venerdì, Aprile 19, 2024

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Chiara Canzian: “Io, la musica e la cucina” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice e food blogger veneta, tra i protagonisti della trasmissione “All together now

La cucina e la musica, una nutre il corpo e l’altra l’anima, queste le due principali passioni di Chiara Canzian, artista che ricordiamo per la sua partecipazione a Sanremo 2009, dove si è classificata quarta tra le Nuove Proposte con “Prova a dire il mio nome”, scritto in collaborazione con Giuliano Sangiorgi. Due album all’attivo, diversi singoli e poi la scelta di allontanarsi dal settore discografico per concentrarsi nell’attività di chef e food blogger, pur continuando a cantare in tournée con suo padre Red Canzian (qui la nostra recente intervista). Una decisione costatale sacrificio ma che le rende onore, poiché rappresenta un ottimo esempio per tutti, soprattutto in un’epoca così frastagliata e confusa, in cui ci si incaponisce e si rischia di vivere con frustrazione quella che in realtà dovrebbe essere in primo luogo una grande passione. In occasione della sua partecipazione a “All together now”, popolare show musicale di Canale 5, abbiamo raggiunto telefonicamente l’artista per approfondire la sua conoscenza e, perché no, chiederle qualche consiglio riguardo il menù da sfoggiare per l’imminente pranzo/cenone di Natale.

Ciao Chiara, benvenuta. Partiamo dalla tuo coinvolgimento nella trasmissione “All together now” di Canale 5, cosa sta rappresentando per te quest’esperienza?

«E’ un’avventura bellissima, molto divertente, è un po’ come fare una bella gita scolastica perché sono lontana da casa per un bel periodo di tempo e si riesce a fare gruppo anche con gli altri componenti del muro. La musica è tornata ad unirmi a nuove persone, sto conoscendo tanti artisti e persone fantastiche ed è molto stimolante anche a livello di creatività. La cosa che mi sta piacendo di più di questo programma, che credo lo differenzi positivamente da altre trasmissioni, è il fatto che si tratti di uno show musicale e che non prometta contratti discografici o un futuro assicurato in questo settore, ma che dia semplicemente la possibilità di vincere cinquantamila euro, in modo che il vincitore possa poi investirli come meglio crede, sia nella musica ma anche in altro».

Tra i tuoi “colleghi di muro” con chi hai instaurato maggiore sintonia?

«Sicuramente con Melita Toniolo, Antonella Lo Coco, Senith, Timothy Cavicchini, Fabio Ingrosso, Giancarlo Genise, Davide Locatelli e Leonardo Monteiro, questi sono sicuramente i miei amichetti (sorride, ndr), abbiamo fatto gruppo e passiamo giorno e notte sempre insieme».

Quindi, questa partecipazione potremmo definirla un po’ come un tuo ritorno alla musica? 

«Guarda, da un certo punto di vista sì, nel senso che quantomeno a livello personale sto facendo pace con tutto quello che è l’ambiente musicale, questo è poco ma sicuro. Mi ero staccata in maniera abbastanza radicale, mentre facendo questo programma ho riassaporato la dolcezza di questo mestiere. Sì, mi è un po’ tornata la voglia dai, possiamo dirlo».

Da qualche anno ti sei specializzata come chef e food blogger, quando e come hai scoperto la tua passione per la cucina?

«Da bambina, quando cucinavo assieme a mia madre, passando i pomeriggi a fare biscotti, lì ho capito che era una cosa che mi piaceva e mi divertiva. Crescendo, sono andata a vivere da sola, ho cominciato a fare delle torte da vendere al ristorante sotto casa per arrotondare, quando ho visto che la cosa piaceva ho iniziato a pensare che potesse diventare anche un mestiere, così ho iniziato a lavorare in diversi locali, fino ad aprirne uno mio per poi lasciarlo in gestione ai miei soci per dedicarmi anche ad altro, tipo alla scrittura di libri di ricette e ad aggiornare il mio blog che tuttora seguo come mia principale attività».

Cucinare e comporre musica sono due nobili forme d’espressione, ti senti più a tuo agio tra i fornelli, in uno studio di registrazione o sul palco? 

«Allora, tra i fornelli e uno studio di registrazione devo dire che la battaglia è ardua, perché mi sento veramente a mio agio in entrambe le situazioni, mentre per quanto riguarda una scelta tra fornelli e palco, beh è semplice: mi sento molto più a mio agio a spadellare (sorride, ndr). La sala d’incisione è un ambiente che amo molto perché è molto familiare, mi piace anche fare lavori per altri, tipo adoro fare i cori».

Quali sono gli aspetti che più ti affascinano nella composizione di una canzone e quali nella preparazione di un piatto?

«Sono uguali, la cosa che reputo più affascinante di entrambe è il fatto di riuscire a creare qualcosa dal niente, avere un’idea e sperimentare finchè non si arriva al compimento, ad un risultato, che sia scrivere una canzone o inventare una ricetta, la cosa che le accomuna è proprio la creatività che diventa reale, questa è la cosa che in assoluto mi tiene viva».

