Raccontiamo l’amore con una canzone
È lunedì sera e fuori ci sono circa -8 gradi. Ieri era San Valentino e i negozi hanno ancora fuori palloncini sgonfi a forma di cuore e i Baci Perugina con le frasi di Elodie e dei Pinguini Tattici Nucleari sono in offerta al supermercato. Apro Twitter e vedo che in tendenze c’è, ancora una volta, una parola che appena un anno fa faceva capolino tra le notizie. Quella parola che significava “quindici giorni chiusi in casa” ma che poi si è trasformata in settimane e mesi. Alla vista di #lockdown mi sono tornati i brividi. Un po’ come quando fulmini il pc nuovo rovesciando la tisana sulla tastiera ma ti ostini a bere tazze di qualsiasi bevanda calda mentre scrivi articoli. Il brivido è sempre quello. Quando a settembre ti sembrava che la tua vita prendesse una nuova piega e avevi solo bellissimi progetti, poi ci siamo cascati di nuovo e ancora e ancora.
In più, insieme a tutto ciò, bisogna fare i conti con il cuore. Il cuore che, effettivamente, c’è. Può essere congelato, sì, ma esiste e quando fuori c’è il sole senti che pian piano riparte.
Quindi penso a tutte quelle storie a metà, per quelli che non si incastrano, quelli che arrivano sempre tardi e mancano l’amore per un pelo o lo perdono come perdi l’autobus per colpa del semaforo rosso dieci metri prima. E lo rincorri, ma ormai è già andato. Ma poco importa, perché tu ormai ci hai fatto l’abitudine, sarebbe troppo bello per te non fartela a piedi almeno una volta.
Il pezzo che suona nelle mie cuffie questa sera mentre giro per la città, è un pezzo dei Canova, che ho avuto la fortuna di sentire live prima che si sciogliessero. Il pezzo è Manzarek.
Vestita da sera, vestita da sposa
Vestita da strega, vestita di rosa
Qualcosa mi dice che ti ho perso ancora
Diciamo che già dalle prime parole si intuisce che non stiamo parlando di rose e fiori, ma di un ricordo, di una figura che nella nostra vita non c’è più. Il ricordo di un amore finito e nello stesso tempo, forse, mai iniziato. Noi che cambiamo tutti i giorni e che guardiamo sempre l’oroscopo, che ci facciamo sfuggire dalle mani ciò che per noi è davvero importante. Ci vestiamo da streghe, poi da spose e poi ancora da sera e di rosa, ma rimaniamo sempre noi. Sembriamo così sicuri e determinati, poi non usciamo di casa se non guardiamo cosa ci dicono le stelle. Quest’anno non è per niente tempo di ruggire per il leone, quindi ho già perso in partenza le speranze. Ci affidiamo alle congiunzioni astrali, ai segni e agli ascendenti, fingiamo di crederci un po’ di più per far finta che vada tutto bene. Ma la mancanza si fa sentire.
Se c’è una cosa che odio di più
è che non posso vederti tutti i giorni
E c’è una cosa che odio di più
È che non posso vederti quando ti spogli
Con una canzone dei Doors
Se potessimo scegliere un superpotere a testa, io sceglierei di certo il teletrasporto. Eviterei la coda al mattino, i traslochi che mi fanno bloccare la schiena, ma, soprattutto, potrei essere quasi sempre dove vorrei essere. Noi tutti abbiamo nella testa e nel cuore un luogo dove vorremmo teletrasportarci ora, solo pochi fortunati vorrebbero rimanere dove sono. Per tutti gli altri, quel luogo è una persona. Una persona che per noi ormai è casa e saperla lontana significa sentire che a casa tua, manca un po’ di lei. Come quando entravi dalla porta alla sera e trovavi tutto ciò del quale avevi bisogno e spesso non era altro che un sorriso, qualcuno che ti ascoltasse ed, ogni tanto, anche una fetta di pizza appena uscita dal forno.
E sì, forse quella era davvero casa ma ora non lo è più perché purtroppo non siamo supereroi. La vita ci sbatte in faccia la realtà come la sveglia al mattino quando di notte hai fatto un sogno così reale da potertelo ricordare nei minimi dettagli. Poi senti un suono e capisci che è ora di uscire dalle coperte.
Due passi in centro, a passo molto lento
Talmente lento che mi siedo a pensare
E qualcosa mi dice che più sto fermo e più casco male
Ma non so dove sei
Questo periodo non facilita per niente le cose per noi che crediamo ancora che là fuori ci sia un complice pronto a vedere il mondo insieme a noi. Allora andiamo a fare due passi in centro con la nostra playlist di canzoni tristi e ci perdiamo nei vicoli, nelle poesie appiccicate ai muri e nella vita immaginaria della gente. Ci fermiamo a pensare e pensiamo anche troppo, ci tuffiamo nel rosa di un tramonto malinconico e, ogni tanto ci scende una lacrima.
Leggiamo su un muro che il peggio è passato, promettiamo a noi stessi che proveremo a ricucire il nostro cuore in brandelli e che non perderemo più l’autobus. Poi arriviamo a casa, con il freddo che ci ha fatto diventare il naso rosso anche sotto la mascherina, Manzarek di sottofondo mentre apriamo la porta, accendiamo la luce e non c’è nessuno. I fiori sul tavolo sono ormai appassiti, i cactus quelli no, sono fortissimi e resistono anche al nostro pollice verde. La pizza c’è ma è ancora surgelata. E pensiamo a quanto vorremmo essere dei supereroi, almeno per una sera soltanto.
C’è sempre una canzone (d’amore) | Playlist
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