sabato 23 Novembre 2024

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“Andromeda”, sensualità ed autenticità per Elodie – RECENSIONE

L’interprete romana si racconta attraverso un pezzo cucito su misura per lei da Mahmood e Durdust

Un pezzo che la rappresenta e la descrive alla perfezione, così Elodie aveva descritto “Andromeda” nel corso della nostra recente intervista presanremese, a giudicare da quanto portato sul palco dell’Ariston dobbiamo ammettere che è proprio stato così. Composto su misura per lei da Mahmood e musicato da Dardust, il brano segue il filo logico delle ultime produzioni dell’interprete romana che, da qualche tempo a questa parte, ha intrapreso un nuovo percorso artistico che coincide col suo modo di essere e con la voglia di sperimentare abbracciando sound diversi, pur mantenendo un proprio riconoscibile stile. Il risultato? Consapevolezza e freschezza vanno a braccetto in un’unica direzione, quella della contemporaneità.

Privo di sovrastrutture sanremesi, “Andromeda” ci regala l’emblema di quello che è oggi Elodie, una donna consapevole e determinata che non ha paura di mostrare sia le proprie fragilità che i suoi punti di forza. Un ritorno al Festival in linea con la propria recente evoluzione e con un linguaggio decisamente più attuale e comprensibile ad un pubblico decisamente trasversale. Un pezzo che incuriosisce e seduce ascolto dopo ascolto, magari non colpisce al primo appuntamento, ma conquista l’ascoltatore nel corso della frequentazione.

Una canzone del genere all’Eurovision avrebbe fatto sfracelli, proprio come accaduto lo scorso anno con “Soldi”, classificatasi al secondo posto, firmata dalla stessa ormai rodata coppia autorale. La cantante non fà altro che tirare fuori se stessa, travestendosi un po’ da Rihanna e un po’ da Dua Lipa, ma in maniera decisamente credibile. Quello che manca oggi, forse, è proprio tutto questo slancio di sincerità, questo spaccio di verità, questo voler apparire per come si è veramente, bruciando qualsiasi distanza tra l’essere e l’apparire.

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Andromeda | Video

Andromeda | Testo

Dici sono una grande
stronza che non ci sa fare
una donna poco elegante
tu non lo sai non lo saprai
cosa per me è il vero dolore
confondere il tuo ridere per vero amore
una volta 100 volte chiedimi perché
esser grandi ma immaturi è più facile ma perché
forse non era ciò che avevi in mente
ti vedrò come un punto tra la gente
come un punto tra la gente
non sai cosa dire se litighiamo è la fine

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma
se ti sembrerò piccola non sarò
la tua Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda

Forse ho solo bisogno di tempo forse è una moda
quella di sentirsi un po’ sbagliati
ci penso qua sul letto mentre ascolto da ore
la solita canzone di Nina Simone
una volta 100 volte chiedimi perché
esser grandi ma immaturi è più facile ma perché
forse non era ciò che avevi in mente
ti vedrò come un punto tra la gente
non sai cosa dire se litighiamo è la fine

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma
se ti sembrerò piccola non sarò
la tua Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda

Non sarai mio marito mio marito no
me ne vado a Paris vado a Paris però
ti prego giurami tu giurami che non
mi dirai mon ami mon ami ti prego

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma
se ti sembrerò piccola non sarò
la tua Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda
Andromeda Andromeda

Non sai cosa dire se litighiamo è la fine

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.