Le parole che contano nell’era digitale: un viaggio tra i cantautori della Gen Z e oltre, alla scoperta della bellezza nascosta nelle canzoni degli ultimi anni. A cura di Sara Garlaschelli
“Dillo con una canzone” è una rubrica dedicata a chi crede ancora nel potere delle parole, anche in un’epoca digitale che sembra prediligere la velocità all’essenza. Sara Garlaschelli ci guiderà in un viaggio tra i cantautori del nuovo millennio, esplorando le loro opere. Lettera da uno zio antipatico – Enrico Nigiotti
In un mondo sovraffollato e pieno di rumore, scavando con attenzione si possono trovare autentici gioielli: storie, emozioni e bellezze nascoste nelle canzoni di oggi, che sanno ancora parlare al cuore, attraverso concetti ed emozioni che non passeranno mai di moda.
Dillo con una canzone: “Lettera da uno zio antipatico” di Enrico Nigiotti
La migliore guida, a volte, è il solo vegliare. Dal mondo dei grandi è abituale ascoltare avvertimenti, indicazioni, raccomandazioni e consigli non richiesti. La retorica dell’ “io alla tua età” non esaurisce mai la sua forza moraleggiante, svaluta quanto può seguire, tinge il tutto di una lontananza (d)istruttiva.
Osservare in modo non intrusivo, quando si hanno responsabilità nei confronti di un essere umano in crescita, è difficile. Ed è forse qui che risiede la potenza dei soli inviti, dolci e senza giudizio, che offrono libero spazio alla scoperta.
“Lettera da uno zio antipatico” è un brano di Enrico Nigiotti, nona traccia del suo terzo album “Cenerentola”, un pezzo che racconta in musica quello sguardo riguardoso ma discreto di chi ama incondizionatamente, nel rispetto gentile del percorso individuale. Una lettera da uno zio che, ognuno di noi, può fare propria. Un invito a un vivere pieno, di cuore, imperfetto ma sentito, che sorveglia sui passi altrui senza interferire.
“E sempre farai quel che senti
Sempre tra dubbi e perché
Lascia che il cuore ti accompagni
Che il mondo segua i passi, che il fuoco bruci in te”.
“Sempre farai quel che senti” è la “comprensione adulta” che spesso manca, che dimentica di aver tanto inciampato alle proprie spalle, di esser stata bambina una volta. Se è vero che sbagliando s’impara, forse chi ama non impedisce del tutto di cadere, prima insegna a guardare agli ostacoli. Educare è il mestiere più difficile al mondo, ma “ricorda che sorridere è un modo per ricominciare” è un mattoncino da cui poter partire, su cui costruire.
“Scoprirai che certi giorni
non son fatti per dividere con gli altri fumerai perché fa grandi
tra mille sguardi che non devono trovarti”.
Scoprirai, e lo farai tu solo. Ti farai male, chissà quanto poi, ma esplorerai il mondo a modo tuo, è un grande atto di cura, una carezza che accompagna e mai impone. É una lettera da uno zio, antipatico.. chissà.
Sara Garlaschelli
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