venerdì 4 Ottobre 2024

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Giovanni Truppi: “Nella vita e nella musica l’onestà è tutto” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore napoletano classe ’81, fuori con il suo disco intitolato “Poesia e civiltà

Ci sono artisti dotati di estrema sensibilità in grado di scuoterti delicatamente l’anima, tra di loro troviamo Giovanni Truppi, fresco vincitore premio MEI “PIMI 2019” come Miglior Artista Indipendente dell’Anno“Poesia e civiltà” è il titolo del suo quinto album in studio, il primo con una major (Virgin Records Italia/Universal Music), contenente undici brani inediti interamente composti dal cantautore e polistrumentista napoletano. Anticipato dai singoli “L’unica oltre l’amore” e “Borghesia”, il disco prosegue idealmente la strada tracciata dai grandi poeti musicali italiani anni ’70, in maniera molto personale e del tutto nuova, se vogliamo pure insolita con i tempi che corrono. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Giovanni, partiamo dal tuo ultimo album “Poesia e civiltà”, su quali tematiche si basa questo progetto?

«In realtà credo ci siano due anime più forti, la prima rappresentata dalle canzoni d’amore e la seconda che ha più a che fare con la società, nello specifico del rapporto tra le persone in questo particolare momento storico».

Dal punto di vista musicale, quali sonorità hai voluto abbracciare?

«L’idea era quella di partire con un nucleo centrale del disco che fosse abbastanza suonato, volevo fare un lavoro che risultasse contemporaneo ma, in qualche modo anche classico, non legato ad un’epoca in particolare».

Chi ha collaborato con te alla realizzazione di questo disco?

«Innanzitutto il mio produttore storico Marco Buccelli, in seconda battuta Giovanni Pallotti con il quale collaboro da qualche anno, Rob Moose ha scritto e inciso gli archi, Seth Manchester e Jeremy Loucas sono gli ingegneri che hanno registrato il disco, Nicoletta Nardi ha realizzato i cori e Giovanni Versari ha masterizzato le tracce».

In un mondo sempre più social che sociale, virtuale e poco virtuoso, che ruolo giocano la poesia e la civiltà?

«Per me sono ovviamente molto importanti, ho voluto utilizzare queste parole proprio perché mi mancavano in questo momento e ho voluto tenerle vicine. Non ho  il polso di tutto quello che ci succede intorno, soprattutto nel nostro Paese, per quanto riguarda l’arte e la musica credo che sia un momento molto bello, c’è fermento e grande attenzione da parte del pubblico».

Come valuti l’attuale settore discografico e le proposte musicali di questo ultimo periodo?

«Il ritrovato interesse da parte delle persone crea diverse opportunità di mercato, fornisce motivazioni alle etichette più conservatrici esortandole a sperimentare. E’ uno scenario che valuto molto positivamente».

Quale significato attribuisci oggi alla parola “artista”?

«Credo che l’artista sia una persona capace di creare cose, in qualche modo riesce a trasmettere delle emozioni e ad aggiungere elementi ad ogni nostra singola percezione della realtà».

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella composizione di una canzone?

«Ce ne sono vari, in primo luogo il non sapere da che parte sto andando, da un lato mi spaventa ma allo stesso tempo mi affascina».

Ti sei aggiudicato il Premio MEI “PIMI 2019” come Miglior Artista Indipendente dell’Anno. A chi lo dedichi?

«A Marco Buccelli, perché lavoriamo insieme da sempre ed è una delle persone che ha più creduto in me».

Sarai in giro per tutta l’estate con il tuo tour, il prossimo 21 luglio suonerai dal vivo qui a Milano al Castello Sforzesco. Quanto conta per te la dimensione live?

«Molto, per me è sempre stato un ottimo modo per farmi conoscere e veicolare la mia musica. E’ una dimensione nella quale mi sento realizzato come artista, mi aiuta a esprimermi al meglio, con estrema naturalezza, proprio come avviene nella fase di scrittura».

In che direzione andrà la tua musica? Avrà delle coordinate oppure la tua bussola non ha lancette?

«L’unica coordinata per me è quella di fare le cose in cui credo, di seguire un percorso di ricerca che risulti sempre credibile, più che con gli altri nei confronti di me stesso».

Per concludere, qual è la lezione più grande che senti di aver appreso dalla musica?

«L’importanza dell’onestà, credo che la sincerità sia fondamentale in tutto ciò che fai, non riesco a sentirmi a mio agio in una determinata situazione se non riesco ad essere totalmente me stesso. In questo mestiere è di vitale importanza metterci la faccia e il cuore, non bastano di certo la voce o una buona presenza sul palco. Se non sei onesto è difficile arrivare alle persone».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.