A tu per tu con il giovane e talentuoso cantautore torinese, fuori con il suo nuovo singolo intitolato “Cartagine“
Ciao Emanuele, bentrovato! Partiamo da “Cartagine”, il singolo che segna il tuo ritorno e l’inizio del tuo nuovo corso discografico. Come si è svolto il processo creativo di questo brano?
«Era fondamentale per me staccarmi, dopo un anno, da quello che è stato. “Sindrome di Stendhal” era un concept album che aveva come centralità l’arte, mentre “Cartagine” mantiene un codice più legato alla storia e che appartiene comunque alla mia identità. Da una parte credo sia un bene, soprattutto se qualcuno riesce a riconoscere chi sei ascoltando una canzone. Allo stesso tempo, credo si tratti di un qualcosa di diverso rispetto al passato, logicamente non è un pezzo metal, però fa parte di un nuovo inizio e quello che arriverà dopo sarà il susseguirsi anche di questa canzone. Per mia volontà, mi lascio sempre trasportare dall’ispirazione».
Un brano che secondo me rappresenta un’evoluzione nel tuo percorso, ma non una rottura con il passato. Tra gli innesti mi ha sorpreso questa apertura corale sul finale, com’è nata questa intuizione?
«Devo ammette che l’idea del coro nello special è venuta a Marco, il ragazzo con cui lavoro sui video. Da tempo avevo in mente di inserire le voci dei bambini. Pensando al titolo “Cartagine” ho pensato che fosse giusto inserire un finale in qualche modo epico. Per questa canzone penso che fosse giusto, proprio perché parlo di un amore che attraversa il tempo e mettere un coro di bambini sottolinea questo senso di infinito. Un supporto che secondo me è stato giusto inserire».
La frase “Crolla il muro di Berlino crolla l’impero romano” mi fa pensare a questa ciclicità che la storia racchiude in sè. Ma a volte sembra che dai libri di scuola impariamo davvero poco… come stai vivendo questo momento così particolare in cui nel nostro vocabolario è tornata in tendenza la parola “guerra”?
«Pensavamo che col Covid si fosse raggiunto il massimo delle sfortune, ma… Poi, è chiaro, come raccontavo nel mio brano “Ipocrisia”, c’è sempre questa cosa del seguire gli eventi e del sentirci disperati, ma la verità è che se una situazione non ci colpisce da vicino non ci rendiamo conto di quello che sta accadendo realmente. La vivo sicuramente con attenzione, poiché un avvenimento del genere colpisce comunque anche il nostro Paese, come ad esempio dal punto di vista economico. Però la vivo come le altre guerre, consapevole che nel mondo ci siano altre situazioni simili, anche se sono magari più lontane geograficamente da noi. Pur non minimizzando nulla, perchè si tratta di un qualcosa che spero possa finire presto».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristi che ti rendono soddisfatto di questo ritorno e orgoglioso di un brano come “Cartagine”?
«Credo che “Cartagine” rispecchi la mia identità e la mia cifra stilistica, contemporaneamente sento comunque qualcosa di diverso, partendo dall’attacco sulla prima strofa che considero molto verticale, al contrario di quanto avessi fatto in passato. Sono soddisfatto perchè credo sia la giusta ripartenza, poi bisogna lasciare al pubblico quelli che sono gli elogi o altro, ma quando faccio uscire una canzone sono sempre orgoglioso e convinto del risultato».
Nico Donvito
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