Intervista alla cantante per presentare il nuovo singolo “Voglia di gridare”
Dopo l’estate trascorsa sulle note di ‘Ma cosa vuoi?’ (che vi abbiamo presentato qui) per Deborah Iurato è arrivato il momento di lanciare la nuova Voglia di gridare, un brano che la conferma cantautrice ed impegnata nella ricerca di un sound proprio ed identitario. Ecco che cosa ci ha raccontato la voce di Modica a proposito di questo suo nuovissimo lavoro:
Deborah partiamo da “Voglia di gridare“, questo tuo nuovo singolo disponibile da qualche giorno. Che valore ha per te questa canzone in questo momento in particolare?
<<Ci tengo tantissimo perchè è un pezzo autobiografico e che è stato scritto da me come anche ‘Ma cosa vuoi?’ e ‘Supereroi’. Anche per questo questa canzone rappresenta un mondo nuovo per me che ho ho iniziato a scrivere i miei pezzi da poco. Per tutti questi motivi questa canzone ha un valore molto importante al di là del significato>>.
Questa è una canzone che arriva a conclusione di un anno per te importante visto che è stato segnato dalla pubblicazione di “Supereroi” e “Ma cosa vuoi?“. Qual è il filo conduttore che lega questa nuova “Voglia di gridare” ai due precedenti singoli?
<<La consapevolezza di essere cresciuta, di essere diventata donna. Li accomuna il fatto che siano tutti parte di un nuovo percorso che mi sta piacendo molto>>.
Che cosa ti ha portato a scrivere questo pezzo?
<<Ho cercato di raccontare tutto quello che vivo nel mio quotidiano e che la mia memoria fotografica ha ricordato. Canto che “ho voglia di gridare come quando mi porti al mare” perché ovviamente il mare mi ricorda la mia terra, la mia Sicilia. Mi ricorda il momento di quando arriva l’estate e torno a casa per le vacanze, incontro gli amici, i parenti e anche lo stesso andare e sedersi ad ascoltare solo il rumore del mare e godere di quei tramonti che quasi ti tolgono il fiato è per me bellissimo. Ho voluto far vivere in una canzone un momento di spensieratezza. Ovviamente, poi, si può interpretare questa voglia di gridare in vari modi: gridare di gioia, gridare di felicità ma anche dei momenti in cui hai bisogno di sfogarti e di liberarti da quello che ti rende debole>>.
Mi viene da dire che anche in questo caso tu ti sia concessa la facoltà di sperimentare, di cercare nuovi suoni a cui coniugare la tua voce. Che valore ha il suono in questo tuo nuovo percorso artistico?
<<Sentivo il bisogno di cambiamento: lo sentivo a livello artistico, a livello musicale e anche a livello interiore. In questi sei anni ho ricevuto tanto e mi sento fortunata per il percorso che ho costruito riuscendo a fare delle esperienze straordinarie e a incontrare persone ed artisti pazzeschi. Ho sentito, però, il bisogno di un po’ d’aria fresca e così è nato, un po’ per caso, questo progetto. E’ successo tutto durante il periodo di lockdown: è stato lì che ho iniziato a sperimentare del sound nuovo e anche nel testo ho cercato di essere più naturale possibile usando un linguaggio semplice da mandare alle persone. Ho ascoltato parecchia musica anche lontana da quello che sono stata e che sono: ho ascoltato molto Dua Lipa di cui mi piace un sacco l’utilizzo dei suoni che utilizza nelle sue canzoni e mi piaceva l’idea di riuscire a fare qualcosa che ti porti ad alzarti dal divano e ti faccia ballare>>.
Appena ho saputo il titolo di questa canzone ho subito pensato, ora Deborah ci caccia una di quelle sue ballatone con la voce che non si sa più quanto in alto arrivi e, invece, mi hai sorpreso proponendo una cosa completamente diversa. Pensi che quello sia un mondo musicale superato?
<<E’ sicuramente cambiato il mondo musicale oggi però questo non vuol dire che non esiste più quello che c’era prima. Abbiamo sempre dei momenti di riflessione e un po’ tristi in cui ci mettiamo in cuffia sempre le solite canzoni strappalacrime e magari sentiamo sempre lo stesso brivido. Penso che proprio per questo quel genere, soprattutto qui in Italia, lo abbiamo avuto e lo avremo sempre perché ci appartiene. Questo, però, non vuol dire fermarsi, non sperimentare sonorità e cose nuove che magari ti possono far star bene lo stesso senza il bisogno di toccare delle note altissime>>.
Cosa hai imparato sull’utilizzo della tua voce in questo ultimo periodo?
<<Ho imparato tanto perché ho scoperto qualcosa che magari avevo in me già prima ma che non usavo. Ad esempio oggi mi piace molto utilizzare le mia basse che non ho mai sfruttato prima perché magari in quel momento neanche mi interessavano. Magari più avanti sfrutterò entrambe le cose>>.
Ci sarà ancora spazio nel tuo prossimo futuro per dei brani vecchio stampo quindi?
<<Ho delle cose da parte. Ovviamente non posso svelare nulla ma una ballatona c’è tra le cose che ho scritto. Voglio comunque studiarci sopra ancora un po’ per riuscire a dargli qualcosa di davvero speciale>>.
Anche in questo caso sei l’autrice del pezzo. Come ti stai trovando ad essere autrice dei tuoi brani? In che cosa ti senti facilitata rispetto a quando eri un’interprete pura e in che cosa, invece, senti di dovere ancora migliorare nella tua scrittura?
<<Posso e devo migliorare ancora tantissimo anche perchè queste, per me, sono le prime volte che mi confronto con la scrittura. C’è un sacco da migliorare, ne sono consapevole però è una crescita che pian piano verrà. Allo stesso tempo non dimentico quello che ho interpretato in questi lunghi sei anni e il lavoro di un’interprete rimane, comunque, importante nel mio percorso perché mi ha portato a capire quello che c’è scritto in una canzone raccontandolo attraverso la voce una storia. Storia che quando scrivi da te è la tua e questo mi piace perché mi permette di regalare qualcosa di mio alle persone che ascoltano>>.
Hai già dei progetti in mente per il tuo futuro artistico e musicale?
<<Non ancora in realtà: voglio che questa situazione generale passi il prima possibile perché la cosa che mi manca di più, e che spero presto si possa ritornare un po’ a fare, è salire su un palco e cantare insieme a tutte le persone. Mi manca tanto: mi manca il fatto di vedere le bocche che si muovono insieme a te mentre canti una canzone, mi banca l’abbraccio della gente e anche se fortunatamente oggi abbiamo degli strumenti che ci permettono di stare vicini è comunque diverso dall’avere quel contatto reale. Rimango comunque molto concentrata in questo progetto, nel lavorare e buttare fuori tutte le mie emozioni per riuscire a fare sempre meglio>>.
Deborah Iurato presenta “Voglia di gridare” | Podcast
Ilario Luisetto
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