giovedì, Aprile 25, 2024

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“Con il senno di poi”, Marco Guazzone e le canzoni da difendere – RECENSIONE

Disponibile dallo scorso 30 ottobre il nuovo singolo del cantautore romano, intitolato “Con il senno di poi” e prodotto da Elisa

C’è un posto immaginario in cui le storie non finiscono, in cui non ci si perde e si resta uniti per sempre. Un luogo dove i legami non si sciolgono, in cui l’amore non esaurisce la propria carica virale, bensì trova conforto in una nuova consapevolezza. Una dimensione parallela che, a volte, entra in contatto con la nostra realtà e ci provoca nostalgia, suscitandoci ragionamenti, portandoci a perdonare l’imperdonabile, tutto ciò che di sbagliato si è fatto e ricevuto. Una circostanza abilmente immortalata da Marco Guazzone, che nel singolo Con il senno di poi fotografa una condizione comune e universale, vale a dire l’elaborazione della fine di una storia d’amore.

La perdita di una persona cara spesso viene vissuta come un vero e proprio lutto, che ci sconvolge le giornate o ci scombussola l’intera esistenza. Ci si ritrova ad un bivio di fronte a numerosi cartelli stradali, che ci indicano una serie di vie da poter percorrere: dal rancore alla rassegnazione, passando per l’indifferenza, il dolore, il rifiuto. Dopo vari tentativi, si arriva alla conclusione che il percorso più sano e meno trafficato è quello dell’accettazione, una sorta di patteggiamento in cui riconosci i tuoi errori e li utilizzi come monito. Le ferite intese come veri e propri trofei di guerra, dopo un conflitto che non ha avuto vincitori, ma solo vinti, perchè quando una storia finisce si registra una sconfitta per entrambi.

Un’esperienza negativa che possiamo rendere positiva se solo riusciamo a trarne il buono, se quanto accaduto ci aiuta a migliorarci. “Con il senno di poi” non è altro che un coloratissimo arcobaleno dopo un violento temporale, quell’agrodolce serenità che ci permette di avere una vista completa della carreggiata, senza più banchi di nebbia. Un piccolo manuale sul come sopravvivere alla fine di una storia importante, sul riscoprire se stessi per poi imparare ad amare con una consapevolezza tutta nuova, per non danneggiare ulteriormente i ricordi e trarli in salvo da qualsivoglia malsana forma di rabbia.

Perchè i sentimenti non si conservano nel banco frigo di un supermercato, piuttosto nella corsia dei prodotti a lunga conservazione e, anche se sull’etichetta è presente una data indicativa, possono pure non avere scadenza. Chi l’ha detto che un amore deve essere per forza “consumato preferibilmente entro il…”? Un amore è una promessa che può essere mantenuta in eterno, anche quando le condizioni non ci permettono più di andare avanti, di vedersi o di sentirsi, dentro di noi continua ad ardere una piccola fiamma. Il segreto sta nel bilanciare dubbi e certezze, trovando un giusto equilibrio, per poi svuotare le tasche dai pesi e tornare a cercarsi con leggerezza, senza pretendere nulla, gettando le basi per un nuovo approccio, per un rapporto che verrà col tempo.

Marco Guazzone Con il senno di poi

Ci sono canzoni da custodire, da difendere con le unghie e con gli ascolti, perchè possiedono un valore terapeutico incredibile e indefinibile. In tal senso, quella di Marco Guazzone è musica da proteggere, da conservare in una teca come un rarissimo bonsai, per preservarlo dal clima ostile dei nostri appartamenti e dall’aria pesante di cui anche noi spesso ci ossigeniamo. Il cantautore romano trae spunto da un sonetto di Eugenio Montale del 1967, dal titoloHo sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (poesia n. 5 di Xenia II, Satura), per affidarci con dolcezza una racconto denso di significato.

A questa sua grande sensibilità si aggiunge lo straordinario talento di Elisa, che ha prodotto, arrangiato, suonato e curato il pezzo in ogni suo dettaglio, con la delicatezza e la poesia di chi sa il fatto suo. Il videoclip diretto da Beniamino Barrese non è altro che una fedele rappresentazione e traduzione visiva del messaggio espresso dalla canzone, anzi, i gesti ne rappresentano un codice che va ad aggiungere e rimarcare quanto già espresso con le note e con le parole, il tutto impreziosito dall’iconica scenografia curata da Paolo Vecchione.

Un brano genuino e liberatorio, la consapevolezza è l’elemento che contraddistingue l’intera narrazione, tingendosi a tratti di malinconia, ma mai di rimpianto. Un invito ad un esercizio salutare e salvifico, a cercare le risposte più all’interno che all’esterno di noi, anche quando il domani ci sembra un gigantesco salto nel vuoto. La paura non può diventare il nostro alibi per rinchiuderci nello sconforto e non provare nemmeno a rialzarci, l’odio e il rancore non potranno farci da scudo per sempre, prima o poi i fantasmi del passato torneranno a farci visita, tanto vale fargli trovare la casa in ordine e la stanza degli ospiti ben rassettata, in parole povere: accettare ciò che è accaduto e imparare a convivere con le conseguenze, positive o negative che siano.

Incontrarsi e perdersi, vale a dire l’incipit e l’epilogo di una trama di coppia, spesso dispongono di più punti in contatto di quanto possiamo immaginare, arrivando a poter rappresentare una fortuna in ambo i casi, perchè a nulla servirebbe portare avanti una relazione forzata o un rapporto di facciata, che potrebbe sfociare in qualcosa di insano o di dannoso per entrambi. Spesso nelle canzoni si tende ad elogiare l’eternità, concetto che nulla ha a che vedere con la vita stessa, focalizzando l’attenzione più sul legame che sul sentimento, più su quello che si è perso e meno su quello che si è guadagnato.

Marco Guazzone ci invita a riflettere sulla sostanza, a scavare in profondità e non fermarci in superficie. Un talento fino ad oggi circoscritto il suo, parzialmente inespresso nel suo potenziale. L’impressione è che questo pezzo sia solo l’inizio, che di jolly da tirare fuori dalla manica e di conigli da estrarre dal cilindro ce ne siano ancora parecchi. Per il momento lasciamoci coinvolgere dall’eterea bellezza di Con il senno di poi, una canzone che ci insegna ad osservare le cose da un’altra angolatura, ad elaborarle con cognizione, a riviverle con trasporto e con la dovuta distanza. Lottando, ammaestrando e addormentando i giganti.

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Con il senno di poi | Video

Con il senno di poi | Testo

Ho fatto almeno un milione di sbagli con te
sai che c’è, che li rifarei
ti cerco agli oggetti smarriti ma perdo anche me
dove sei? Vorrei dirti che…

Ti raggiungerò
lottando contro i giganti
e ti porterò
soltanto il meglio di noi
come eravamo

Ho fatto almeno un milione di sogni con te
e ora che non ci sei
c’è il vuoto su ogni cuscino ma il viaggio con te
no, no che non finisce qui

Ti raggiungerò
ammaestrando i giganti
ti riporterò
ma con il senno di poi
dove eravamo io e te

In tutti i miei sogni si parla di te
e più ti allontani mi chiedo perché
non posso più amare nessuno
nemmeno per fingere
danzando tra dubbi e certezze potrò
svuotare le tasche dai pesi che ho
e vengo a cercarti leggero
per dirti che

Ti raggiungerò
addormentando i giganti
e ti riporterò
ma con il senno di poi
dove eravamo io e te
dove eravamo io e te
come eravamo io e te
io e te

© foto di Edoardo Conforti

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.