Intervista al cantautore che torna a proporsi dopo sette anni con un nuovo singolo
A sette anni di distanza dal suo ultimo episodio discografico Emanuele Corvaglia è tornato a far sentire la propria voce e la propria scrittura con il singolo ‘Tu pensala come vuoi‘. La canzone (di cui qui la nostra recensione), edita per l’etichetta Dischi dei sognatori, è il primo episodio del nuovo progetto discografico del giovane cantautore emerso dalla dodicesima edizione del talent show di ‘Amici di Maria de Filippi’ e particolarmente affezionato a sonorità e istinti musicali anglosassoni.
Bentrovato Emanuele. Partirei proprio da ‘Tu pensala come vuoi’: ci racconti un po’ come è nata?
«La canzone l’ho scritta più o meno due anni e mezzo fa. Mi ero appena lasciato dopo una relazione durata parecchio tempo. La canzone è scritta in modo molto semplice e diretto e questa è, secondo me, la cosa più bella. E’ un brano che è facilmente intuibile da tutti. Le sonorità sono prettamente acustiche e riflettono quel mio aver preso ispirazione da artisti inglesi».
A proposito di Inghilterra… Hai avuto una lunga esperienza in Gran Bretagna in questi ultimi anni. Da cosa era dovuta la scelta di andare all’estero non soltanto per un discorso musicale ma anche come esperienza di vita?
«Avevo bisogno di cambiare aria e vedere come come gira il mondo fuori dal contesto in cui ero cresciuto. In Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti, la musica è il primo piano. Mi sono trovato a confrontarmi con una realtà dove la musica è presa veramente sul serio. Questo mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista artistico. Sono rimasto quasi un anno: ho fatto un po’ il cameriere, barista e molto spesso il busker. Durante i giorni liberi giravo l’Inghilterra con il treno e andavo a cantare».
Immagino che quest’esperienza ti abbia offerto degli stimoli che poi sei riuscito a riportare nella tua musica. Quanto è difficile coniugare quel tipo di sonorità acustiche inglesi con lo scrivere in italiano?
«In realtà ho sempre ascoltato tantissima musica estera. Mi piacciono tantissimo la chitarra acustica e le sonorità acustiche. Eppure scrivere dei brani con delle sonorità inglesi e dei testi in italiano non è per niente facile, anzi. C’ho messo quasi un anno per completare ad hoc ‘Tu pensala come vuoi’ e tanti altri altri brani che che ho già qua sul mio pc. Devo dire che si è molto molto difficile perché ovviamente a livello sonoro l’inglese è molto più morbido mentre, invece, l’italiano è molto quadrato».
Oggi in Italia le classifiche sono un po’ distanti dal mercato estero. Negli ultimi anni noi italiani stiamo valorizzando molto il prodotto interno. Cosa ne pensi di questa tendenza?
«Secondo me il fatto e che stiamo iniziando ad ascoltare tantissima musica italiana indica che c’è stata una crescita per quanto riguarda la nostra musica. Evidentemente significa che ci stiamo avvicinando molto anche al mercato inglese che è quello che domina le classifiche in tutto il mondo. Se oggi gli artisti italiani funzionano così tanto è perchè, forse, si sono fatti influenzare positivamente dalla musica inglese ed americana e sono riusciti a riproporne la lezione nella nostra lingua».
Ilario Luisetto
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