La musica in realtà non l’hai mai abbandonata, sei stata di recente in tournée con tuo papà, ma senza sembrarti indelicato, vorrei chiederti cosa ti ha spinto a mollare in qualche modo il colpo a livello discografico? Cosa ti ha maggiormente deluso? 

«Guarda, la difficoltà di emanciparmi dal mio background familiare. Questa cosa era troppo difficile, troppo complicata, ad un certo punto ho cominciato a pensare che non ne valesse più la pena, perché mi sembrava innaturale tutto sommato. Probabilmente si è trattato di segnali che mi hanno spinto a capire che la musica non fosse la mia strada, almeno non in prima persona, tant’è che ho continuato a cantare seguendo mio papà in tour, facendo esattamente l’opposto di quello che mi veniva richiesto, ovvero di staccarmi dalla sua figura. La scelta che ho preso mi ha fatto vivere con molta più leggerezza la musica, probabilmente mi ha anche permesso di sviluppare la mia voce in maniera diversa».

Lo scorso maggio ho avuto l’onore di intervistare tuo papà, ti faccio la stessa domanda che ho rivolto a lui: qual è il tuo pensiero sul destino dei figli d’arte? Quali sono i pro e i contro di un’eredità così importante e, talvolta, ingombrante?

«Io credo che non sia obbligatorio per i figli seguire quello che hanno fatto i loro padri, molto spesso però è inevitabile che quantomeno ci si avvicini, perchè inevitabilmente si è cresciuti in quell’ambiente, un po’ come il genitore medico spera che il figlio si iscriva alla facoltà di medicina. E’ una cosa normale, personalmente penso di avere comunque un talento nella mia voce, una propensione molto accentuata nei confronti della musica, quindi mi veniva naturale scrivere canzoni, pensa che ho cominciato da giovanissima all’età di quattordici anni. Mi piaceva molto e pensavo potesse essere la mia strada, poi mi sono accorta che per gli altri non era così, nel senso che agli occhi delle persone un figlio d’arte non può avere una strada a prescindere dal padre o dalla madre.

Sono sempre stata molto indipendente, vivo da sola da quando ho diciott’anni, ho lavorato tanto per essere autonoma, quindi quella situazione mi irritava parecchio, mi indisponeva e non la accettavo. Tutta questa serie di motivi mi hanno portato a scegliere di seguire la mia “seconda passione” della cucina. Detto questo, penso che i pro siano sicuramente conoscere un mestiere, profondamente e da dietro le quinte, magari anche a dei livelli alti di professionalità, mentre i contro sono che è molto difficile riuscire ad emanciparsi dalla figura di chi ti ha preceduto, dipende un po’ dalla fortuna, dalla faccia di bronzo che uno possiede e dalla voglia di cedere a compromessi, tutte caratteristiche che non mi appartengono. Di conseguenza ho scelto di seguire la mia integrità artistica in un altro ambiente».

Ecco, invece, la sua risposta: «L’Italia è un Paese che non perdona, se è andata bene a te non può andar bene anche a tuo figlio. Io ho la fortuna di non aver avuto mai bisogno di spingere i miei figli, hanno sempre camminato con le loro gambe. Chiara si è concentrata su altro, vuole fare la food-blogger, scrive libri e fa altre cose, però quando sale sul palco ne mette in riga più di qualcuno di quelli che adesso svettano in classifica». Ci tenevo a leggerti le sue parole perché e sottolinearti che l’intervista è stata realizzata dopo lo scherzaccio che gli hai fatto alle iene… quindi è amore!

Scherzi a parte, prima di salutarci non posso non chiederti, così su due piedi, il tuo menù di Natale, ci dai qualche idea per il pranzo/cenone?

«Eh, guarda, lo sto sviluppando proprio in questi giorni, sicuramente ci saranno tanti antipastini tipo finger food, un po’ a buffet, che devo ancora sviluppare bene. Per quanto riguarda le portate, potrebbero starci o dei tagliolini al tartufo bianco che sono buonissimi e mi piacciono un casino, o un risottino al radicchio di Treviso, oppure un bis di primi con entrambi, a Natale si può, crepi l’avarizia (sorride, ndr). Per quanto riguarda il secondo, ci starebbero bene delle polpettine di legumi arricchite con delle spezie, un arrosto di tuberi e cavolfiore con del miele o dello sciroppo d’agave se lo voglio fare vegano. Infine, a me piace molto fare i dolci, da mesi sto facendo delle prove per realizzare un panettone vegano, finalmente ci sono riuscita ed è venuto molto buono, con magari una bella crema ad accompagnare e, perché no, un bel crumble di mele con l’olio di cocco al posto del burro che dona quel tocco un po’ esotico che amo molto nelle ricette».

Per concludere, quali insegnamenti ti ha dato la musica e quali la cucina?

«La musica sicuramente mi ha insegnato a camminare con le mie gambe, a reinventarmi, a non cedere a compromessi che mi avrebbero portato a non sentirmi soddisfatta di me stessa. Se la musica la considero un po’ come un amore adolescenziale, la cucina è quel rapporto maturo che ti porti avanti tutta la vita, quello meno tormentato. La cucina mi ha insegnato ad attendere, ad accettare che le cose possono anche riuscire buone esattamente come te le aspetti, in poche parole: ad essere felice».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.