giovedì 21 Novembre 2024

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Einar si tinge d’estate e si riappropria della sua età in “Un’altra volta te” – RECENSIONE

La nuova proposta estiva del giovane cantante italo-cubano, tratta dall’album d’esordio “Parole nuove”

Viviamo un momento storico musicalmente strano, in cui le certezze che ci portiamo dietro da decenni vengono quotidianamente messe in discussione, accantonate e lasciate da parte. Eppure fino a poco tempo fa bastava proporre una bella canzone orecchiabile per convincere gli addetti ai lavori di potersi meritare una chance per arrivare al grande pubblico, mentre oggi non è più così, si ricerca l’originalità in maniera compulsiva, al punto da tagliare totalmente con il passato, cavalcando le solite due mode del momento (per i più distratti mi riferisco all’indie e alla trap) e tutto il resto non esiste o, se esiste, chi se ne frega.

Una delle tante “vittime” di questo assurdo sistema è Einar che, dopo il penultimo posto ottenuto a Sanremo 2019 con “Parole nuove” (qui la nostra recensione), torna a proporsi con un nuovo estratto dal suo album d’esordio, intitolato “Un’altra volta te”. Composto da Fabio Campedelli, Oscar Angiuli, Massimiliano Dagani e Mario Fracchiolla, il brano si lascia ascoltare con facilità e canticchiare con freschezza, capace di coniugare la melodia all’italiana con sonorità votate a riferimenti certamente più internazionali. Dopo aver cantato l’amore con sensibilità e nel pieno rispetto della tradizione sul palco dell’Ariston, l’italo-cubano torna ad occuparsi di tematiche e atmosfere più consone alla sua giovane età, dimostrando piena attitudine alla versatilità, la voglia di non restare ancorato ad un genere particolare e di ruotare a 360 gradi nel mare del pop, genere musicale sempre più lasciato in balia di se stesso dall’attuale sistema discografico.

Un sistema che ti scarica al primo cenno di difficoltà, che non ti dà la possibilità di crescere, di migliorarti, di trovare la giusta dimensione nel mondo. Se oggi abbiamo grandi artisti come Jovanotti o Cesare Cremonini è perché è stata data loro la possibilità di sbagliare, di imparare, di cadere e di rialzarsi. Lasciate perdere Ultimo, lui è un alieno, ha sviluppato precocemente la sua vocazione e trovato la sua vera identità in età adolescenziale, dopo un lungo lavoro di ricerca fatto precedentemente al lancio del suo primo album, ma rappresenta l’eccezione che conferma la regola. un caso a sé, più unico che raro. A vent’anni un emergente ha il sacrosanto diritto di non essere pienamente a fuoco, altrimenti a quale tipo di evoluzione assisteremmo?

Poi, nello specifico, Einar potrà pure piacere o meno, ma è l’ennesimo giovane talento che viene bruciato anzitempo, senza che lui ne abbia realmente la minima colpa. Tornando al brano, Un’altra volta te” è una buona proposta estiva, tra le più convincenti in circolazione, perché onesta e non legata ad una poetica o a un sound tipico del momento, requisito che da sempre ha contraddistinto le canzoni che in passato sono riuscite a superare sia la prova costume che quella del tempo. Oggi, purtroppo, non ci sono più regole né leggi, comunque fai sbagli, vige il principio del “ndo cojo cojo”, fatto di skip, ascolti distratti e di tanti, troppi, inutili e crudeli “avanti un altro”.

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Un’altra volta te | Video

Un’altra volta te | Testo

A volte guardo i selfie che ti fai
è come andare a premere rewind
e non riesco ad evitare ma so che non è uguale
come una volta
ho sentito dire come stai
molto meglio per i fatti tuoi
e allora il mondo gira storto
forse tutto vero o ci prendiamo in giro noi
non stiamo a casa neanche il lunedì
solito aperitivo il giovedì
un altro giorno per sentirci
in mezzo agli altri un po’ più liberi
e quanto cazzo siamo stupidi
il venerdì a bere insieme a chi
non può capire che ti cerco ancora qui

Tra le onde del mare
ti vorrei rivedere
per poi rincominciare
senza farci più male
una stella che torna
che di notte mi sveglia
che non mi lascia andare
che mi fa ancora odiare
amare, un’altra volta te
un’altra estate un’altra volta te
odiare, amare, un’altra volta te

Non mi interessa che vestito hai
se questa sera ti divertirai
noi due come sconosciuti
agli antipodi del mondo senza più sguardi
ci nascondiamo in altri cuori e poi
lo sento che la pelle non è tua
e allora il mondo gira storto
forse ci evitiamo
o ci prendiamo in giro noi
non stiamo a casa neanche il lunedì
solito aperitivo il giovedì
un altro giorno per sentirci
in mezzo agli altri un po’ più liberi
e quanto cazzo siamo stupidi
il venerdì a bere insieme a chi
non può capire che ti cerco ancora qui

Tra le onde del mare
ti vorrei rivedere
per poi rincominciare
senza farci più male
una stella che torna
che di notte mi sveglia
che non mi lascia andare
che mi fa ancora odiare
amare, un’altra volta te
un’altra estate un’altra volta te
odiare, amare, un’altra volta te

Più ci pensi e più ti accorgi
che solo lei sa capirti
e allora il mondo gira storto un’altra volta

Tra le onde del mare
ti vorrei rivedere
per poi rincominciare
senza farci più male
una stella che torna
che di notte mi sveglia
che non mi lascia andare
che mi fa ancora odiare
amare, un’altra volta te
un’altra estate un’altra volta te
odiare, amare, un’altra volta te

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.