A tu per tu con la giovanissima cantante italo-brasiliana, al suo debutto sanremese con “Cuore amaro“
A meno di un anno di distanza dalla vittoria della 19esima edizione di “Amici”, per Gaia è arrivato il momento di misurarsi con l’appuntamento degli appuntamenti, quello con il Festival della canzone italiana, giunto alla sua 71esima edizione. Si intitola “Cuore amaro” il pezzo che porterà in gara a Sanremo 2021, composto insieme a Orang3, Jacopo Ettorre e Giorgio Spedicato. A poche ore dell’esordio ufficiale, abbiamo il piacere di ospitarla tra le nostre pagine.
Ciao Gaia, benvenuta. Come stai vivendo questa attesa che ti separa dal debutto sul palco dell’Ariston?
«Lo considero un periodo bellissimo, ma molto intenso. In un momento storico così particolare, l’obiettivo è quello di riuscire a portare un po’ di normalità, serenità e speranza al pubblico a casa. Da parte mia e dei miei colleghi, c’è la voglia di fare insieme qualcosa di bello. Vorrei approfittare di questo appuntamento per trasmettere un po’ di sana leggerezza, far distrarre un attimo, perchè questa situazione è davvero tosta e dura per tutti. Mi sento fortunata nel poter fare ciò che più mi piace, di fatto siamo dei privilegiati. Sono felice perchè ho la possibilità di fare musica, in maniera sincera e vera, in due parole: senza paletti».
Gaia ci racconti com’è nata e cosa racconta la tua “Cuore amaro“?
«E’ una canzone che è stata composta a più mani, con persone che mi conoscono molto bene, per cui il lavoro di scrittura è stato interessante e molto ravvicinato. Siamo partiti da questa chitarra flamenca, da lì mi sono lasciata andare dal punto di vista testuale. Si tratta di un viaggio introspettivo, che parla di una nuova consapevolezza. E’ arrivato un momento in cui ho sentito di voler ringraziare tutte le cose positive che mi sono capitate, abbracciando quelle negative perchè le considero comunque parte del mio percorso. A livello sonoro andiamo sicuramente in Sudamerica, ma senza troppe limitazioni. “Cuore amaro” è capostipite di un progetto più fluido, che non ha così tante restrizioni a livello di influenze. Mi sono divertita a mischiare le mie anime differenti, sia per quanto concerne quello che sono artisticamente che personalmente».
Leggendo qua e là tra le 75 pagine del protocollo, mi sono venute in mente le immagini della tua esperienza ad Amici, dall’assenza del pubblico al premio consegnato tramite carrello. Tuo malgrado sono cose che hai già vissuto, ma immagino che non ci si abitua mai anche solo all’idea di una condizione del genere, no?
«Esattamente, perché non c’è niente di più emozionate dell’applauso di una folla di persone. Penso che non potremo mai abituarci all’assenza del pubblico, a quello scambio di emozioni così unico e magico. D’altra parte credo sia stato doveroso organizzare il Festival anche quest’anno, pur mettendo al primo posto la salute di tutte le persone coinvolte. Tengo a sottolineare che siamo tutti sottoposti a tantissimi rigidi controlli, per far sì che tutto si svolga in totale sicurezza, affinché si possa comunque parlare di una piccola ripartenza per tutti quanti noi».
Quali ricordi e quali canzoni ti legano al Festival di Sanremo?
«Il primo ricordo che mi viene in mente è “Luce” di Elisa, una delle primissime canzoni che ho cantato in italiano, mentre in tempi più recenti, penso all’exploit di Achille Lauro, che ho davvero amato sia con “Rolls Royce” che con “Me ne frego” lo scorso anno. Poi, vogliamo parlare di Laura Pausini con “La solitudine”? Anche se non ero ancora nata, è una di quelle esibizioni che sono andata a ricercare, a scoprire, come tantissime altre che porto nel cuore. Diciamo che ho sempre seguito il Festival, a volte in maniera disinteressata, perchè la mia fase adolescenziale è stata un po’ anarchica, non stavo di certo a casa a seguire tutte e cinque le serate, pur riconoscendo la valenza storica di una manifestazione di questo calibro».
Gaia sei soddisfatta dei compagni di viaggio e del cast di quest’anno?
«Moltissimo, mi ritengo fan di tutti, sono anche amica di molti. Sai, si respira quasi una sensazione di gita scolastica. Conosco e stimo particolarmente Madame, Aiello, i Coma_Cose, i Måneskin, Irama e Random, ma alla fine siamo tutti molto legati. In più c’è Orietta Berti nazionale che amo, quindi, sarà una figata!».
Per concludere Gaia, al di là di come andrà in termini di classifica questo Sanremo, quale sarebbe per te il traguardo più importante?
«Nulla in particolare, tendo a vivere per step e per tappe. Anche dopo un traguardo, continuerei comunque a sentirmi affamata di nuove esperienze. Se non evolvi, se non guardi e se non osservi, rischi di perderti momenti intensi e forti. Di conseguenza, penso che non arriverà mai il momento in cui possa esclamare: “ok ce l’ho fatta”, almeno dal punto di vista professionale, potrei forse farlo per quanto riguarda una mia realizzazione personale. Diciamo che affronto questo Festival con grande gioia, perchè si tratta di un palco importantissimo, ma non voglio prefissarmi obiettivi. L’approccio con Sanremo sarà intenso, come mi capita di solito con le esperienze che non ho mai vissuto. L’augurio è uno solo: non voglio essere mangiata da quel palco, voglio mangiarlo io».
© foto di Alessio Alibi
Nico Donvito
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