A tu per tu con la giovane e talentuosa artista marchigiana, in uscita con l’album d’esordio “Numeri primi“
A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata e dalla sua partecipazione alla 72esima edizione del Festival di Sanremo, ritroviamo con piacere Federica Ferracuti, meglio conosciuta con lo pseudonimo di HU, giovanissima cantautrice e producer classe ’94, in uscita con il suo primo progetto discografico “Numeri primi”, disponibile per Warner Music Italy a partire da venerdì 11 marzo.
Ciao Federica, bentrovata. Partiamo dal tuo album d’esordio “Numeri primi”, com’è nato questo viaggio?
«Ero a letto a chiacchierare con la mia fidanzata, ho cominciato a pensare e a riflette. Tra i vari quesiti mi sono chiesta: ma se il mondo finisse domani, mi sentirei soddisfatta di quello che sono oggi? La mia risposta è stata sì. Dopo essermi sentita per diverso tempo inadeguata, sono arrivata alla conclusione di essere un numero primo, una persona unica e irripetibile, come lo siamo tutti quanti. Questo lavoro parte dalla consapevolezza di quello che sono e di quello che voglio raccontare».
A livello di sperimentazione, che tipo di ricerca c’è stata per queste undici tracce sia per quanto riguarda i testi che per il sound?
«La mia fortuna più grande è che mi sono ritrovata in studio con grandi professionisti, a partire da Tom Beaver, Andro e Michael Tenisci. Un team davvero fantastico, insieme abbiamo realizzato un disco alla vecchia maniera, in studio, lavorando sui suoni e mettendo in discussione tutto, realizzando in parallelo i testi, le linee melodiche e le produzioni, come una vera squadra e una catena di montaggio. E’ stato un processo più semplice di quello che può sembrare, nonostante l’album possa apparire complesso e pieno di substrati sia dal punto di vista musicale che sotto l’aspetto testuale».
L’album è stato ancorato dal singolo “Abbi cura di te”, presentato all’ultimo Festival di Sanremo in coppia con Highsnob. Qual è il tuo personale bilancio di questa esperienza?
«Sanremo è stato un viaggio bellissimo, spero di rifarlo. Un’esperienza talmente leggera, semplice, lineare e pura. Tutto è andato liscio, nonostante in origine non avrei mai pensato di essere in grado di reggere un palco come quello. Mi sono sentita al posto giusto».
Per concludere, in questo album parli tanto di rapporti, relazioni amorose così come legami familiari. Narrazioni differenti che confluiscono nella traccia finale del disco “La versione migliore di noi”, la chiusura di un cerchio, ma anche il brano che darà inizio al tuo prossimo progetto. Una sorta di “to be continued”?
«Non faccio mai le cose a caso, purtroppo penso tanto, al punto che a volte mi perdo. Quando dentro di te custodisci tanti mondi e vuoi comunicarli tutti insieme, il rischio è quello di fare un casino. Questo disco è quello che sono stata, ciò che sono ora e quello che sarò. Dentro c’è tutta la mia formazione, dal jazz al clubbing, ho dovuto inserire tutte queste mie influenze per raccontarmi al 100%.
Ho deciso di raccontarmi piano piano, anche perché il mio sogno è quello di riuscire a fare musica club in maniera pop. “Numeri primi” è una tappa del viaggio che mi porterà ad arrivare questo obiettivo. Ogni cosa che fai deve essere realizzata in maniera comprensibile, per questo un brano come “La versione migliore di noi” è lasciato alla fine, pur contenendo un messaggio universale che mi piacerebbe riuscire a lanciare, perchè quello che resta del nostro passaggio sulla terra è ciò che lasciamo, perciò dobbiamo fare tutto nel modo migliore possibile».
Nico Donvito
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