giovedì 21 Novembre 2024

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Elisa sfoglia i suoi “Diari aperti” ritrovando una propria direzione – RECENSIONE

Recensione del nuovo album d’inediti della cantautrice friulana

E’ una Elisa nuova e vecchia allo stesso tempo quella che emerge prepotentemente, ma contemporaneamente in modo delicato, in Diari aperti, il primo disco d’inediti dell’artista friulana pubblicato, dopo più di vent’anni di carriera, per una major discografica, la Universal Music Italia il 26 ottobre 2018. E’ un disco a due facce ma che non nasconde la chiara ed univoca predilezione per una di esse pur dando corpo e scendendo a patti con l’altra, quella forse meno vera ma più necessaria oggigiorno. E’ un disco che Elisa canta, suona e scrive (tutto in italiano come fu solo per L’anima vola nel 2013) da sé pur avvalendosi di qualche curiosa ed interessante collaborazione con le nuove leve del cantautorato italiano più contemporaneo.

E’ un disco, per dirlo alla Elisa, che suona come Tutta un’altra storia, brano che non a caso apre la tracklist gettando una ventata di luce su quel nuovo mondo musicale fatta di suoni contemporanei ed una scrittura senza troppi margini o diktat per suonare più sincera, immediata e pura. Elisa ci si cala con consapevolezza e capacità sorprendendo il suo stesso pubblico che da anni la sente e la interpreta, senza ombra di dubbi, diversamente da questa sua nuova indole musicale. Un’indole che non ha paura di sperimentare, di mettersi nuovamente in gioco malgrado una carriera che non ne avrebbe affatto bisogno e necessità. Eppure la Toffoli si immerge volentieri in questo nuovo mondo musicale adottandone appieno il linguaggio senza voler per forza farlo suo come emerge chiaramente anche in Se piovesse il tuo nome (qui la nostra recensione) che la riporta ad essere pura interprete per guru della scrittura contemporanea come Calcutta, Dario Faini e Vanni Casagrande. Rimane certamente in vista la sua aurea eterea ma ben difficilmente si potrà rintracciare l’orchestrazione tipicamente ariosa od il canto impegnato, soave, inarrivabile. Elisa qui vuole essere un’altra, vuole essere nuova, vuole essere una cantante d’oggi con i pregi ed i difetti che questa scelta comporta.

Sulla scia di questa contaminazione contemporanea si collocano anche la super estiva L’estate è già fuori, che avvicina la cantautrice triestina addirittura al mondo del reggae forse anche grazie alla co-scrittura con Davide Petrella che, per questo disco, costituisce un contribuente importante sul piano autorale. La leggerezza fa di sfondo ad un brano chiaramente costruito per conquistare l’ascolto più che per raccontare qualcosa di particolarmente essenziale. Ed ad uscirne, infatti, è la solita capacità produttiva e musicale della Toffoli che, in questo caso, adotta sonorità elettroniche e sintetiche per trascinare l’ascolto con sufficiente leggerezza. A concludere questo viaggio nell’attualità è Vivere tutte le vite coscritta con l’altra coppia di guru della modernità musicale italiana: Federica Abbate e Cheope. Il risultato è un lento incedere che nell’inciso trova un motivetto particolarmente orecchiabile e trascinante tra le doppie voci che si sovrappongono con efficacia.

ElisaLe cose migliori, però, arrivano dall’altra faccia musicale dell’album, quella più tipicamente “antica” e tradizionalmente intesa soprattutto sotto l’aspetto autorale che si fa essenziale, intimista, vero e autentico. In tali circostanza non occorrono suoni accattivanti, motivetti facili per la rotazione radiofonica o particolari accorgimenti per conquistare il pubblico più distratto: bastano le parole e le emozioni che esse suscitano. Non a caso è la stessa Elisa a firmare, in solitaria, la maggioranza di questi brani che la raccontano per davvero senza filtri restituendo la propria interprete a quell’Olimpo musicale che merita da sempre di occupare. Arrivano così Anche fragile, che si apre con un intenso pianoforte che poi si accompagna ad una bella orchestrazione sinfonica che restituisce anche i cari vecchi archi alla voce che da sempre li esalta maggiormente, e L’amore per te, che su di un tappeto più “ritmico” si dedica sempre al tema del più puro degli amori che non si fa “utilizzare” per essere imprigionato all’interno di una “canzonetta” come l’avrebbe chiamata Bennato.

Il terzetto di perle irrinunciabili, però, è quello che si apre con Promettimi, già un cult del repertorio della friulana con un’arrangiamento tutto acustico ed una voce che finalmente torna a svettare risuonando come angelica proprio mentre cerca di raccontare il bene supremo (“io con te ho imparato a dire ‘ti voglio bene’ e a saltare senza contare e che conta quel che rimane), per chiudersi con Tua per sempre, positivamente scritta in solitaria dal talentuoso Davide Petrella che qui mette da parte la modernità per dar spazio soltanto all’essenzialità di un testo commovente e cantato in un falsetto etereo per un amore indissolubile ed eterno. Tra i due fuochi si trova, poi, la perla rara di Quelli che restano (qui la nostra recensione) in cui la friulana si trova a duettare intensamente con Francesco De Gregori su di un brano che incanta l’ascoltatore per il suo dispiegarsi senza confini all’interno dell’anima per raccontare l’artista nel suo intimo.

Chiudono il viaggio di questo disco Con te mi sento così e Come fosse adesso, che viaggiano entrambe (chiudendosi preventivamente, forse, non in maniera completa) su territori acustici e sospesi risuonando su di una chitarra acustica, la prima, e quasi dark, la seconda, mentre si concentrano nel racconto del momento di contagio d’amore e del ricordo di una storia passata e ora sfumata tra le dita di chi non può che limitarsi a ripercorrere ciò che fu.

Questa ripartenza di Elisa, dunque, risulta essere esattamente ciò che ci si aspettava da lei e dalla sua musica e, contemporaneamente, ciò che mai ci si sarebbe potuti immaginare da lei. E’ un disco in cui c’è l’anima ed il cuore e questo è assolutamente sufficiente per riuscire a testimoniare l’efficienza di questo progetto e del desiderio di raccontarsi senza troppi filtri, per così come si è. Elisa ha scelto di farlo nel modo migliore tra i possibili, facendo parlare la musica nella sua più alta eternità, rinunciando (in parte) alle mode per rintracciare la sopravvivenza di un racconto oltre il limite del tempo. Le canzoni restano (come gli artisti) per quel che sono e in questo progetto, che forse non risuonerà eccessivamente nell’alta rotazione stagionale, di brani capaci di passare alla storia di un repertorio già ricchissimo ce ne sono parecchi. Bentornata a casa, Elisa!

MIGLIORI TRACCE: Promettimi – Quelli che restano – Tua per sempre

VOTO COMPLESSIVO: 8/10

VIDEO-RECENSIONE:

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.