giovedì, Marzo 28, 2024

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Ecco perchè X-Factor 2016 è ri-partito con il piede sbagliato

Non è di certo una novità se dico che X-Factor, lo storico talent show nato in Rai e poi trasferitosi su Sky, non vive più di grande salute, perlomeno negli ultimi anni. Inutile girarci troppo intorno: la scorsa edizione (la numero 9 per la precisione) si è rivelata essere un vero e proprio flop. O meglio, un flop a metà visto che dal punto di vista televisivo tutto è andato benissimo ottenendo ascolti record rispetto alle edizioni precedenti. Il flop, però, si è rivelato ben evidente dal punto di vista musicale: di quale talento vi ricordate dell’ultima edizione del talent show? Il vincitore (Giò Sada) ha rifiutato di pubblicare immediatamente un album e di partecipare al Festival di Sanremo (fatto lodevolissimo) andando, però, incontro a braccia aperte verso l’anonimato più assoluto (il suo nuovo singolo è uscito appena un paio di settimane fa ottenendo risultati piuttosto magri, ne abbiamo parlato qui); mentre, invece, gli Urban Strangers, i secondi classificati che avevano mostrato maggiore solidità nel mercato ottenendo dei risultati dignitosi sembrano già essere dimenticati per molti. Edizione piuttosto magra dunque esattamente come fu per quella vinta da Michele Bravi nel 2014 tralasciando poi il fatto che il giovanissimo artista di Città di Castello seppe reinventarsi ripartendo da zero per tornare a far parlare di sé.

Giovedì scorso è andata in onda la prima puntata delle nuove audizioni per accedere alla fase finale del noto talent show (o forse sarebbe meglio dire soltanto “show”). Ma visto che la scorsa fu un’edizione deludente che cosa migliorare per risalire la china? A questa domanda (da apprezzare il fatto che la produzione del programma se la sia posta visto che dal punto di vista televisivo non ce n’era affatto bisogno) è stata trovata una risposta che poteva essere l’unica rintracciabile all’orizzonte: la giuria. Ed ecco, allora, che per tre quarti i noti (non tutti per la verità) giudici sono stati rimpiazzati (sempre se non avessero deciso di andarsene di loro spontanea volontà). Quest’anno a sedere al tavolo della giuria ci sono Arisa (un ritorno per lei che c’era già stata risultando non poco appariscente), Alvaro Soler (il cantante spagnolo dei tormentoni estivi che funzionano solo in Italia), Manuel Agnelli (quell’istrionico leader degli Afterhouse che si è sempre detto contrario a meccanismi televisivi per la musica ma che ora si è magicamente convertito) e, l’unico superstite dalla scorsa annata, Fedez. Addio, dunque, ad Elio, Skin e Mika per far largo alle nuove leve con la speranza che trovino il talento che i loro predecessori non hanno trovato (o, per meglio dire, non sono riusciti ad imporre al mercato discografico con un progetto redditizio per la discografia).

Fin qui niente di male; insomma, si tratta soltanto di un semplice cambiamento di cast che in un contesto che è prima di tutto televisivo è pressoché pane di tutti i giorni. Ma allora perché ho intitolato questo articolo “ecco perché X-Factor 2016 ri-parte con il piede sbagliato”? Semplice, perché ha cambiato “tutto” tranne quello che bisognava urgentemente stravolgere.

giuriaPunto 1. Non erano i giudici a non funzionare, o meglio, non solo loro. La verità è che il format è diventato lentamente sempre più uno show dei signori seduti al tavolo piuttosto che uno show di chi si presenta su quel palco. Perché fin dalla fine di un’edizione i giornali, i blog e le riviste pubblicano decine e decine di articoli su chi sarà seduto in giuria nelle nuova edizione e non sui talenti passati sul palco di cui oramai ci si ricorda (a mala pena) soltanto del vincitore (se va bene)? X-Factor è diventato uno show della giuria troppo impegnata a dimostrare il proprio carattere solare, a diventare virale su web per accrescere di popolarità, a far parlare di sé, a cercare un rilancio discografico e pubblicitario piuttosto che a ricercare un talento che andrebbe a creare nuova concorrenza alla propria carriera. Non c’è sincerità nemmeno a ricercarla con la lente d’ingrandimento nei loro giudizi che sono palesemente frutto della scrittura di autori che hanno esaurito la fantasia e che fanno puntualmente saltar fuori i problemi di vita di ogni aspirante concorrente con una domanda apparentemente innocente e inconsapevole di uno dei giurati che poi rimane assurdamente sorpreso dalla risposta di volta in volta fingendo (piuttosto male peraltro) di non sapere nulla delle vicende personali della persona che si trova davanti ma di averlo intuito magicamente dalla voce che ha ascoltato.

