martedì 22 Ottobre 2024

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“Al telefono”, l’algoritmo creativo di Cesare Cremonini – RECENSIONE

Dal 15 novembre in radio il singolo del cantautore bolognese, primo estratto dalla sua nuova raccolta

Nell’ormai saturo processo sistematico della discografia italiana, sovrappopolata da meccanismi e dinamiche sempre più votate all’intelligenza artificiale, questo ritorno di Cesare Cremonini rappresenta un bella e confortevole boccata d’aria fresca. In un mondo governato dagli algoritmi, il cantautore bolognese spariglia le carte mettendo al centro di tutto la creatività. In tal senso, “Al telefono” è un brano ispirato, autentico e dall’alto tasso poetico, lo si percepisce banalmente sin dalla necessità di doverlo ascoltare più volte, cosa che non accade quando una canzone viene costruita a tavolino o in laboratorio. Si tratta del primo singolo estratto da Cremonini 2C2C The Best Of, raccolta in uscita il prossimo 29 novembre per Virgin Records/Universal Music.

Vent’anni di onorata carriera riassunti in un greatest hits che conterrà al suo interno: trentadue successi rimasterizzati, diciotto tracce demo originali, quindici brani strumentali, sedici versioni piano e voce, più l’aggiunta di sei brani inediti. Al telefono è solo il primo, il repertorio del cantautore si arricchirà anche di “Se un giorno ti svegli felice”, “Giovane stupida”, “Ciao”, “Amici amici” e “How dare you?”.

Attraverso questo primo assaggio, Cesare Cremonini ci dimostra ancora una volta tutto il suo talento, il costante impegno nel cercare di seguire la propria direzione senza lasciarsi distrarre dalle mode e dalle mille tentazioni che oggi ci circondando, rifiutando le lusinghe del Gatto e la Volpe, non facendosi influenzare come Pinocchio. Anche perchè i trand e le bugie, si sà, hanno le gambe corte.

Creatività e logica, dicevamo all’inizio, due aspetti della mente umana che spesso entrano in conflitto, battendosela anche con le emozioni. Non è facile cercare un equilibrio, trovare la giusta quadra, così come non deve essere semplice far convivere nella stessa canzone sia lo spirito elettronico che l’animo orchestrale, una commistione che per molti artisti ha rappresentato in passato uno scivolone.

Non è certo il caso di “Al telefono”, perché al suo interno convivono stati d’animo che riecheggiano e si evolvono ascolto dopo ascolto, al punto da non riuscire ad incanalare questo pezzo in un vero e proprio filone. E ben venga! Soprattutto in un momento storico fatto di etichette, non avere uno scaffale di riferimento per riporre un’opera è bel un segnale, un buon auspicio per il futuro della nostra beneamata musica.

Così come accaduto di recente per Poetica e Nessuno vuole essere Robin, ci ritroviamo nuovamente al cospetto di un capolavoro di musica suonata, con l’uso dell’elettronica a servizio del pianoforte, degli archi e di una struttura melodica ben costruita. Così come Paganini, anche Cesare Cremonini non si ripete, proponendoci qualcosa di inedito per il suo percorso, ma che evoca e richiama suggestioni d’altri tempi, a metà tra l’attitudine di Lucio Battisti e lo sonorità alla Barry White. Il risultato? Estasi, pura ed essenziale.

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Al telefono | Audio

Al telefono | Testo

Come non ricordi più
dai che anno era
ho come l’impressione
che tu stia ridendo
se non sei sincera
e fammi una fotografia
tienila per sempre nel telefono
in mezzo alla pornografia
e a tutti quei sorrisi
che si sprecano
al telefono

Si ricorda di me
non so niente di lei
ho provato ad entrare
in quel vecchio locale
che prima era un club
dove andavi anche tu
che peccato però
non ti ho mai vista entrare
la notte si accende, le luci, la gente
le amiche nei bagni col cellulare
quando qualcuno mi chiede di te
gli rispondo così prima di scappare

Fammi una fotografia
e tienila per sempre nel telefono
ti dico una bugia
è facile lasciarsi in un telefono
ma quante volte penserai che è vero
che sei rimasta sola in mezzo al cielo
ma sono solo anch’io come uno scemo
al telefono, al telefono, telefono

Adesso fammi una fotografia
e tienila per sempre nel telefono
voltati e vai via
tutti quei sorrisi che si sprecano
al telefono, al telefono, al telefono
al telefono, al telefono, al telefono

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.