Viaggio sola andata nel mondo delle canzoni che fanno da colonna sonora di questa stagione estiva
Dopo aver inaugurato questo nuovo appuntamento settimanale parlandovi degli ultimi singoli di Shade, della premiata ditta J-Ax e Fedez, dei Boomdabash con Loredana Bertè, del duo Benji e Fede, dell’insolito trio Elodie-Bravi-Pequeno, di Laura Pausini e di Cristiano Malgioglio, ben ritrovati con il nostro bollettino musicologico dei potenziali tormentoni dell’estate 2018, ossia le proposte musicali che ci faranno compagnia nei prossimi afosissimi mesi.
In questa “puntata” parleremo di “Una grande festa“ di Luca Carboni, “Felicità puttana“ dei Thegiornalisti, “Facile“ de Lo Stato Sociale, “Amore zen“ de Le Vibrazioni con Jake La Furia, “Bye bye“ di Annalisa, “Dall’alba al tramonto“ di Ermal Meta, “Tropicale“ di Francesca Michielin, “L’estate tutto l’anno“ de Le Deva e “Dolor de cabeza“ di Riki.
Luca Carboni – Una grande festa
Dal successo di “Luca lo stesso” per il cantautore bolognese sono trascorsi ben tre anni, ma le sonorità di thegiornalistiana memoria sono rimaste le stesse, seppur tra gli autori non figuri Tommaso Paradiso bensì Federica Camba, Valerio Carboni e Daniele Coro. L’impressione è quella che per “Sputnik” si sia voluta seguire la stessa scia distintiva dell’album dei record “Pop-up”, anche attraverso la riconferma della produzione artistica affidata a Michele Canova Iorfida. Il risultato? “Un grande festa” è il tipico brano fresco ma non estivo, che parla d’estate in maniera non dichiarata, sviscerando tutti quegli argomenti tabù che nella musica pop bisognerebbe evitare. L’ironia come chiave di lettura di un brano contemporaneo, frutto del genio di uno dei nostri più ispirati rappresentanti della canzone d’autore.
Thegiornalisti – Felicità puttana
Dopo esserci scottati per un’intera stagione “sotto il sole di Riccione di Riccione“, i Thegiornalisti tornano per la seconda “prova costume”, reduci dall’ottima riuscita di “Questa nostra stupida canzone d’amore”. In un’estate in cui la nazionale del 2006 è solo un lontano e triste ricordo, Tommaso Paradiso e compagnia bella ci spiegano la filosofia di vita della “Felicità puttana”, intesa come un effimero momento di gioia che spesso dura quanto un gatto in tangenziale. Il traffico delle vacanze, gli stabilimenti balneari, l’aria che sa di mare, la birra che si scalda in fretta e tutti riferimenti palesemente estivi che preannunciano un prevedibile successo commerciale, come a dire: da “c’era una volta l’indie” a “e vissero tutti felici e in tendenza”.
Lo Stato Sociale – Facile
Bissare un successo clamoroso come quello della vecchia che balla non è certo un’impresa semplice, al punto che quelli de Lo Stato Sociale non c’hanno nemmeno provato. “Facile” è un brano insipido, colonna sonora della dieta macrobiotica che d’estate è tanto in voga. Ma era necessario far uscire per forza un singolo nuovo? Non si poteva lanciare un remix di “Una vita in vacanza” in versione reggaeton? Più che un salto in avanti assistiamo ad un ritorno al passato, con un brano che ricorda fortemente la poetica dei B-nario, gruppo musicale anni ’90 molto in voga nell’hinterland milanese, una sorta di “Passeggiando col mio cane” 2.0, con sonorità poco originali e parole messe insieme a casaccio, con lo stesso criterio con cui si mescolano gli ingredienti dell’insalata di riso tipica delle gite fuori porta e dei pranzi da spiaggia. Se pensavate che i luoghi comuni fossero una licenza poetica esclusivamente di Fedez, vi sbagliavate di grosso. Parararà parararà pam pam.
Le Vibrazioni & Jake La Furia – Amore zen
Nostalgia degli anni duemila portami via, ascoltando questo nuovo singolo de Le Vibrazioni si ha la netta impressione che il tempo si sia fermato, al punto che si fatica a pensare che si tratti di un brano inedito, perché richiama fortemente le sonorità delle prime produzioni della band milanese. Dopo la riapparizione sanremese con “Così sbagliato”, possiamo annunciare ufficialmente che Sarcina e compagni sono tornati, davvero, con la stessa grinta rock d’un tempo che non viene scalfita nemmeno dai fraseggi rap di Jake La Furia, che in questo brano ci sta come la nutella con le cozze.
