venerdì 6 Dicembre 2024

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Daniela Pedali e Andrea Dessì: “Il nostro ritmo diablo” – INTERVISTA DOPPIA

A tu per tu con i due artisti, uniti sotto il segno del singolo “Ritmo diablo”, disponibile dal 30 giugno

La musica unisce, non conosce distanza, confini o lingua. Ne sanno qualcosa Daniela Pedali e Andrea Dessì, rispettivamente voce pazzesca lei (che abbiamo avuto modo di ascoltare tra le Nuove Proposte di Sanremo 2003) e abilissimo chitarrista lui, entrambi giovani ma già riconosciuti e apprezzati a livello internazionale. “Ritmo diablo” è il titolo del singolo disponibile sia in versione italiana che in spagnolo per il mercato latino, un featuring interessante che vede unire due eccellenze del nostro Paese che vantano numerose collaborazioni di prestigio: Diane Warren, Gino Vannelli, Londonbeat, Jay-Z, Il Volo, James Sanese per lei; Biagio Antonacci, Mietta, Fabio Concato, Paolo Fresu, Javier Girotto, Frank Marocco e Marius Sverrisson e Helena Vondráčková per lui. Approfondiamo la loro conoscenza con una bella intervista doppia!

Ciao Daniela, ciao Andrea, benvenuti su RecensiamoMusica. Partiamo dal singolo “Ritmo diablo”, che sapore ha per voi?

Daniela: «Grazie mille a voi per lo spazio e per l’intervista, è un grande piacere. “Ritmo Diablo” ha il sapore dello stare bene collaborando e facendo musica con un grande musicista, Andrea Dessì. Ha il sapore della novità e dell’inaspettato».

Andrea: «Per me di sicuro ha un sapore nuovo. Daniela mi ha spinto verso un nuovo mondo sonoro, più internazionale e moderno e la sfida è stata intrigante».

Come è avvenuto il vostro incontro e quando avete deciso di collaborare?

Daniela: «È stato Ugo Stomeo, giornalista musicale e caro amico, ad avermi parlato e fatto conoscere Andrea e la sua musica e ad avermi proposto l’idea di una collaborazione con lui. Ho incontrato Andrea a Bologna l’anno scorso d’estate. Abbiamo fatto una bella chiacchierata, promettendoci di restare in contatto e di ascoltare nuove idee e brani. Così è stato. Quest’inverno, ascoltando diverse proposte e registrando successivamente i provini, siamo stati d’accordo a puntare su “Ritmo Diablo”».

Andrea: «Il nostro incontro è avvenuto grazie al mio agente Ugo Stomeo, che ci ha fatto conoscere l’anno scorso. Abbiamo parlato delle nostre esperienze e dell’idea di fare un brano insieme e una co-produzione fra Italia e Messico. Cosa che poi è successa perché durante l’anno ho conosciuto il produttore Raffaele Montanari, che è stato entusiasta ed ha abbracciato il progetto da subito».

​Quali tematiche e quali sonorità avete voluto abbracciare in questo pezzo?

Daniela: ​«Ci siamo messi a lavorare a distanza sull’arrangiamento fino ad arrivare a un punto di incontro tra l’essenza della musica di Andrea e il mio mondo musicale e così è nato un funky accattivante, con richiami blues e latin jazz mantenendo un’essenzialità nei suoni e una ritmica fresca. “Ritmo Diablo” è un brano che attraverso parole leggere riesce a mantenere un doppio senso nel significato. Quello appunto più leggero, ovvero un invito sensuale a lasciarsi andare e trascinare da un “Ritmo Diablo” e contagioso, e quello più profondo, che è quello di non smettere di credere nei tuoi obiettivi e di vivere sempre con passione seguendo l’onda della musica che la vita ci propone, cioè i vari eventi che possono presentarsi».

Andrea: «Dunque, il brano inizialmente aveva addirittura due versioni, una latin e una jazz-blues. Daniela ha sentito solo quella jazz-blues e nonostante il brano le fosse piaciuto mi ha chiesto una cosa assolutamente azzeccata, ossia di trovare un compromesso fra il mio mondo sonoro ed il suo. Poi mi ha mandato dei brani da sentire e mi ha chiesto un arrangiamento attuale, fresco, vicino alla dance music e al mondo dell’elettronica. L’arrangiamento nuovo per fortuna mi è riuscito al primo colpo, mi sono ispirato al brano “Uptown Funk” di Mark Ronson feat. Bruno Mars ed alle produzioni americane. Anche se ho preferito di fondo mantenere una linea minimalista, ossia ho tolto e alleggerito accordi e cambi jazz e ho puntato tutto sui riff funk sui fiati e sul ritmo. Per cui diciamo che il brano, anche se ha una veste commerciale, dietro nasconde tutto un cammino e un lavoro musicale diverso».

A cosa si deve la scelta di far uscire lo stesso brano sia in versione italiana che in spagnolo?

