giovedì 12 Dicembre 2024

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Dieci anni senza Pino Mango: cosa ci manca della sua musica

Omaggio all’indimenticato artista lucano Pino Mango, un talento che ha nobilitato la nostra canzone d’autore attraverso la sensibilità e la sperimentazione

Dieci anni o una vita intera non bastano per far affievolire il ricordo di Pino Mango, genio raffinato dall’animo sensibile, gentile e poetico. Se n’è andato troppo presto, in maniera improvvisa e nel modo in cui avrebbe sempre voluto: cantando. L’8 dicembre 2014 è una data che qualsiasi appassionato di musica leggera italiana ricorda con profondo dispiacere, a causa dell’enorme vuoto artistico che questo ha comportato e che non potrà mai essere colmato.

Oggi lo ricordiamo con affetto e gratitudine per tutto quel carico musicale che ci ha lasciato, un’eredità artistica fatta di successi intramontabili e di canzoni da riscoprire, perché uno dei meriti che vanno universalmente riconosciuti a questo straordinario artista è proprio quello di essere stato sensibile quanto uno sperimentatore, uno dei pochi in grado di coniugare una tecnica straordinaria a un aspetto più spirituale. Non sempre chi è dotato di una grande estensione vocale riesce necessariamente ad emozionare, mentre Mango è stato in grado di toccare note impensabili e, al tempo stesso, di accarezzare le corde della nostra anima.

La carriera di Pino Mango

Nato il 6 novembre del 1954 a Lagonegro, in provincia di Potenza, Pino è sempre rimasto profondamente legato alla sua amata terra lucana. Dotato di un timbro inconfondibile e molto naturale, negli anni ha trovato diversi modi di esprimersi, sempre piuttosto innovativi. Insomma, un precursore dei tempi abile nello scrutare nuove sonorità, senza mai assopirsi o stabilirsi in una determinata zona di comfort, rimettendosi continuamente in gioco, in perfetta armonia tra consapevolezza e sperimentazione.

Sedici album di inediti, tre dal vivo, due di cover, una raccolta e tre libri di poesie, questi i numeri delle sue intramontabili opere che, ci auguriamo, possano essere sempre di più valorizzate e riscoperte dai giovani, divulgate e studiate anche nelle scuole, perché davvero ci troviamo al cospetto di uno dei più grandi musicisti del XX secolo, un autentico innovatore della musica leggera italiana, un genio forse troppo avanguardista che non è stato ancora compreso appieno, almeno per quanto meriterebbe.

Brani come “Oro”, “Lei verrà”, “Bella d’estate”, “La rosa dell’inverno“, “Nella mia città”, “Come Monna Lisa“, “Mediterraneo”, “Amore per te“, “La rondine”, “Chissà se nevica” e tanti altri, sono rimasti nel tempo, alcuni anche attraversando oltre tre decenni, accarezzando il cuore di più generazioni. A Pino Mango il merito di aver utilizzato la propria voce come un vero e proprio strumento, riuscendo nel delicato compito di strappare contemporaneamente sia un applauso che un’emozione.

Nel corso della sua carriera ha collaborato con autori del calibro di Mogol, Lucio Dalla, Alberto Salerno, Pasquale Panella e Guido Morra, oltre ad aver composto pezzi inediti per Patty Pravo, Loredana Bertè, Mia Martini, Loretta Goggi, Mietta e Andrea Bocelli. Tra le altre canzoni meravigliose che ci ha lasciato, non posso non citare “Se mi sfiori”, “Il viaggio“, “Australia”, “Odissea”, “Io nascerò”, “Dal cuore in poi“, “Mia madre”, “Tu…sì“, “Come l’acqua”, “Giulietta”, “Dove vai“, “Primavera”, “Luce“, “Non dormire più“, “Disincanto”, “Ti porto in Africa“, “Dal silenzio a un bacio”, “Ti amo così”, “Contro tutti i pronostici”, “La terra degli aquiloni” e “Ragazze delle canzoni”.

Pino Mango: cosa ci manca della sua musica

È praticamente impossibile stilare un inventario di tutta la bellezza, la poesia e il disincanto che Mango è riuscito a trasmettere attraverso la propria arte. I profumi e i sapori delle sue melodie non smetteranno mai di suscitare suggestioni e generare incanto, perché l’autenticità e l’essenzialità che è riuscito a raggiungere negli anni sono e resteranno per sempre ineguagliabili. Quello che ci resta di lui sono le sue produzioni, canzoni in cui è praticamente impossibile “trovare l’intruso”, quell’elemento o quella caratteristica che stona e che non doveva esserci. Nelle sue opere ciascun elemento è messo al posto giusto, in perfetta sintonia tra realtà e raffinatezza, tra poesia e disincanto.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.