giovedì 21 Novembre 2024

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“Il maleducato”, il tormentone generazionale di Antonio Maggio – RECENSIONE

Tempo di nuova musica per il cantautore salentino, al suo ritorno discografico con “Il maleducato”

“Generazione di fenomeni” cantavano giustamente gli Stadio all’inizio degli anni ’90, generazione di persone abitualmente rimbalzate alle feste risponde oggi Antonio Maggio (qui la nostra recente intervista), artista che non ha bisogno certo di presentazioni, tra i più ispirati esponenti della nuova scena cantautorale. Si intitola “Il maleducato” il pezzo che, di fatto, segna il ritorno del vincitore delle Nuove Proposte di Sanremo 2013, un brano onesto e in perfetta sintonia con le sue produzioni già conosciute, ma che segna comunque una piccola personale svolta nel percorso dell’artista, sempre più votato a giocare con poesia e ironia, in una convincente e fresca alchimia tra sarcasmo e spunti di riflessione.

Ritmo coinvolgente e testo intelligente, in un mondo ideale queste due caratteristiche basterebbero per rendere questo pezzo un papabile tormentone radiofonico, perché possiede tutte le carte in regola per lasciarsi ascoltare e farsi canticchiare con facilità, requisiti inconsapevolmente ritenuti oggigiorno “old school”.

La verità è che se vuoi funzionare oggi devi dire il meno possibile, preferibilmente cose senza senso, frasi che suonano bene l’una dietro l’altra, magari cantate in maniera svogliata, imprecisa e calante. Invece, Antonio Maggio di vocalità ne ha da vendere, ne rappresenta una prova tangibile l’ottimo inciso eseguito in parte in falsetto, scusate se è poco, oh yeah.

Il maleducato è un grido che purtroppo resterà inascoltato dal grande pubblico, per motivi e decisioni più grandi di noi, decisamente senza alcun senso, ma non rappresenta una canzone/occasione sprecata, anzi, se solo ogni artista si ribellasse alle tendenze e proponesse qualcosa di nuovo, forse, riusciremmo un po’ tutti a goderci la festa, senza più nessuno che ci chieda: “ma dove devi andare?”.

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Il maleducato | Video

Il maleducato | Testo

Vorrei una stanza vuota da riverniciare
ed una radio accesa per dimenticarti
ballo da solo contromano
un movimento che va piano e poi casquet, oh yeah.

Sta maledetta estate è già tornata un’altra volta
ed io che sto pensando ad ogni angolo di te
a quell’amore artigianale
a quel profumo eccezionale
e a chi non c’è
oh yeah

A quel sorriso embrionale
che quando prende vita e poi lo lasci andare
sembra il centro del mondo
alla tua succursale
che mi è rimasta dentro
neanche fosse veleno
e non mi può lasciare

A che ora inizia la festa?
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato

Il cielo amaro, tanto amaro, troppo amaro
ed io mi lascio tramontare dalle novità
da chi ha smontato l’atmosfera
e dalla pioggia che non c’era e da chi non c’è, oh yeah

Da chi non perde la voce
è vittima da sempre
non ti dice niente
come fosse lo stesso
a buona intenditrice
poche parole buone
forti da estirpare
anche la tua radice

A che ora inizia la festa?
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato
quando finisce la festa
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io resto solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non mi apri la porta e la coperta è più corta
tanto a me non importa.

Entro ed esco quando mi va
la festa
entro ed esco quando mi va
stasera
entro ed esco quando mi va
ho detto quando mi va

A che ora inizia la festa?
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato
quando finisce la festa
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io resto solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non mi apri la porta e la coperta è più corta
tanto a me non importa.

Domani ho un’altra stanza da riverniciare
ma questa radio adesso sta parlando un po’ di te
balliamo mano nella mano
un movimento che va piano e poi casquet, oh yeah

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.