Recensione del nuovo singolo del cantautore pugliese
Caparezza non è un artista semplice. Non lo è nelle scelte, nei modi di approcciarsi alla musica e nelle modalità in cui comunica la sua. Eppure è un artista che nella sua carriera ha collezionato dischi d’oro e di platino in continuazione, allargando sempre di più il proprio bacino di pubblico e arrivando a conquistare spazi sempre più grandi come i più importanti palazzetti dello sport italiani durante l’ultimo tour. La scelta è il titolo del suo nuovo singolo, il primo vero estratto da Exuvia, che in realtà nelle settimane precedenti era stato anticipato dall’omonimo singolo, che tuttavia non era stato mandato alle radio.
Il nuovo album del poliedrico cantautore pugliese uscirà su tutte le piattaforme e nei negozi di dischi il prossimo 7 maggio per Polydor/Universal Music Italy, a ben quattro anni di distanza dall’ultimo fortunato progetto Prisoner 709, successo in radio, nelle vendite e per la critica.
Il brano |
Il disco da cui questo nuovo singolo viene estratto viene presentato dallo stesso autore come un lavoro ispirato al tema dell’esuvia, ovvero lo strato superficiale della pelle che alcuni insetti perdono al completamento della propria muta. Cambiamento, ricerca e scelte. Caparezza presenta il suo lavoro come un importante nuovo capitolo del suo percorso artistico, fatto di numerosi colpi di genio che gli hanno permesso negli anni di trovare la chiave per piacere alla critica, ma anche al grande pubblico, riuscendo sempre a farsi spazio anche tre le radio.
Il cantautore propone un brano che appare musicalmente perfetto per diventare un tormentone da radio, ma che lo allo stesso tempo si serve di un testo denso di immagini forti. La “scelta” in questo senso rappresenta una parte fondamentale di quel cambiamento narrato in fase di presentazione del progetto: Caparezza sceglie qui di descrivere due personaggi diversi, ma appartenenti entrambi al mondo della musica, anche se in due epoche completamente distanti. Il primo è Beethoven, che lo stesso Caparezza chiama semplicemente Ludovico, artista incredibile e capace di lasciare un segno eterno nella storia della musica, superando anche lo stato di sordità. Il secondo è Mark Hollis, band leader dei Talk Talk che, nonostante il successo ottenuto tra gli anni ’80 e ’90, decise di abbandonare completamente la strada della musica per dedicarsi alla propria famiglia.
Due esempi che a loro modo riescono a spiegare al meglio il concetto di “scelta” al quale ogni giorno qualsiasi essere umano è obbligato a far fronte. Scegliere una strada implica allo stesso tempo il dover “non sceglierne” altre mille, c’è sempre una scelta, compreso quando si sceglie di non scegliere. Caparezza trova il modo di appassionare con un argomento non banale, perfettamente fatto combaciare con il tappeto sonoro prodotto da lui stesso. Il pezzo suona bene e fa pensare e questo, al giorno d’oggi, non è assolutamente poco.
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La scelta | Testo
Da grande suonerò la Pastorale
Ora sul piano resto curvo come un pastorale
Mio padre è d’umore un po’ grigio, mi vuole prodigio
Ma sono solo un bambino e c’è rimasto male
Padre lascia stare l’alcool, ti rovini
Sei severo quando faccio tirocini
Io sono romantico ma pure tu
Mi vedi solo come un mazzo di fiorini
Sono Ludovico, culto, mito
Donne mi scansano come avessi avuto il tifo
Troppi affanni, a trent’anni ho perduto udito
Tu mi parli e mi pari un fottuto mimo
Se la mettiamo su questo piano la mia vita ha senso se la mettiamo su questo piano
Quindi prendo lo sgabellino e lascio la corda
Canto l’”Inno alla gioia”
Perché vedo l’abisso ma su questo, plano
Scrivo mille lettere, faccio rumore
Lotto col silenzio ma ce la farò
Tengo la mia musica, lascio l’amore
Io sarò immortale, la mia amata no
E sono contento della scelta che ho fatto
Nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto
Sì, sono contento, che bella scoperta
Non serve nient’altro che fare una scelta
Patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica
Questa è la mia vita non dimenticarlo
Patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica
Questa è la mia vita non dimenticarlo
Questa è la mia vita non dimenticarlo
Mi chiamo Marco, sento il gelo dei riflettori
Vorrei rimanerne fuori ma il mondo vuole che vada in tour
Entro in classifica perché la fama è cieca
Così cieca che in fondo non mi riguarda più
È un buon lavoro, incasso da molto
Vale come un disco d’oro in cassa da morto
Voglio fissare mio figlio, il tempo passa e m’accorgo
Che sto fissando un foglio tipo carta da forno
Ehi, sono Marco, new romantico
Sotto palco scompaio, puff come borotalco
Che guaio, bruciano il mio contratto
Ché il sound è cupo, rarefatto
Ho preparato un ritiro veloce
La mia famiglia è più importante di un giro di note
E questi parlano, parlano mentre io
Sto ricucendo la vita con un filo di voce
E non lascio lettere, niente rumore
Amo il mio silenzio e non comprendi quanto
Grazie per gli applausi ma ho scelto l’amore
Questa è la mia vita non dimenticarlo
E sono contento della scelta che ho fatto
Nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto
Sì, sono contento, che bella scoperta
Non serve nient’altro che fare una scelta
Patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica
Questa è la mia vita non dimenticarlo
Patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica
Questa è la mia vita non dimenticarlo
Questa è la mia vita non dimenticarlo
O continuare gli accordi o game over
Guardare il mondo da sobri o in hangover
Mi dico giocati il jolly, per dove? O Mark o Bee
Casa e famiglia o canzoni e le prove
O con i figli o tra i corni e le viole
Mi dico giocati il jolly, per dove? O Mark o Bee
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