Daniela: «Si deve al fatto che da quattro anni circa vivo tra l’Italia e il Messico. Ho voluto abbracciare una nuova cultura e nuovi confini avendo l’opportunità di conoscere e parlare una lingua bellissima che è lo spagnolo e che indubbiamente apre le porte a nuovi mercati. Il Messico mi ha accolta a braccia aperte e dato molte soddisfazioni e continua a farlo. A parte la mia partecipazione al programma “La Voz Mexico” e aver cantato come ospite nella finale di “Miss Mexico”, dal 2016, per tre anni consecutivi, sono stata la voce ufficiale del “Grito de Independencia” del presidente messicano Enrique Peña Nieto, in occasione della festa più importante e rappresentativa del Messico, “Anniversario de independencia”, che si celebra ogni 15 settembre e viene trasmessa in diretta in tutte le televisioni nazionali messicane».

Andrea: «Ah beh, allo spagnolo sono legato per varie vicissitudini, il flamenco che adoro, gli studi di chitarra classica, poi il mio autore preferito di parole che è mio fratello e che ha vissuto in Spagna e in quella lingua ha delle belle intuizioni. Per cui devo dire mi viene naturale pensare spesso alla versione spagnola. In questo caso visto che Daniela vive in Messico è assolutamente opportuna. Tra l’altro Daniela ha contribuito in modo decisivo al testo in spagnolo».

Quando e come avete scoperto la vostra passione per la musica?

Daniela: «Io sin da piccolissima, da quando penso di avere memoria, ho sempre amato la musica e ho avuto le idee chiare sul fatto che volessi essere una cantante da grande. Mi ritrovavo a trascorrere ore ed ore ascoltando, cantando e studiando le grandi voci e il mio desiderio era quello di poter riuscire a cantare le canzoni più difficili. Cantando mi sentivo piena e felice. La mia è stata da subito una passione fortissima e una vera vocazione».

Andrea: «Da bambino, alle elementari iniziai lo studio del pianoforte classico e mi dissero di andare in Conservatorio… ma non andai. Dopo un paio di anni smisi col pianoforte. Poi in pima media mia madre per non farmi annoiare mi mise in mano la chitarra… e mi dissero perché non vai al Conservatorio? E non andai… Poi ho scoperto i Led Zeppelin, Jimi Hendrix… e da lì nacque una grande passione. Ma in Conservatorio andai tardi… a 19 anni, finite le superiori. Poi ho preso il diploma di chitarra classica, in musica jazz, l’abilitazione… dopo ho recuperato e mi sono messo a studiare musica davvero, ancora studio e non smetterò mai!».

Quali ascolti hanno accompagnato il vostro percorso?

Daniela: «I miei genitori sono sempre stati grandi consumatori di musica. Il fine settimana andare al nostro negozio di dischi favorito era un appuntamento fisso. Era una felicità immensa poter comprare un disco nuovo e scoprirlo pian piano. Così ho cominciato da piccola con i dischi delle sigle dei cartoni animati, per poi passare alla musica leggera italiana, al pop, al rock internazionale fino ad arrivare al mio grande amore, la musica pop soul, i grandi interpreti, le grandi voci, Stevie Wonder, Barry White, Aretha Franklin, Whitney Houston, Mariah Carey, ecc».

Andrea: «Tantissimi! Che dire… ne dico alcuni per i vari generi, consapevole che tralascerò molto roba significativa. Dunque, la musica antica, Bach e Vivaldi rimangono presenti da sempre. Anche gli autori spagnoli visti i miei studi classici… Ravel, Albeniz poi Debussy, Mozart e Beethoven non si toccano. Poi di musica jazz direi Coltrane, Chet Baker, Miles Davis, Charles Mingus, Thelonious Monk, Louis Armstrong, Duke Ellington, Pat Metheny… Ma, come tutti, sono cresciuto con i Beatles, i Rolling Stones, Lucio Battisti, Mina, Celentano e tanti altri. Diciamo che degli ultimi artisti che ho sentito quelli che mi hanno segnato sono Tedeschi Trucks Band, molto conosciuti, e Kamasi Washington, mitico davvero».

C’è un particolare momento che reputate fondamentale per la vostra carriera?

Daniela: «Molte sono le esperienze e i momenti indimenticabili. Un momento che ha cambiato un po’ la mía visione sicuramente è stato quando ho registrato il mio primo album per il mercato ispano e quando ho partecipato a un tour promozionale negli Stati Uniti cantando in luoghi come il Madison Square Garden a New York».

Andrea: «Vari momenti… La collaborazione con Biagio Antonacci per “Non vivo più senta te”, nel 2012 ho scritto e firmato la musica. Era un brano che suonavo da tempo a cui Biagio, in modo geniale ammetto, ha aggiunto il testo e l’inciso. Le collaborazioni nel jazz con Frank Marocco, Javier Girotto e Frabrizio Bosso mi hanno insegnato tanto. Tornando al pop anche la collaborazione con Mietta è stata importante, ha cantato 3 anni col mio gruppo Marea jazz latino, ho scritto per lei un brano, un tango intitolato “Semplice” che andò molto bene come singolo jazz, testo di Mietta e del mio brother. Mietta è davvero molto brava, versatile, sta andando bene col suo nuovo singolo “Milano è dove mi sono persa” e ne sono contento!».

