Recensione del singolo del ritorno musicale del cantautore veronese
Sono passati sette anni per poter ascoltare nuovamente la musica e la voce di Emanuele Corvaglia alle prese con un nuovo singolo inedito intitolato Tu pensala come vuoi. Sette anni che, nelle logiche della musica di oggi, rappresentano un’eternità ma anche un tempo necessario per evolvere, comprendersi, cercare le strade e le forme migliori per potersi esprimere liberamente sfuggendo all’obbligo del successo facile ed immediato che soprattutto i giovani oggi sentono di dover vivere e affrontare.
Il tempo Emanuele Corvaglia l’ha utilizzato per mettersi a fuoco e comprendere la sua reale aspirazione di vita e musicale. La “Tu pensala come vuoi” che ne è derivata è un sunto di quella musica che il cantautore veronese, passato anche attraverso l’esperienza televisiva di ‘Amici 13‘, sente maggiormente come propria. Non è un caso che ad accompagnarlo sia soprattutto la chitarra acustica recuperando quel mondo pulito, semplice ed immediato che ogni cantautore sente pulsare dentro di sè e le proprie canzoni. A queste atmosfere essenziali, però, vanno questa volta accompagnandosi sfumature e componenti più elettroniche derivate dalla co-produzione di Riccardo Benedetti Vallenari.
La narrativa è quella di un amore finito ora che “non importa più se ci vogliamo bene”. Dopo continue incomprensioni e allontanamenti i due protagonisti scoprono che si trovano al punto in cui “non siamo più niente”. Se alla partenza acustica ed essenziale si contrappone una seconda parte in cui l’arrangiamento si arricchisce, nel testo continuano a crearsi continui rimandi tra le visioni di lui e di lei sulla storia d’amore in essere.
Ora che Emanuele Corvaglia è finalmente tornato urlandosi addosso come “sarei pronto ad odiarmi, ti prego dimmi ‘resta’” abbiamo finalmente tutti l’opportunità di abbracciarne la musicalità italica ma anche profondamente anglofona. Da una parte si avverte con forza la tradizione italica della ricerca delle parole e dell’analisi interiore. Dall’altra, però, si fa strada con forza la componente britannica di costruzione melodica e sonora. Il cantautore veronese se ne fa sagaciamente interprete. Lo fa con qualità e capacità. Tanto da indurre ad affermare un ‘bentornato’ convinto. In prospettiva ci si aspetta una ventata di novità mista a tradizione.
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Ilario Luisetto
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