Punto 2. Quanto ne sanno di musica i quattro signori seduti a quel tavolo? Mi verrebbe da dire poco (ma non vorrei sottovalutarli) certo è che c’è un cantante spagnoleggiante che finora ha pubblicato 2 singoli di successo (peraltro uguali tra loro) con due accordi in croce, un rapper che produce youtuber (e non vado oltre perché altrimenti potrei scrivere un libro più voluminoso di “Guerra e pace” riguardo ai vari Rovazzi in circolazione) e una cantante dalla bella voce e poco altro visto che non è né autrice né musicista. Il buon vecchio Agnelli sarebbe il saggio del gruppo ma prendendo in considerazione la sua contrarietà all’universo talent sempre apertamente manifestata e ora ritirata in un attimo qualche dubbio mi sorge anche su di lui. La verità è che tra gli stessi giudici in gran parte manca cultura musicale e qui fatemi fare un rimpianto alla colonna portante di X-Factor Italia: Morgan. Da quando non c’è più lui qualcosa si è perso. Eccome.

Punto 3. Guardando le audizioni della prima puntata emerge un dato davvero sconsolante: la stragrande maggioranza dei pezzi che sono stati cantanti erano in inglese (come lo saranno anche durante la fase finale). Questo è un vero problema per un programma che aspira a trovare quel talento da far funzionare nel nostro mercato discografico dove sono ben pochi gli artisti a funzionare cantando in inglese. Considerando il fatto che poi gli autori che scriveranno per loro lo faranno in italiano, che la casa discografica che produrrà i loro album è italiana e lo farà per l’Italia e che il pubblico italiano è noto per conoscere poco la lingua inglese questo mi sembra un problema da non sottovalutare. Si sa, cantare in inglese è estremamente più facile che farlo in italiano dove occorre interpretare, scegliere una canzone che calzi su chi la canta ed esporsi anche al giudizio del confronto immediato. Non sarà mica anche questo un sintomo di un abbassamento della qualità?

Punto 4. L’originalità è sempre stato il manifesto del format ma (per ora) ne è uscita davvero poca. Tante cose già sentite, sempre le stesse canzoni suonate fino alla noia (mi chiedo quando arriverà qualcuno che canti “Halleluja” perché quest’anno manca ancora) e sempre gli stessi timbri. Manca quel qualcosa che costituiva la particolarità di X-Factor rispetto ad altri competitor.

Punto 5. Una ragione “tecnica” se vogliamo. La scelta di legare il format esclusivamente alla Sony Music Italia risulta essere, dal mio punto di vista, ancora una volta danneggiante. Quei ragazzi che supereranno la prova e riusciranno a rimanere impressi nella memoria degli ascoltatori saranno affidati a quegli stessi autori che hanno scritto per Lorenzo Fragola, gli stessi musicisti che hanno suonato con Chiara, gli stessi discografici che hanno prodotto Marco Mengoni ecc… Come possiamo sperare che potranno riuscire a proporre qualcosa di nuovo e diverso dal passato? Un altro di quei motivi di appiattimento artistico che sembra aver già condannato questa nuova edizione del talent show sul quale sta calando un’ombra minacciosa.

E dei talenti che vi dico? Poco o niente perché a dire la verità sono ben pochi quelli che mi hanno impressionato davvero visti tutti i suddetti punti. Se proprio devo fare dei nomi (dopo aver rivisto due volte l’intera trasmissione perché dopo la prima volta avevo il vuoto più totale in testa) potrei nominare soltanto la promessa dell’edizione (Gaia Gozzi) che dovrebbe aver già vinto a mani basse pur non essendo davvero nulla di eccezionale (a me non è abbia colpito poi molto, anzi) e Daiana Lou che con una toccante interpretazione di “Chandelier” acustica è riuscita ad impressionare con una vocalità esasperata al massimo per farla assomigliare ad un mix tra Giusy Ferreri e Asaf Avidan. Come potete vedere non è che ci sia qualcuno che mi abbia davvero convinto, anzi. Per me è no (per il momento) come diceva una volta la buona vecchia Mara Maionchi relegata anche quest’anno ad un ruolo marginale come quello di “opinionista comica” per movimentare un po’ le acque che musicalmente sono sempre più calme.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.