Annalisa – Bye bye
Manifesto di consapevolezza, quello che colpisce della nuova Annalisa è la capacità di reinventarsi mantenendo la stessa direzione, senza scegliere il percorso più veloce suggerito dalla voce del navigatore satellitare. E dire che il precedente album “Se avessi un cuore”, più che una svolta aveva rappresentato una sorta di arresto, chiunque al suo posto avrebbe effettuato un’inversione di marcia, rischiando pure di perdere dei punti sulla patente, invece la cantante savonese è andata avanti per la sua strada, convinta che fosse quella più giusta. Col senno di poi c’aveva proprio ragione, quello che le mancava, forse, erano soltanto le canzoni giuste, un brano come “Bye bye” che rappresentasse il suo attuale desiderio di diversificazione. Riscopre se stessa, senza fronzoli e si mostra matura e, al tempo stesso, rigogliosa di una ritrovata identità, sinonimo di un cambiamento e di scelte di vita personali che, da sempre, pesano su quelle artistiche. Un brano energico dalle sonorità avvolgenti ed internazionali, scritto dalla stessa cantautrice insieme a Pat Simonini e Danti dei Two Fingerz, che rappresenta il manifesto della sua positiva rinascita.
Ermal Meta – Dall’alba al tramonto
Ci dà dentro di brutto col funk Ermal Meta, in un singolo che mette in mostra la sua assoluta versatilità, dimostrando che si può fare del cantautorato alternativo, prendendo in prestito sonorità di respiro internazionale, che richiamano artisti di cittadinanza statunitense come Bruno Mars e i DNCE. Buon uso della ritmica, dunque, per l’artista rivelazione degli ultimi anni, vincitore della sessantottesima edizione del Festival di Sanremo in coppia con Fabrizio Moro. “Dall’alba al tramonto” è un brano up-tempo che mescola la tradizione di un testo riflessivo con un sound aggressivo e bello potente, che rendono la cifra stilistica dell’artista italo-albanese molto più trasversale di quanto si potesse immaginare.
Francesca Michielin – Tropicale
Più indie dei Thegionalisti (che tanto poco ci vuole) il nuovo singolo di Francesca Michielin, scritto a quattro mani da Calcutta e Dario Faini, dal forte clima “Tropicale”. Chiari riferimenti alla spiaggia e al mare, per uno dei brani di maggiore impatto sonoro di “2640”, terzo album di inediti dell’artista di Bassano del Grappa, vincitrice della quinta edizione italiana di X Factor. Al grido di “Non è tequila se ci togli il sale e non è amore se dura due ore”, il brano si impone per i suoi ritmi tribali che, sicuramente, si aggiungeranno alla playlist dell’estate alle porte.
Le Deva – L’estate tutto l’anno
Non basta un titolo che richiama i pomeriggi azzurri di celentaniana memoria per rendere superficiale un pezzo che di banale non ha proprio nulla, certo, i riferimenti all’estate sono palesi e la volontà è stata quella di realizzare un brano d’impatto, ma la struttura della canzone è molto più importante della veste che le viene data, come a dire che una ragazza in spiaggia è bella a prescindere dal modello del costume che indossa. “L’estate tutto l’anno” è un brano energico, che richiama per intenzioni la stessa forza radiofonica de “L’amore merita”. Verdiana, Greta, Roberta e Laura ci regalano un po’ di sana leggerezza che, di questi tempi, non può che fare senz’altro bene. Le Deva sono ormai un gruppo vocale ben rodato, che in occasione dell’estate hanno deciso di alzare l’asticella e uscire dalle loro rispettive zone di comfort, per rischiare la carta tormentone, croce e delizia per le carriere di tantissimi artisti. Esperimento più che riuscito e pericolo decisamente arginato, che culmina in un corale e spensierato “oh oh oh, oh oh oh oh”!
Riki – Dolor de cabeza
Se l’intento era quello di evocare anche alla lontana la tempra latina di Luis Fonsi, il risultato riporta alla memoria qualcosa di più vicino ai Los Locos. Non basta il featuring con i CNCO, boy band latina formatasi nel corso del talent show “La banda”, per trasformare il giovane Riki Marcuzzo in Ricky Martin. Se il 2017 è stato indubbiamente il suo anno, il 2018 sembra già aver appannato il ricordo della sua esistenza, visto il non più saldo dominio delle classifiche. Questo era indubbiamente il momento di tirar fuori la migliore produzione artistica possibile per riconquistare un mercato italiano che potrebbe averlo già in parte scaricato, invece si tenta l’acchiappo internazionale, come a voler lasciare il nostro Paese “per motivi di sicurezza”. Ammettiamolo, il brano è brutto e non verrà trasmesso nemmeno nei bungalow dei villaggi turistici low cost, perché scimmiotta un genere che non ci appartiene, per lo più cantato in una lingua diversa dalla nostra, un lusso che possiamo concedere solo a Cristiano Malgioglio. La parte migliore della canzone? L’introduzione della clip ufficiale, dove l’interprete milanese mette in mostra il suo innato talento da attore di fotoromanzi, lanciandosi a bordo di un decappottabile rosa presa in prestito dal celebre video di “Barbie girl” degli Aqua. A proposito di fotoromanzi, il rischio è quello di fare la stessa fine di Katiuscia, di essere presto dimenticato dal pubblico dato che Amici 17 ha portato “carne fresca” nel mercato discografico, da Irama a Biondo, passando per Einar e Carmen. Insomma, più che dolor de cabeza sono proprio dolor de panza.
Nico Donvito
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