giovedì 21 Novembre 2024

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Giovanni Caccamo: guida all’ascolto di “Parola”, istruzioni per l’uso

Disponibile dallo scorso 17 settembre il nuovo album del cantautore siciliano, scopriamone insieme tutti i dettagli

Nell’affascinante scenario del Museo Gallerie d’Italia, è andata in scena la conferenza stampa di “Parola”, il nuovo album di Giovanni Caccamo, quarto capitolo della sua personale saga discografica. Prodotto da Ala Bianca e distribuito da Warner Music Italia, il progetto mette al centro l’importanza della parola, dialogo intergenerazionale tra anime e voci, suoni acustici ed elettronica.

Reduce dal successo di “Anteprima Parola Tour” di quest’estate con Michele Placido, che ha registrato diversi sold out in giro per l’Italia, l’artista torna con questi sette nuovi brani prodotti insieme a Leonardo Milani. Ogni traccia è preceduta da un’introduzione strumentale nella quale una voce d’eccezione, legge il testo che ha ispirato quella stessa canzone. Il risultato? Un lavoro ricco di bellezza e autenticità.

«Un disco che parla proprio di chi sono io – spiega – mi sono preso cura di questo progetto dal primo istante. Tre anni fa, mi sono ritrovato per la quarta volta davanti ad un foglio bianco. Dopo “Eterno” sentivo la necessità di sviluppare maggiore focus sull’elettronica. Tutto è partito da un’intervista di Andrea Cammilleri, che mi ha spronato ad aprirmi a questo esperimento».

Giovanni Caccamo (qui la nostra recente intervista) ha scelto e coinvolto personalmente gli ospiti in scaletta, un incredibile parterre composto da: Willem Dafoe, Patti Smith, Jesse Paris Smith, Liliana Segre, Aleida Guevara, Michele Placido, Beppe Fiorello e, fortemente voluta da Giovanni, la registrazione del discorso di Andrea Camilleri che ha dato origine all’intero progetto.

«La scommessa è stata quella di raccogliere delle testimonianze silenti e riconvertirle in una forma letteraria diversa, in questo la ricerca sonora è stata fondamentale. Ho cambiato diversi producer, fino a che grazie a Taketo Gohara ho conosciuto Leonardo Milani che mi ha accompagnato in questo viaggio. Ogni canzone è stata riprodotta cinque-sei volte prima di arrivare al risultato finale».

Per raccontare al meglio questo progetto sinestetico, l’artista ha ideato tre eventi speciali in tre Musei di straordinaria bellezza: Gallerie d’Italia – Piazza Scala di Milano (16 settembre), il Museo di Palazzo Vecchio a Firenze (6 ottobre) e il Museo Maxxi a Roma (11 ottobre). “Parola” diventerà anche uno speciale prodotto da Sky Arte in onda nell’autunno 2021.

«Tutti gli aspetti creativi di questo album sono stati curati da me, è la prima volta che accade. È come se avessi girato per diversi mercatini dell’antiquariato alla ricerca di oggetti identificativi che potessero arredare alla perfezione ogni capitolo del disco. Per costruire questo racconto, è stata necessaria la collaborazione di tante anime, connesse alla mia stessa frequenza».

Infine, non poteva mancare un pensiero e un ricordo al Maestro Franco Battiato: «L’eredità più grande che ho ricevuto da lui è la frase: il segreto per essere un artista sta nel riuscire a separare l’arte dal fine. Ho cercato di seguire questo insegnamento, tuffandomi in un viaggio che mi ha arricchito in primis come persona. E’ stata un’esperienza straordinaria, degli incontri preziosissimi».

Giovanni Caccamo - Parola

Parola | Tracklist

  1. “Aurora” – introdotto da Willem Dafoe su testo “I’m That” di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
  2. “Il cambiamento” – introdotto da Patti Smith e Jesse Paris Smith su testo “Our world” di Jesse Paris Smith
  3. “Canta” – introdotto da Aleida Guevara su testo “Lettera ai figli” di Ernesto Che Guevara
  4. “Le parole hanno un peso” – introdotto da Andrea Camilleri su testo “Pallottoledi Andrea Camilleri
  5. “Evoluzione” – introdotto da Michele Placido su testo “Risarcimento” di Gesualdo Bufalino
  6. “Prede e predatori” – introdotto da Liliana Segre su testo “Madre” di Liliana Segre
  7. “Perditi con me” – introdotto da Beppe Fiorello su testo “Senza di te tornavo” di Pier Paolo Pasolini

Parola | Track by Track

1. “Aurora”

«Il testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro parla di buio e luce, rivelando la natura cosmica delle stelle come origine dell’uomo; metafisica tradotta in canzone. Da questo testo nasce “Aurora”, il risvolto del buio: ogni ombra esiste perché una luce la crea. Ho immaginato un’anima antica affacciata, al sorgere del sole, al balcone della propria esistenza. Osservando il passaggio dalla notte al giorno, contempla la città che dorme ripensando alle esperienze vissute in passato e alle prospettive future. Al di là di ciò che pensiamo di fare, dei gesti che possiamo compiere, delle scelte che possiamo perseguire, c’è un ciclo di buio e luce che prescinde da noi, da cui dipendiamo. Per interpretare il testo di Franco e Sgalambro ho subito pensato a Willem Dafoe, amico di Battiato e profondo cultore dell’anima. La canzone è accompagnata da un cortometraggio, diretto da Enea Colombi, prodotto da MUS.E e girato a Palazzo Vecchio».

