Una canzone ben strutturata come inno all’amore condiviso
Si intitola “Casa mia, casa tua, casa nostra” il nuovo singolo del giovane artista toscano Bouvet. La canzone è una dettagliata descrizione di un percorso sentimentale che parte da una situazione di grossa difficoltà per poi trovare l’amore vero.
Dopo vari amori che si sono dimostrati falsi o quantomeno incapaci di durare nel tempo si incontra ad un certo punto una persona con cui si percepisce che tutto sarà diverso. Scatta quindi l’esigenza di viversi al massimo, di condividersi. Per essere precisi in questo senso la canzone sembra descrivere in un passaggio delicatissimo un amore che sappia addirittura andare oltre il valore della condivisione “ma quale condividere, noi due non condividiamo, noi molto di più, noi due ci abitiamo”. Da qui è facile associare il verbo abitare alla casa intesa come luogo fisico. Un amore abitato è un amore vissuto che ha visto crescere il sentimento attraverso problemi e soluzioni, dal primo abbraccio in poi. Proprio come una casa costruita mobile dopo mobile, parete dopo parete, stanza dopo stanza.
Bouvet a quasi tre mesi di distanza dalla sua prima “Notte blu” (qui la nostra intervista) si dimostra ancora una volta una penna attenta nel raccontare i sentimenti. La sua scrittura ha la peculiarità di risultare ad alto valore di immagine. Infatti il testo è molto concreto e in tanti passaggi è possibile collegare frasi e concetti astratti ad oggetti della vita materiale. L’ascoltatore quindi è facilitato nel comprendere le tematiche proposte perché si creano continui parallelismi tra immagini e parole.
Parlare di condivisione e farlo usando il verbo abitare in una canzone che presenta nel titolo tre volte la parola casa significa saper comunicare con il pubblico. Per portare un esempio, nella prima parte si racconta di un cuore a pezzi, inascoltato e trascurato e lo si fa creando un paragone con una casa disordinata “puoi entrare anche subito se vuoi, però al momento ti avviso che è un po’ in disordine” che subito dopo è descritta però come accogliente, tipico di quei cuori sempre pronti ad amare “non è tanto grande, ma è accogliente”.
Dopo il primo ritornello invece questo amore viene presentato nel suo nascere e nel suo svilupparsi “con te sarei pronto a condividere la vita intera” “non andartene, mettiti comoda, leva le scarpe e trasloca subito”. Il verbo traslocare è usato in modo superlativo in riferimento alla sfera sentimentale e risulta quindi in linea con quanto detto prima. Per tanti motivi possiamo quindi affermare con certezza di trovarci di fronte ad un ottimo testo ad alta efficacia comunicativa.
Per quanto concerne l’arrangiamento è invece necessario sottolineare il lavoro svolto dal produttore genovese Mirko Mangano. Il testo denso di parole, caratteristico della scrittura di Bouvet, si appoggia su una base musicale che accompagna in modo preciso tutti i passaggi della canzone. In modo particolare il sound che compare alla fine del ritornello prima che ricominci la parte cantata e che ritroviamo poi ad anticipare il terzo ed ultimo ritornello è un tocco di classe che spinge il brano ancora più lontano. In ogni caso è giusto evidenziare che già dall’intro ci si trova sommersi in una linea musicale decisamente orecchiabile.
Cosa dire, quando c’è professionalità e conoscenza della materia i risultati non possono che essere questi. L’ascoltatore, catturato o incuriosito da certe sonorità è certamente invogliato a riascoltare il pezzo. La valutazione complessiva del brano non può in conclusione che essere positiva. Il lavoro svolto da Bouvet e Mirko Mangano rispecchia una grande sinergia messa al servizio della stessa direzione musicale. L’arrangiamento ti cattura e il testo sa raccontare tante cose in modo chiaro in quelle che sono le normali tempistiche di una canzone.
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