A tu per tu con il poliedrico artista, fuori dallo scorso 4 giugno con il nuovo singolo intitolato “Si fa“
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Francesco Di Roberto, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Cizco, personaggio televisivo e musicista in uscita con il singolo “Si fa”, che prosegue idealmente la strada tracciata dai precedenti “Non ridi mai”, “Xeni” e “Candida”. Relazioni umane, società, attualità, cronaca e politica, sono le tematiche che affronta sia in musica che attraverso il suo impegno giornalistico-televisivo con “Le iene”. Conosciamolo meglio.
Ciao Francesco, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Si fa”, cosa racconta?
«“Si fa” è un po’ un inno al “do it yourself”, a farsi le cose da soli, senza aspettare sempre gli altri. Specie nel mondo dell’arte, proprio come si fa già da un paio di anni nella musica, ci si può autoprodurre, questo ha dato sfogo a tanti artisti che magari aspettavano la grande occasione della casa discografica. Le tecnologie ci hanno dato modo di mostrare comunque il nostro talento, poi, se son rose fioriranno. Questa canzone sprona a darsi da fare, senza starsene troppo con le mani in mano, sono stufo della gente che si lamenta di continuo, personalmente non conosco nessuno che vale e non è arrivato».
Nella nostra precedente chiacchierata realizzata ad inizio quarantena, ci auguravamo entrambi di non vedere troppi servizi a “Le iene” su speculazioni varie, sui cosiddetti furbetti di turno. Secondo te, come ci siamo comportati noi italiani in questa difficile prova di responsabilità, umanità e coesione?
«Ci siamo comportati bene dal punto di vista della reazione, le persone si sono svegliate e sono state anche puntigliose secondo me. In media, per essere l’italiano comunque un disobbediente, penso che siamo stati in generale molto rigorosi. Poi, ovvio, che è successo anche un po’ di tutto: a livello burocratico sono stati fatti i classici pasticci all’italiana, per cui le conseguenze di questo lockdown sono infinite, purtroppo».
A livello musicale, televisivo e cinematografico sono stati fatti un sacco di appelli nei confronti dell’intera categoria dei lavoratori dello spettacolo. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
«Siamo stati un po’ dimenticati, almeno rispetto ad altre categorie che sono state subito prese in considerazione. Il mestiere artistico, come al solito, viene considerato quasi un lusso, nel senso che non è una cosa necessaria ma in realtà lo è per chi svolge questo lavoro, magari non per chi lo fruisce. Ci sono migliaia di persone in una situazione di disagio totale, che continua ancora adesso perché spettacoli e concerti non si possono realizzare. L’intrattenimento in generale ha subito una bella mazzata, speriamo che arrivi un sostegno concreto per l’intero settore».
Per concludere Francesco, a chi si rivolge oggi la tua musica, quando scrivi hai un interlocutore?
«Sono io, io allo specchio. Parlo un po’ con me stesso, sicuramente. “Si fa” racconta totalmente di me, forse è la canzone che mi rappresenta di più, in ogni sua parola. Insomma, parlo di me, un po’ a me, un po’ a chi vuole ascoltare. L’unica cosa che so è che finché avrò qualcosa da dire continuerò a fare musica».
Nico Donvito
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