2. “Il cambiamento”

«Ho scritto “Il cambiamento” con Amara: abbiamo cercato di raccontare il rapporto tra uomo e natura partendo dalle emozioni che ho vissuto durante la mia partecipazione a “Pathway to Paris”, il festival organizzato da Jesse Paris Smith e Rebecca Foon con Johnny Depp, Patti Smith, Flea, Michael Stipe e tanti altri artisti da ogni parte del mondo. Il motore del festival, in musica, era come le azioni dell’uomo condizionino il benessere della Terra. “Il cambiamento” è una riflessione: dove siamo rimasti, cosa abbiamo perduto nella fretta del tempo, nel potere del nulla? In questo vortice inarrestabile di materia e consumo, possiamo ancora trovare un contatto con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda? Possiamo instaurare un dialogo armonico con la natura, con la nostra “madre terra”. La straordinaria introduzione di Patti Smith e Jesse Paris Smith, è un dialogo tra una madre e la figlia, metafora del dialogo tra “madre natura” e le sue creature».

Il ricavato dell’introduzione “Our World” andrà a sostegno dell’associazione “Pathway to Paris”, organizzazione no profit dedicata alla lotta ai cambiamenti climatici (www.pathwaytoparis.com).

3. “Canta”

«“Canta” è ispirata alla “Lettera ai figli” di Ernesto Guevara in Bolivia. Una lettera molto evocativa ed emozionante in cui il rivoluzionario scrive ai suoi figli scusandosi di essere stato un padre poco presente e lasciando loro una sorta di testamento di valori, quasi un manuale dell’emotività. La voce della figlia, Aleida, era l’unica in grado di dare il giusto peso a queste straordinarie parole. La rivoluzione oggi risiede in piccoli gesti quotidiani di accoglienza e supporto delle persone più deboli e fragili, nell’accettazione dell’altro e delle diversità, nella convivenza pacifica».

4. “Le parole hanno un peso”

«Ci tenevo molto a inserire il discorso di Andrea Camilleri, origine dell’idea di questo disco e ringrazio vivamente la famiglia per avermelo concesso. Subisco da sempre il fascino di quest’uomo di straordinaria autenticità, cultura e profondità d’animo. Un uomo di speranza e luce. Ho trascorso diverse serate ipnotizzato di fronte ai suoi discorsi, alla sua proprietà di linguaggio e capacità di rapire lo spettatore, coinvolgendolo in viaggi, sempre nuovi, interessanti e avvincenti. La sua fiducia nei giovani è motore della mia creatività, vento di libertà per i giorni nuvolosi che, ogni tanto, oscurano il sole».

5. “Evoluzione”

«Bufalino è un mio conterraneo e i suoi scritti custodiscono un alito di Sicilia ed eleganza. Questa poesia “Risarcimento”, sintetizza i contrasti della vita, dolore e presenza, pienezza e vuoto. La pienezza è il frutto di un cammino, di un percorso, necessita di fiducia, fede. “Evoluzione” esprime l’idea che l’essenza del “tutto”, cioè l’evoluzione, la forza del divenire, del tempo, sia inarrestabile e più potente di ogni altra cosa. Più forte di ogni malattia, di ogni gioia, di ogni dolore, c’è l’evoluzione. La voce perfetta per queste parole, non poteva che essere quella dell’amico Michele Placido, che Bufalino stimava e frequentava».

6. “Prede e predatori”

«“Prede e predatori” nasce da uno degli incontri umani più preziosi di questo disco. L’ho scritta dopo aver letto il libro di Liliana Segre “Scolpitelo nel vostro cuore” e dopo aver ascoltato almeno una trentina di suoi preziosi discorsi e simposi. È una canzone frutto di silenzio e impotenza, ad ispirarmi è stato il rapporto di Liliana con suo padre, figura cardine della sua vita. Ho perso papà quando ero molto piccolo e il loro rapporto mi ha molto colpito: l’attaccamento di una figlia al suo eroe, vittima poi della follia dell’uomo. “Perdonami per averti messo al mondo” disse Alberto Segre alla piccola Liliana al carcere di San Vittore. Liliana racconta di aver deciso di testimoniare, dopo anni di silenzio e rimozione, per dar senso a tutte le anime che, come quella di suo padre, erano volate via, strappate alla vita con orrore. L’ho incontrata al parco, una preziosa mattina di Maggio, abbiamo fatto una passeggiata e parlato a lungo. Poche ore dopo ha letto il libro “Dialogo con mia madre” che ho scritto qualche anno fa, un carteggio epistolare tra me e mia madre. Da quella lettura e dall’ascolto di “Prede e predatori” penso abbia compreso la reale natura di questo progetto, che per me, altro non è che un manifesto culturale e artistico, decidendo così di scrivere un suo pensiero inespresso a introduzione del brano: come i campi di concentramento, la morte del padre, lo strazio di quei mesi infernali abbiano trovato un germoglio di “vita” dal sua latte materno».

7. “Perditi con me”

«Ho scritto questa canzone ispirandomi alla poetica di Pasolini, connubio perfetto tra ruvidità, contemporaneità e solidità, ti cattura in una rete linguistica, poetica, quasi ipnotica. Questa poesia, come d’altra parte anche la sua vita, è un’altalena tra ciò che è bene e ciò che è male. “Perditi con me” ha un testo rarefatto, come una pulsazione vitale: “Canti di madre”, ”Muse”, “Trame del tempo”.  “Parola” è la testimonianza della ricerca di un giovane di trentenne, che si lascia illuminare e trascinare dalla creatività e dalle parole altrui. I due ingredienti principali per ogni artista sono, a mio avviso, la curiosità e l’umiltà alla conoscenza».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.