Analisi di “San Luca”, brano contenuto all’interno del nuovo album di Cesare Cremonini e cantato in coppia con Luca Carboni. Il risultato? Una nuova “Piazza grande”
La prima notizia è che il cantautorato non è morto affatto, mentre la seconda è che, nel frenetico mondo fatto di streaming e di algoritmi, c’è chi è ancora in grado di concepire canzoni come poesie e di esporle come fossero opere d’arte.
Che dire del brano che vede collaborare Cesare Cremonini con Luca Carboni? È un cazzo di capolavoro! E no, nel titolo dell’articolo non c’è alcun errore, l’ho voluta chiamare “recensione umida” perché le lacrime non sono altro che una manifestazione dei sentimenti umani, in questo caso un misto di gioia e commozione. Difficile scrivere di “San Luca” senza il magone, senza quel nodo alla gola che si fa fatica a esprimere con le parole.
Se metti insieme due grandi artisti ti immagini sempre qualcosa di importante, ma spesso vieni deluso dalle tue stesse aspettative. Questa volta no, la bellezza irradiata dalla canzone è clamorosa, a tratti disarmante. “San Luca” racconta Bologna e i bolognesi, ma descrive universalmente tutti noi: chi è nato e chi vive in quella o in altre città, chi crede, chi è agnostico, chi frequenta il santuario della Madonna di San Luca, chi c’è stato qualche volta e chi non ci ha mai messo piede.
Per certi versi potremmo considerarla una nuova “Piazza grande”, convinti che Lucio Dalla avrebbe gradito il paragone. A pensarci bene, sembra quasi il sequel di “Chiamala felicità”, con la quale si chiudeva il precedente disco di Cremonini, perché tra le righe di “San Luca” c’è la ricerca profonda del senso della vita. Spesso, lo si trova nella spiritualità e nell’introspezione, nel dialogo più intimo con noi stessi, in una sorta di riparo sicuro dal caos del mondo esterno.
“Capita anche a te di camminare giorni interi, interminabili e sprofondare nei pensieri, abbandonato a desideri inconfessabili. Capita anche a te di non volere più aspettare la felicità”: incredibile come queste semplici parole riescano a toccare le corde dell’anima, senza chissà quali giochi pirotecnici. C’è un senso di condivisione che accompagna l’intero ascolto, dal primo all’ultimo verso.
“San Luca” è contenuta all’interno del nuovo album di Cesare Cremonini, intitolato “Alaska Baby”, rappresentandone sia l’essenza che il manifesto. Meraviglioso sperare che tutto non finisca qui, che ci sia qualcosa alla fine del cammino e che questo qualcosa ci renda tutti simili, senza più quelle stupide differenze che inquinano il mondo di stupidità.
Qualche mese fa, quando Luca Carboni ha raccontato della sua malattia nella bellissima intervista curata da Walter Veltroni, stampata tra le pagine del Corriere della Sera, non ho voluto riprendere quella notizia. Non trovavo parole da aggiungere, ma dentro di me sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui la musica avrebbe riempito quel silenzio. E non poteva che farlo un brano come questo, “San Luca”, con il suo carico di autenticità e naturalezza.
“Bologna è una regola“, cantava Carboni qualche annetto fa. Non ho mai capito cosa volesse dire veramente, fino ad oggi. Ben tornato Luca e grazie Cesare per questo duplice immenso regalo.
Nico Donvito
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