Analisi sul nuovo singolo di Fiorella Mannoia, dal titolo “La storia non si deve ripetere”, tratto dall’album “Disobbedire” fuori dallo scorso 29 novembre
Tra le righe di “Disobbedire”, opera ultima dell’artista, ecco “La storia non si deve ripetere”. Un mantra cadenzato e ripetuto. In una sorta di filastrocca destinata inevitabilmente a farci riflettere, ancora una volta, sulla fragilità dell’esistenza umana, sui suoi errori. Quegli sbagli che stanno portando l’umanità, di nuovo, verso la distruzione, a torturarsi, ad annientarsi.
“Sarà compito di tutti, nessuno escluso. Tra le macerie ad occhi aperti, scegliere il futuro. Diverso da questo presente, che ci sfugge sempre. Diverso da questo passato che non ci serve, che non ci sente”. Proprio così Fiorella Mannoia inizia il suo brano, puntando il dito verso ognuno di noi, tutti responsabili di questo annientamento, ma allo stesso capaci di invertire la rotta. Aprire i propri occhi per osservare la distruzione che ci circonda, e rimboccarci le maniche, insieme, per ricostruire un mondo migliore.
“Da tutto quello che è già stato, da tutto quel che ci ha lasciato. E non ho mai dimenticato
Di fare tutto il necessario, perché la posta in palio è di chiudere il sipario. Alzi la mano chi ha qualcosa in contrario. Anche se è difficile, quasi impossibile, da credere.” Parole da palpito quelle pronunciate dall’artista, una voce volutamente lapidaria, epigrammatica, concisa ma diretta. Se non ci si dirige tutti insieme verso la salvezza, è la strada della fine di tutto quella che l’umanità sta percorrendo. Se non cambiamo direzione si va verso la cessazione di ogni cosa, il nulla. L’artista sottolinea di come tutto ciò può sembrare impossibile e lontano da noi, sbattendoci in faccia invece, la sconvolgente realtà delle cose.
“La storia non si deve ripetere. Con tutti i suoi errori, con tutti i suoi orrori. La storia si deve leggere, sui banchi di scuola. E ancora e ancora, perché il dolore di qualcun altro almeno sia servito a qualcosa. Di un passo non si può retrocedere, la storia non si deve ripetere, ripetere” recita il ritornello. Una sorta di breviario su quale sia la strada da percorrere. Perché tutto è già successo, ogni cosa è accaduta in passato, e sappiamo benissimo quali siano le conseguenze di ogni azione che l’umanità sta compiendo, di nuovo. Basta aprire un libro di storia, leggerla, e far aprire gli occhi ad ognuno di noi, specie alle nuove generazioni.
E prosegue… “E per la strada lo puoi vedere, abbiamo troppe miserie. Troppi rimpianti, troppi rimorsi, pochi diamanti. E per chi viene di proteggerli abbiamo il dovere, e non di dire solo “Che succede?”. Perché questa vita è così breve che importa solo il bene.” Un appello di speranza. Un accorato canto, preoccupato e materno, per la salvaguardia delle nuove creature giunte su questa nostra terra. Un rimboccarsi le maniche per garantire loro felicità e serenità, e non ansie e paure. Perché ciò che conta è il bene, solo il bene.
Il mantra de “La storia non si deve ripetere” echeggia in poco più di tre minuti di brano. Tra rime baciate ed un effetto creativo della voce, presente nell’intero pezzo. Una scelta stilistica dell’artista, voluta chissà, magari per avvicinarsi proprio a quelle nuove generazioni che dovrebbero salvarci. Nella direzione della genesi di un mondo migliore, un universo in pace, di un cosmo in equilibrio.
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