A tu per tu con il rapper piemontese, in occasione dell’uscita del suo nuovo EP intitolato “Oggi“
Quindici anni di carriera per Jari Ivan Vella, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ensi, un percorso importante e coerente il suo, che si arricchisce di nuova energia e nuova linfa con “Oggi”, l’EP pubblicato lo scorso 23 ottobre, contenente sei tracce e impreziosito dai featuring con Dani Faiv e Giaime, oltre che dalle produzioni affidate all’esperienza di 333Mob, Andry The Hitmaker, Chris Nolan, Gemitaiz, Kanesh e Stra
Ciao Jari, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo EP intitolato “Oggi”, un concept legato al tempo, non inteso come quello che stiamo vivendo in questo preciso momento storico, bensì un discorso ben più consapevole e universale. Come si è sviluppato il processo creativo di queste sei tracce?
«Il processo creativo è partito in tour la scorsa estate, quando già stavo immaginando un’evoluzione coerente del mio percorso, capire esattamente che cosa volevo fare e come volevo farlo. Per quanto, come hai detto tu, il concept sul tempo non sia didascalico, ma più universale, il momento che abbiamo vissuto è stato molto influente dal punto di vista riflessivo. Questo EP è solo una parte di un progetto più grande, ne rappresenta un’anima. So che dopo il blackout su Instagram, nel quale ho cancellato undici anni di foto che rappresentavano la mia storia, ci si poteva aspettare magari un disco più più denso, più lungo, però sono sicuro che è là fuori ci sia bisogno di un’attenzione diversa nei confronti dell’arte, confido nei fan che già mi seguono e in quelli che potrò acquisire, nell’accompagnarli con me in visione più grande».
Rispetto al precedente “Clash” ti sei messo ancora più in discussione, lavorando con nuovi producer, uscendo da eventuali zone di comfort. Quali skills pensi di aver acquisito?
«Oggi penso di essere più fresco rispetto a quando avevo vent’anni, dal punto di vista stilistico e tecnico, la consapevolezza che ho acquistato al microfono, secondo me, viene tutta fuori in questo EP. Cose che già avevo iniziato a far sentire con “V” e con “Clash”, ma che trovano qui una dimensione un po’ più inedita. Questo la dice lunga sul mio percorso, non mi reputo né un pioniere del rap italiano, ma non sono sicuramente un novellino, anzi, i miei 35 anni di età e i miei 15 anni nel gioco mi portano a sentirmi un giovane veterano. Le skills che ho acquistato sono queste: la consapevolezza, l’essere riuscito a riportare lo stesso istinto del freestyle anche in studio. Il mio percorso è anche un po’ anomalo se vogliamo, non ho mai avuto un’esplosione iperbolica, non ho mai abbracciato sound di tendenza, non ho mai cercato una scorciatoia per farla franca, con tutta la sofferenza che ne consegue. Detto questo, oggi mi sento più in forma che mai».
Tra gli ospiti in scaletta spiccano i featuring con Dani Faiv e Giaime, quali pensi siano i punti di contatto tra di voi?
«Sia Dani Faiv che Giame hanno diversi punti in comune con me, la nostra è una musica che si tramanda, sapere di essere stato influente per una generazione successiva alla mia è un grande motivo di vanto. anche perchè io stesso ho parato a fare rap ascoltando artisti più grandi di me, imparando da loro come fare. Ricevere questo tipo di supporto, riconoscenza e benestare, per me vale molto di più di qualsiasi disco d’oro o di platino».
Per concludere, “Oggi” è sicuramente un lavoro che riporta l’attenzione su un certo tipo di rap, quali sono le caratteristiche che ti rendono più orgoglioso di questo progetto?
«La maturità artistica, ma anche la freschezza artistica. Non ho la spocchia di dire “questo è meglio del resto”, io so che lo spessore c’è, ma come c’è sempre stato. In momento di poco coraggio da parte della scena, che si piega spesso alle dinamiche del mercato, sono consapevole di essere sempre stato al mio posto, di aver fatto le cose con una certa visione, gioendo dei successi e soffrendo degli insuccessi. Una storia vera, reale, che mi rende molto orgoglioso di quello che rappresento, perchè può fare da monito a coloro i quali danno per scontato la forza di questa musica. Al di là delle correnti e degli affluenti di questo grande fiume, esiste il rap, l’ultimo genere musicale realmente inventato, con tutta la sua storia e le sue evoluzioni. In questo Paese, finalmente, non dobbiamo più spiegare le cose a nessuno, senza dover necessariamente essere all’interno di meccanismi e mentalità che premiano sull’immediato. Per me questa è una maratona, non una corsa di 100 metri».
Nico Donvito
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