamo con piacere Cristian Bugatti, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Bugo, per parlare del suo ritorno al Festival con “E invece sì”, brano composto a sei mani con Simone Bertolotti e Andrea Bonomo. Alla vigilia di questo importante appuntamento, abbiamo incontrato per voi il cantautore lombardo per cercare di approfondire la sua personale visione di vita e di musica.

Ciao Cristian, bentrovato. Mancano poche ore al tuo ritorno al Festival, come stai esorcizzando l’attesa?

«In nessun modo particolare, l’attesa non la sto patendo per niente, alla fine vado a fare la cosa che più mi piace. Sono molto sereno, non la vivo con ansia. Certo, l’adrenalina ce l’ho, ma è un’altra cosa, va a braccetto con la voglia di salire sul palco e di spaccare. Sono a casa tranquillo, faccio interviste dalla mattina alla sera, un po’ di sport per mantenermi in forma e la mia vita normale. Almeno fino al giorno della partenza per Sanremo, che si avvicina sempre di più».

Com’è nata la tua “E invece sì”? 

«La prima stesura l’ho realizzata due anni e mezzo fa, infatti il verso dedicato a Ronaldo l’ho scritto poco dopo l’acquisto di Cristiano da parte della Juventus, parliamo di agosto del 2018. Piano piano ho costruito successivamente il pezzo, completandolo in via definitiva dopo che Amadeus mi ha chiamato per chiedermi se avevo voglia di tornare al Festival».

Quali elementi e quali caratteristiche ti rendono più orgoglioso di questo brano?

«La sua classicità. E’ una canzone senza tempo che avrebbe potuto prendere parte a qualsiasi edizione del Festival del passato, ma anche del futuro, proprio perchè non è legata a nessun’epoca a livello di sonorità».

A giudicare dal testo e dal titolo, è una canzone che lancia un bel messaggio positivo, no?

«Secondo me sì, però, sai, le canzoni non sono belle solo se sono positive. Questo è un brano che amo molto perchè, pur non essendo stato scritto per la pandemia, esce in un momento in cui c’è bisogno di credere che tutto questo finirà presto. Mi auguro che rimanga questo concetto, questo “E invece sì”, perchè in giro avverto tanta stanchezza, non ce la facciamo più a vivere in questo modo. E’ una canzone che vorrebbe infondere forza, sollevare un po’ gli umori e gli animi».

Bugatti Cristian” è il titolo della riedizione dell’album “Cristian Bugatti“, pubblicato lo scorso anno e impreziosito dalla presenza di nuovi cinque inediti. Lo consideri la chiusura di un discorso, di un cerchio?

«L’obiettivo era quello di rinfrescare il disco introducendo cinque canzoni nuove, riproponendo un lavoro in cui credo molto, dopo un anno così complicato che ha oscurato tutto, non soltanto la musica ma anche le menti di alcune persone. Si tratta di un album che mi rispecchia, un po’ come se avessi rifatto la mia carta d’identità. Proprio per questo l’ho chiamato “Bugatti Cristian”, senza utilizzare termini orribili tipo “deluxe” o “new version”, anche la copertina si ricollega al lavoro precedente, il mood è quello. Un disco che non chiude un discorso, ma lo rende più completo».

Bugo Bugatti Cristian

Nella serata delle cover omaggerai Lucio Battisti, cantando “Un’avventura” con i Pinguini Tattici Nucleari. Com’è ricaduta questa duplice scelta sulla canzone e sugli ospiti?

«Prima ancora ho scelto Lucio, uno dei miei eroi. Ho provato tante sue canzoni e ho optato per la scelta più rock and roll, con l’unica canzone con cui lui ha partecipato al Festival. Successivamente ho contattato Riccardo Zanotti, che ho conosciuto durante l’esperienza da giurato del Festival di Castrocaro. Ho pensato subito a lui, è stato la primissima scelta, generalmente non mi piacciono i “piani b”. Siamo entrambi molto contenti, per questo sono convinto che faremo bene».

Qual è il tuo pensiero riguardo l’assenza del pubblico in sala?

«Mi mancherà molto, ma purtroppo non decido io. La pandemia, la sicurezza e il protocollo sanitario sono discorsi più grandi di tutti noi. Non ci sarà il pubblico? Amen, vivrò l’esibizione del Festival come se fosse l’ultima prova generale, l’unica differenza è che sarò più carino e vestito bene. Per me quest’anno era importante esserci, l’aspetto più gratificante del mio lavoro, di conseguenza lo vivrò con lo stesso entusiasmo dell’anno scorso. Riguardo l’esibizione, alla fine, parliamo di tre minuti di durata della canzone, vorrà dire che guarderò i musicisti dell’orchestra e mi concentrerò su di loro».

Per concludere, che ruolo potrà avere questo Festival, sia a livello sociale che discografico?

«Sai, ai politici non gliene frega niente del mondo dello spettacolo, lo hanno ampiamente dimostrato, però sono certo che saranno i primi a guardarsi il Festival. Mi auguro che le persone a casa, non quelle sedute comodamente a palazzo, possano godere di una settimana di svago e di spensieratezza, perchè la gente se lo merita. Cercherò di dare il massimo, per quanto mi riguarda ce la metterò tutta per strappare un sorriso e cercare di emozionare il pubblico».

 

© foto di Federico Sorrentino

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.