Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia
Ci sono schiaffi che fanno più male di altri, “no” che pesano più di mille “si” e porte in faccia che possiedono senza alcun dubbio il sapore vero di delusione. Chi conosce bene Fabrizio Moro sa però con certezza quanto la parola “rivalsa” centri con la sua discografia e quanto il concetto di seconda possibilità sia fondamentale per comprenderne i tratti distintivi più importanti. Come un pugile, come Rocky, con gli occhi stanchi ma mai assenti, il cantautore romano è forse in questo momento, in Italia, l’esempio più lampante di carriera nata dal nulla, di musica che salva da una situazione difficile curando le ferite più profonde, anche senza mai trovare quella pace tanto cercata.
Moro nella sua discografia ha dimostrato di saper fare centro grazie alle parole, sempre ben spese e pesate, ma anche grazie alla sua capacità di interpretarle senza mai risultare banale o ripetitivo.
“Ci vorrebbe un’altra vita per comprendere ogni cosa prima che sia già passata fra le mani…”, canta l’artista, ben consapevole che l’attimo passa e con lui una grande occasione. Passano le stagioni, i momenti e i grandi amori, portando con sé dolori e ferite, ma non passa mai nemmeno quella speranza e quella rabbia che, una volta trasformata in energia positiva, è pronta a donare nuova linfa vitale. L’ha ripetuto tante volte e tante volte l’ha espresso nelle sua canzoni Fabrizio Moro, un “figlio di nessuno” cresciuto con la difficoltà di farsi spazio in un mondo che di spazio non ne dà, ma ha saputo aspettare il suo momento, e poi ha vinto.
Per me che ho corso tanto
Come una preda che scappa dalla caccia
Per me un rullo compressore ingolfato
Vento freddo che taglia la faccia
Per me che sono nato fra i mostri del bivio
Condizionato dalle ombre gettate sui passi che ho fatto
Per un sogno enorme, enorme
Chiuso dentro a una scatola che non ha forme
Da ‘Fabrizio Moro’, album di debutto datato 2000, fino all’ultimo lavoro di inediti ‘Figli di nessuno’ (di cui qui la nostra recensione), si può notare, seppur con grande differenza dettata dall’età diversa e dalla maturazione, una sempre presente voglia di rivalsa, una necessità continua di raccontare la vita nelle sue sfaccettature più dolorose. Nelle canzoni di Fabrizio Moro si trova il quartiere, quella “sporco” e bistrattato, che però sa anche donare episodi lieti, sempre presente come fosse una sottotrama necessaria e da non scordare mai, anche nelle storie più belle.
Brani come ‘Un pezzettino’, ‘Sangue nelle vene’, ‘Figli di nessuno’, ‘Per me’, ‘Tutto quello che volevi’, ‘L’essenza’, e ‘Non è facile’ rappresentano solo alcuni esempi della grande capacità del cantautore di parlare al suo pubblico trasformando la rabbia in energia positiva, trovando in questo modo una chiave per potersi esprimere ed aprirsi al mondo a 360 gradi.
Ecco perché quando si ascolta un disco di Fabrizio Moro, o ancor di più quando lo si vede cantare ad un concerto, la sensazione non è quella di avere davanti una classica popstar, ma di trovarsi davanti ad un uomo comune che ce l’ha fatta grazie al talento e grazie alla fatica, capace in questo modo di ricordarci ancora una volta di quanto sia fondamentale saper incassare i colpi senza mai perdere di vista quell’“ago nella sabbia” tanto difficile da trovare, come descritto nel brano ‘Parole rumori e giorni’ del 2007.
Tutto il bello e tutto il brutto della vita che confluiscono alla fine in un solo attimo: “aspetta qui per un minuto e stringi le mie mani fino all’infinito”, anche se domani sarà di nuovo un lotta e anche se la vita sarà di nuovo pronta a mandarti ko… alla fine anche “domani uscirà il sole”.
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