Come i testi delle canzoni hanno raccontato il tema dei soldi
Tutto gira intorno ai soldi, e le canzoni lo sanno. Le circostanze non cambiano un dato di fatto: i soldi aiutano a vivere meglio, ma contribuiscono sempre alla felicità? Cos’è cambiato dalla semplicità di Betty Curtis, “lodati siano soldi i beneamati soldi perché Chi ha tanti soldi vive come un pascià E a piedi caldi se ne sta”? (Soldi, soldi, soldi).
Certamente, ha ragione Mannarino a dire “soldi soldi soldi Per andare via lontano Dall’agonia, dalla pazzia, Dalla polizia Che smania sempre Di portarti via” (Soldi), soprattutto dai posti dove è più difficile vivere in tranquillità. Come dimenticare la canzone autobiografica di Mahmood, che cresce in quella “periferia” estrema, dove si chiamati a vivere col dubbio costante per difendersi; ecco, perché “penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai” fino a “quando perdi l’orgoglio Lasci casa in un giorno”. A distanza, è possibile rileggere il proprio passato nel tentativo di fare chiarezza sui proprie radici, troppe volte condizionate dal bisogno materiale. Perciò, solo da lontano Mahmood chiede “tu dimmi se Pensavi solo ai soldi, soldi Come se avessi avuto soldi, soldi Dimmi se ti manco o te ne fotti, fotti” (Soldi).
Più dei soldi contano i sentimenti, pure in quelle circostanze che non finiscono esattamente come vorremmo; così incrociamo la riflessione di Guè, “meglio i soldi o l’amore?”, declinata con un’analisi sincera e non edulcorata: “questa vita è feroce con te Ma la vita veloce è per me Che sempre in giro baby in sbattimento vedi Che impazzisco per fare ‘sto cash Ma la mia strada è diversa perché Quello che faccio, lo faccio da me Avrei voluto baby stare con te ci credi Ma un futuro per noi due non c’è” (Amore O Soldi).
Nelle canzoni più recenti, riscontriamo un aspetto di rottura rispetto a quelle classiche per la presenza di testi ‘eccessivi’ e non sempre di immediata interpretazione narrativa. In tal senso, a Renato Zero che si domanda, “avere tanti soldi che gioia? Senza problemi vivrei? Soddisfare qualunque voglia Questo è ciò che vorrei! Futuro nero, è nero il futuro Alternativa non c’è? (…) Furbi? Ne accumulate di soldi? All’inflazione voi? sordi! Faremo i conti più tardi!” (Soldi), potrebbe fare da contraltare Capo Plaza con “mamma scusa, corro dietro ai soldi, zero panico Zero scuse, tutto ciò che voglio me lo prenderò Mami, per la fami’, sto con un branco di animali (…) I soldi parlano I soldi cambiano E non è più lo stesso” (I soldi parlano).
Se i Litfiba fanno centro con “noi qui, figli del boom Abbiamo perso anche l’immunità al contagio della liquidità”, convinti che “la tua dannazione in questa terra sono i tuoi bisogni” nella quotidianità di un mondo, dove “già soldo ti compra ma non paga Non è ufficiale ma è la peggio droga Goccia goccia in vena soldi l’ossessione che nascondi, eh già Goloso” (Soldi), Shiva feat Sfera Ebbasta sono al limite della comprensione con “tu vuoi un beat di Charlie, ma non lo sai usare Parto giù, sotto terra come i metrò (no) Vedi il gruppo, ancora lì, mi rifarò (bu, bu, bu, bu) Senti i nomi, nelle questure, poi negli iPhone (brr, brr, brr) Ragazzini senza aiuti, fanno da soli Ah, Amiri serpi che vorrei A-Ammiri quello che non sei A-Assegni in bianco, soldi in nero (bu, bu) Oh, oh, bang, bang, bang, bang” (Soldi in nero).
Certamente, con i soldi realizziamo i sogni, però, come leggiamo nei Club Dogo, “volevamo prenderci il mondo, ma non c’era niente che potessi darti (…) Per farlo ho dovuto sporcarmi, tanto che tu non riuscivi a guardarmi”. Viene spontaneo chiederci, perciò, se il fine giustifica sempre i mezzi; come saremmo stati “se avessi dovuto comprare la vita che vivo L’amore saprebbe di niente e il successo mi farebbe schifo I soldi non mi daranno indietro l’ultima volta che hai riso L’oro del mondo non fonde per fare le chiavi del paradiso (…) Ci bastava così poco, ora non tornerai Ti ricordi quando volevamo (soldi?) Ora siamo fottuti perché pensiamo soltanto ai (soldi, soldi, soldi) Affascinati dal male e le sue radici, amici traditi Soldi finiti nelle narici e adesso l’unica cosa che dici è “Viva i soldi” (Soldi).
A conti fatti, quanto ci sarebbe piaciuto mantenere il tenero romanticismo di Achille Togliani, quando cantava, “è una semplice canzone da due soldi che si canta per le strade dei sobborghi per chi spera, per chi ama, per chi sogna, è l’eterna dolce storia dell’amor. (…) Ma la semplice canzone da due soldi finirà per ritornare dove è nata, per la strada su una bocca innamorata che cantando sogna la felicità. Canzone da due soldi, due soldi di felicità” (Canzone da due soldi).
Francesco Penta
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