domenica 6 Ottobre 2024

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Fudasca: “Immagina? Un lavoro principalmente di introspezione” – INTERVISTA

A tu per tu con il songwriter e producer romano conosciuto a livello internazionale, fuori da venerdì 20 settembre con il nuovo singolo “Immagina”

Quattro chiacchiere con Fudasca in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Immagina”, realizzato con Tredici PietroFrancesca Michielin e Mecna

Si tratta di un brano introspettivo caratterizzato da sonorità lo-fi, cifra stilistica ormai chiara e riconoscibile del songwriter e producer romano. Il pezzo, presentato in anteprima al “Suzuki Music Party” di Amadeus, esprime anche la nostalgia delle storie d’amore interminabili all’epoca dei nostri nonni, un tipo di sentimento che nella frenesia dei giorni odierni è talmente difficile da replicare da sembrare quasi anacronistico.

“Immagina” si avvale della triplice presenza di Tredici Pietro, Francesca Micheline e Mecna. Ci racconti come si è sviluppato il tutto?

«Il brano è nato da una demo che ho mandato a Pietro, sul quale lui ha scritto la strofa e ha dato l’incipit per quello che è poi diventato il pezzo. Ad un certo punto è arrivata Francesca sul ritornello, ma in maniera strana, perché sono state create prima le strofe e poi l’inciso in maniera complementare. Fondamentale l’apporto anche di Alfa, una delle penne del pezzo».

Le sonorità rimarcano quello che è un po’ il tuo stile, che riprende anche lavori precedenti. In questa fase del tuo percorso, trovi sia più opportuno consolidare un sound piuttosto che sperimentare troppo e rischiare di dare meno riconoscibilità al tuo progetto?

«Ho capito che mi piace fare quello che tu hai definito come “il mio stile”. Trovo sia giusto spaziare, sperimentare, provare altre cose. Però poi, come dire, si ritorna sempre dove si sta bene, non so come spiegare. Diciamo che per il momento vorrei consolidare il mio sound, provare a spaziare nel mio mondo, piuttosto che cambiare pelle di continuo».

Nel testo di “Immagina” raccontate l’amarezza di un amore che si è spento, quindi c’è una base di tristezza di fondo, mista alla dolcezza del ricordo. Che tipo di lavoro c’è stato nel tradurre gli stati d’animo non solo a parole, ma anche in suono?

«Beh, è un lavoro principalmente di introspezione, il bello e il difficile del fare musica è trascrivere qualcosa che non è trascrivibile, vale a dire i dei sentimenti, per giunta attraverso mezzi che non sono solo le parole, il che rende tutto ancora più complicato. Però poi, allo stesso tempo, la musica sa essere un linguaggio universale, quindi è bello quando si riesce a mettere su carta, o nel mio caso sul computer, ciò che si prova».

Essendo tu sia producer che songwriter, mi incuriosisce chiederti come si sposano queste due figure?

«A volte è un matrimonio rose e fiori, a volte si litiga e si finisce per essere separati in casa, però è bello provarci, anche se certe volte esce bene e altre volte meno. Come producer e songwriter vivo costantemente dei conflitti tra come vorrei riportare un concetto in musica e ciò che mi passa per la mente».

A proposito di approcci diversi, il tuo nome d’arte deriva appunto da questo, dal tuo essere fuori dagli schemi. Ci racconti com’è nato lo pseudonimo Fudasca?

«È l’acronimo di FUori DAlla SCAtola, che è ripreso dal concetto “Think Outside the Box”, che invita ad osservare le cose da diverse angolazioni e appunto “fuori dagli schemi”, perché una stessa cosa osservata da vari punti di vista può cambiare completamente significato ed è poi un po’ la vibe che ho sempre cercato di portare nella mia musica».

Pur essendo molto giovane, hai maturato un importante esperienza internazionale, lavorando attivamente da Seul a Los Angeles. Cosa ti affascina delle collaborazioni con artisti di posti e culture diverse?

«È proprio questo il bello, conoscere culture e approcci diversi. Poi mi piace portare, diciamo, quello che manca in un posto o nell’altro. Ciò che magari apprendo in America poi cerco di riportarlo in Italia e quello che vedo in Italia o mi piace esportarlo altrove. La cosa che mi piace di più è riuscire ad essere complementare e conoscere stili di vita e modi di pensare differenti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.