venerdì 22 Novembre 2024

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Hale, “Camilla”: una carezza contro il femminicidio – RECENSIONE

In radio dall’11 dicembre il singolo dell’artista salernitano, un grido delicato di denuncia e di speranza

Rispondere alla violenza con una carezza, può sembrare un’utopia ma, pensandoci bene, rappresenta la sola e unica via di salvezza per combattere un fenomeno sempre più in ascesa come il femminicidio. Negli ultimi dodici mesi, nel nostro Paese, è stata uccisa per mano dell’uomo una donna ogni tre giorni, numeri allarmanti e sempre più in crescita per quella che possiamo considerare, ormai, una vera e propria piaga sociale. Lo racconta bene Pasquale Battista, in arte Hale (qui la nostra intervista), giovanissimo e talentuoso cantautore dotato di una straordinaria maturità, fuori dal comune per un ragazzo di ventitré anni. Sempre più spesso, oggigiorno, gridare viene considerata la forma di espressione più forte per denunciare una qualsivoglia problematica sociale, per dimostrare a voce alta il proprio disdegno, l’artista salernitano ha scelto di utilizzare il suo canto delicato per trasformare l’orrore in bellezza, tra le note e le parole di “Camilla”, brano che segna il suo ritorno discografico, a pochi mesi di distanza dal lancio del suo disco d’esordio, intitolato “Il giardino degli inconcludenti”.

Affrontare certe tematiche può rappresentare spesso un’arma a doppio taglio, ma non quando lo si fa con rispetto e la giusta delicatezza, attraverso un linguaggio posato e carico di buone intenzioni. Prodotto da Nazareno Bicocchi, il brano analizza in maniera approfondita la nostra società, prendendo spunto dall’episodio di cronaca nera di Pamela Mastropietro, una delle tante e troppe vittime della violenza di genere. La musica può e deve sensibilizzare questo tipo di tematiche, soprattutto dal pregiudizio della gente, sempre pronta a sputare sentenze, condannare e offendere anche le persone innocenti, specie sui social network dove vanno in scena i gradi di giudizio più atroci e brutali. Camilla non è altro che un nome di fantasia, che racchiude al suo interno le storie di Pamela, Desiree, Sara, Yara, Chiara e chissà quanti altri innocenti angeli volati in cielo troppo presto, a causa di una realtà spietata e quantomai disumana.

Una canzone può dare voce a chi non ce l’ha più, denunciare l’omertà, sfiorare l’animo e spingere chiunque alla riflessione. Da “La canzone di Marinella” di Fabrizio De Andrè a “Colpo di pistola” di Brunori Sas, passando per “Ballata triste” di Nada e “Nessuna conseguenza” di Fiorella Mannoia, la musica ha più volte trattato con i guanti questo argomento, con un linguaggio nobile e universale tipico di qualsiasi forma d’arte. “Camilla” non fa altro che aggiungersi a queste autentiche perle, imponendosi per la sua immediatezza, per l’arrangiamento orchestrale e carico di pathos, evolvendosi in contemporanea sia dal punto di vista sonoro che narrativo in un crescendo di toccanti suggestioni. Un po’ come accade anche attraverso le immagini evocative del videoclip diretto da Simone Barbetti, un piccolo film coreografico ricco di di poesia, proprio come il testo ispirato e pregno di significato, contenuti degni del miglior cantautorato e lontani anni luce dal gergo dell’indie e della trap.

Camilla non voleva niente e anche se grida qui nessuno più la sente, vorrebbe solo ritornare in fretta a casa e sperare che sia tutto un brutto sogno e risvegliarsi”, questo e molto altro è Hale, segnatevi bene questo nome perché sentirete parlare di lui, un talento come il suo non può restare nell’ombra ancora per molto. Prendetevi un po’ del vostro tempo e andate ad ascoltarvi sia questa che le altre sue canzoni, non ne rimarrete delusi. Stupisce il linguaggio, impressiona il suo coraggio nel portare avanti un discorso musicale senza tempo, che non segue mode e non trova collocazione nell’attuale logica di massa discografica, il che rappresenta una vera e propria ventata d’aria fresca e di ottimismo, per cercare restituire centralità alla tanto cara canzone d’autore.

Camilla | Video

Camilla | Testo

Camilla ha gli occhi stanchi
di chi ha visto il mondo solo da lontano
di chi ha speso tutti i sogni senza un piano
per trovarsi addosso sguardi indifferenti
e le prediche e il giudizio dei parenti
e un po’ di sabbia nella mano

Camilla sente sempre dire in giro
che è un po’ matta e troppe volte
viaggia senza direzione
aspettando treni vuoti alla stazione
rincorrendo le farfalle
sopra il ciglio di un burrone
ma alla fine voi chi siete
non sapete quanto pesa un’opinione

Camilla ha un po’ lo sguardo assente
se glielo chiedi lei risponde “non ho niente”
avrebbe solo voglia di dimenticare
tutte le offese e le parole della gente

Camilla troppo spesso mente
per nascondere tutte le sue paure
di una vita che ha vissuto
e non le ha perdonato niente
ma Camilla vive e non si pente

Camilla adesso balla in una casa
che non ha più le finestre
le sembra di essere
su una di quelle giostre
dove a un certo punto sembra di cadere
e non sai neanche se gridare
o se pregare tanto non succede niente

Camilla non credeva all’uomo nero
perché il cuore è fatto
quasi sempre di un colore solo
ma se batte dentro al petto
di chi non ha amato niente
se ne frega della pelle e del colore
e rimane lì a guardare
a soffrire inutilmente

Camilla non voleva niente
e anche se grida qui nessuno più la sente
vorrebbe solo ritornare in fretta a casa
e sperare che sia tutto un brutto sogno
e poi svegliarsi ma le luci ormai si sono spente
per nascondere la casa dell’orrore
e la vergogna che ti assale
quando a maggio strappi un fiore
Camilla non sente più il dolore
Camilla ora vola senza ali
e la sua storia grida dentro ai tribunali
Camilla è un’ombra in cerca di memoria
e ora vive sui giornali e dentro le televisioni

Ma Camilla non voleva niente
e anche se grida qui nessuno più la sente
vorrebbe solo ritornare in fretta a casa
o sperare che sia tutto un brutto sogno e risvegliarsi
Camilla non voleva niente

Camilla ha gli occhi stanchi
di chi guarda il mondo dentro una valigia
senza sapere se sia rossa oppure grigia
per trovarsi addosso lacrime indecenti
poi la rabbia disarmata dei parenti
e un po’ di sabbia nella mano

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.