Come valutate l’attuale scenario discografico?

Daniela: «Mi dispiace dover ammettere che è uno scenario assolutamente difficile e complicato. Lo è sempre stato ma adesso si scontra con dinamiche incomprensibili ed un cambio radicale nella fruizione stessa della musica. Se internet e i talent da una parte hanno dato la possibilità e la libertà di dar voce anche a chi non la aveva, dall’altra hanno reso tutto un po’ più disordinato e indecifrabile, per esempio per il pubblico, perché in questi anni c’è stata una sorta di diseducazione culturale e musicale, quindi un orecchio passivo e non critico che non riesce più a distinguere un cantante o artista vero da un fenomeno passeggero. E poi è stata distrutta la figura del discografico e talent scout di una volta, entrambi avevano il compito e la preparazione per scoprire un vero talento e il dovere etico di dare la possibilità a quest’ultimo di crescere e arrivare al successo. Questo non esiste più, adesso è “un singolo e vediamo come va”. Sono certa che lì fuori è pieno di potenziali grandissimi artisti che in questo turbine senza senso hanno grande difficoltà a trovare la possibilità di avere la giusta attenzione».

Andrea: «Strano, da scoprire e in continua evoluzione. Sicuramente in Italia c’è un’aria nuova fra rap, trap e non tutte le cose che si sentono in merito sono granché, ma ci sono anche artisti interessanti. D’altronde c’era comunque bisogno di aria nuova. Questi nuovi stili, non solo la trap ma anche la musica del Nord Africa, pongono nuove contaminazioni e come sempre ci sarà qualcosa di buono e qualcosa di meno buono».

Entrambi portate in giro la bandiera della musica italiana nel mondo, com’è percepita la nostra arte all’estero?

Daniela: «L’Italia senza dubbio è uno dei Paesi più amati nel mondo e la musica italiana altrettanto. Quello che continua a vincere ad essere esempio e super richiesto della nostra musica è la melodia, nonostante nel nostro stesso Paese si è lavorato in questi anni per associare la melodia a qualcosa di vecchio. Le grandi canzoni lo sono e lo saranno sempre».

Andrea: «Non come la percepiamo noi. Avete mai mangiato all’estero gli spaghetti alla bolognese che da noi non esistono? Ecco… difficile dire esattamente come la percepiscono ma di sicuro hanno una sensibilità diversa in generale e verso la nostra musica. Direi che in generale piacciono cose un po’ retrò dell’Italia, ossia un tipo di musica che si identifica col cliché italiano, con l’idea antica che hanno all’estero di noi. Ho lavorato e scritto per artisti all’estero. Helena Vondrackova, ad esempio, della Repubblica Ceca mi ha confermato quest’idea. Comunque molti vorrebbero fare cose in Italia. È considerata molto all’estero, questo va detto».

Qual è la caratteristica che più vi colpisce dell’altro/a?

Daniela: «Andrea oltre ad essere una persona meravigliosa e un ragazzo simpaticissimo e un ottimo musicista, di grande sensibilità e intelligenza musicale. Appassionato e tenace. Ho lavorato benissimo con lui».

Andrea: «Sono almeno due, una voce pazzesca che trasmette carattere, grinta e personalità, ma anche una notevole sensibilità da musicista che non tutti i cantanti hanno».

Quali sono i vostri rispettivi progetti in cantiere?

Daniela: «Sicuramente c’è l’idea di continuare a collaborare facendo buona musica. In questo momento sono in Messico in due progetti importanti, uno in teatro e l’altro in preparazione di un tour dal vivo. E l’idea è anche quella di ritornare presto in Italia».

Andrea: «Ne ho tanti… uno che sta per uscire col produttore Raffaele Montanari della PMS. Una collaborazione di brani scritti da me, da lui e anche insieme a quattro mani con dei featuring importanti internazionali che non dico per ora. Sta per essere pubblicato un brano originale scritto da me che esce come singolo dove suona Fabrizio Bosso: “Tamba”. A metà fra il soul, il blues, il jazz e altre varie influenze… mi piace moltissimo».

Per concludere, dove e a chi desiderate arrivare attraverso la vostra musica?

Daniela: «La musica per fortuna non ha barriere. Il desiderio più grande è arrivare a più orecchie e cuori possibili e in ogni dove. Non sai mai a chi puoi ispirare e dare un’emozione e questo è quello che mi affascina di più della musica».

Andrea: «A tutti, davvero non ho barriere mentali. Quando faccio jazz sicuramente prediligo il pubblico jazz, ma spero sempre che il lavoro possa essere apprezzato da tutti. A maggior ragione quando collaboro con artisti pop e con cantanti spero sempre che la musica arrivi a tutti, giovani e adulti».

© foto di Marco Lambertini
© foto di Alejandro De La Cruz

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.