giovedì 21 Novembre 2024

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“C’est la vie”, la redenzione artistica di Achille Lauro – RECENSIONE

Reduce dal successo sanremese di “Rolls Royce“, il cantante romano lancia il suo nuovo singolo

Dopo aver sorpreso la platea del Teatro Ariston e il pubblico casalingo del Festival di Sanremo, Achille Lauro torna prepotentemente in rotazione radiofonica con un pezzo inaspettato, curioso e di notevole fattura. C’est la vie è la prova che le opere eccellenti possono essere create da tutti, anche da chi onestamente non ti aspetti, e che i momenti d’ispirazione arrivano senza preavviso a random, senza alcun tipo di pregiudizio. L’artista romano spiazza ancora una volta, dimostrando tutta la propria innata dote da innovatore, capace di esplorare nuovi orizzonti sonori senza restare relegato alla propria zona di comfort. Pur non essendo un suo fan della prima ora, riconosco l’intuito e il genio che si cela tra le righe di questo pezzo che, parliamoci chiaro, mi ha davvero colpito… perché l’emozione è un po’ come il Natale: quando arriva arriva, non la puoi governare. Un brano dal sapore di redenzione e di maturità, meno sopra le righe rispetto al passato, ma azzeccato e piacevolmente imprevedibile.

Nella transumanza di artisti che scappano dal pop per migrare verso l’indie o altri generi affini, commercialmente più appetibili e figli del nuovo mainstream, Lauro rappresenta oggi la controtendenza, la dimostrazione che c’è davvero vita oltre la trap. Il testo fotografa uno stato d’animo e lo sviluppa in camera oscura, proprio come si faceva una volta e come non si usa più fare dopo l’avvento del digitale.

Prodotta da Fabrizio Ferraguzzo, “C’est la vie” è una canzone analogica, l’ascolto ha inizio con un giro di chitarra che sembra presa in prestito da Marlena torna a casa, per poi aprirsi in un susseguirsi di suggestioni romantiche e struggenti, con l’enorme potere evocativo tipico della buona musica, capace di allontanare persino un ingombrante trascorso tamarro.

Pur ricordando alla lontana “Toffee” di Vasco Rossi, il pezzo ha tutte le caratteristiche per essere definito un capolavoro, perché prospetta l’inizio di un percorso insolito ed inedito per Achille Lauro, forse meno trasgressivo ed eccentrico rispetto al passato, ma decisamente lastricato di buone e nuove intenzioni.

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C’est la vie | Audio

C’est la vie | Testo

Tu sei Lucifero vestita, sì, con orli e perle
tu ti incateni in mezzo al fuoco e dici: “viemmi a prende”
il nostro amore delicato è uno zucchero amaro
che ci vogliamo solo quando poi più non possiamo
e sto cadendo nel burrone di proposito
mi sto gettando dentro al fuoco, dimmi: “amore no”
finiranno anche le fiamme ma il dolore no
e non puoi uccidere l’amore, ma l’amore può

Capisci
so che puoi farlo
finiscimi
aspetto la fine
tradiscimi
poi dimmi: “è finita”
zittiscimi

C’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie

E questa strana fiaba poi che fine ha
è la più grande storia raccontata mai
siamo soli in cento personalità
mentiamo promettendo a noi non finirà
e sono sempre i miei pensieri rigirati e basta
la nostra storia che continua su pezzi di carta
la nostra storia mai finita che non ha una fine
perché torno come il diavolo a rubare vite

Capisci
so che puoi farlo
finiscimi
aspetto la fine
tradiscimi
poi dimmi: “é finita”
zittiscimi

C’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie

Amore mio lo so
come sapessi già
profondi vuoti e poi
so come finirà

Capisci
so che puoi farlo
finiscimi
aspetto la fine
tradiscimi
poi dimmi: “è finita”
zittiscimi

C’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie
c’est la vie, è la vie

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.