Recensione del nuovo singolo del cantante
Ricordate quando il pop italiano coincideva con il cantato delle favole pop da dedicarsi all’amore? Amori che spesso si rivelavano sofferti, finiti o vissuti con struggimento mentre voci timbricamente caratterizzate si destreggiavano in continui sali e scendi orchestrali con il pianoforte spesso protagonista dell’apertura e gli archi degli special emozionali. Un pop che, sostanzialmente, caratterizzò gran parte della forma-canzone italiana dei primi anni ’00 proseguendo fino alla prima metà degli anni ’10 con grande fortuna. Un periodo piuttosto lungo che, in qualche modo, determinò anche la nascita e la fortuna di artisti come Marco Carta che di quel pop è stato autentico ispiratore.
Anni di sperimentazioni e contaminazioni sono poi venuti cercando di mischiare una musicalità più tradizionale a connotazioni elettroniche prima ed urbane poi non facendo a meno dell’influenza sonora della trap piuttosto che di quella autorale dell’indie o del rap. Una stagione frenetica caratterizzata da continui cambi di rotta in cui il pop ha forse dimenticato la propria identità o, più verosimilmente, ha dovuto celarla per dimostrarsi in grado di saper guardare anche altrove. Ora, dopo lunghe peregrinazioni, pare essere giunto il momento di tornare a guardare all’autenticità delle cose.
“(Forse) Non mi basti più“, il nuovo singolo del cantautore sardo, giunge, a tal proposito, in un tempismo perfetto. Marco Carta (a cui qui la nostra ultima intervista) così risponde alle sirene di rinascita di un pop d’amore che desidera raccontarsi con umanità e verità. Un racconto che non ha paura di suonare antiquato o superato perchè sa di avere dalla propria parte le ragioni del cuore e di una verità così pura da saper superare ogni tipo di sfida.
“(Forse) Non mi basti più” così recupera l’intro con la chitarra acustica che accompagna in purezza la timbrica sabbiosa di un Marco Carta che non cerca distorsioni o effetti particolari per camuffare le proprie impronte caratterizzanti. Queste impronte, invece, vengono messe continuamente in mostra nel corso dello sviluppo del pezzo. L’inciso utilizza il tradizionale escamotage del crescendo progressivo per raggiungere il climax perfetto. E così, mentre l’amore si fa più forte, la voce di Marco accompagna un testo che racconta di una felicità imperfetta, di un ricordo passato da custodire e di una rinascita che può avvenire soltanto non cancellando quanto è stato. Un racconto che, sostanzialmente, guarda all’amore come ad un qualcosa di finito ma anche da proteggere con amore in perfetto stile tradizional-pop.
Marco Carta ritorna così ad indossare un pezzo che ben rappresenta il proprio DNA di nascita. Lo fa con coerenza dopo aver sperimentato nuovi linguaggi ed aver capito che, probabilmente, la musica più autentica è quella che ci racconta superando anche le mode. “(Forse) Non mi basti più” in questo senso è la canzone più autentica che Marco Carta avrebbe potuto cantare oggi per dimostrarsi maturato. Una maturazione che passa attraverso l’accettazione di quanto si è, di quanto ci si sente e di quanto si rappresenta musicalmente.
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Ilario Luisetto
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