L’artista umbro si presenta per la seconda volta al Festival di Sanremo con “Inverno dei fiori“, l’ennesimo tassello introspettivo del suo percorso
“A volte il silenzio brucia come una ferita, il cuore perde un colpo non respira sotto il peso della vita”, con questi versi iniziali Michele Bravi torna per la seconda volta al Festival di Sanremo, a cinque anni dalla sua precedente partecipazione e da quei versi finali che recitavano: “almeno tu rimani fuori dal mio diario degli errori”.
Stessa introspezione e stesso tono sussurrato, anche se in mezzo c’è stato un lustro di vita e una crescita personale/artistica non indifferente. “Inverno dei fiori” è l’ennesima prova della maturità dell’artista umbro, in linea e in perfetta simbiosi con il suo ultimo lavoro in studio intitolato “La geografia del buio“, rilasciato a gennaio dello scorso anno.
La voce di Michele Bravi è una carezza sull’anima, in grado di trasmettere umanità e sentimento. Negli ultimi anni è riuscito nell’intento di estendere il proprio vocabolario emotivo, impreziosendo di teatralità ogni sua singola performance. Aspetto assolutamente da non sottovalutare e che si è rivelato fondamentale con la messa in scena sul palco dell’Ariston.
“Tu insegnami come si fa ad imparare la felicità” recita uno dei passaggi fondamentali di “Inverno dei fiori”, canzone che racconta la capacità che possiedono certi amori di non subire il flusso del tempo, andando anche al di là delle stagioni e degli agenti esterni (atmosferici e non). In questo pezzo c’è tutto, dalla paura di perdersi al timore di chiedere aiuto.
La parte strumentale va di pari passo con il pathos emotivo del testo, in un crescendo di parole e suoni che si proteggono a vicenda, in quello che possiamo considerare a tutti gli effetti un brano da custodire e da difendere. A prescindere dalla classifica finale, la vittoria di Michele Bravi sarà quella di riuscire a scuotere il pubblico, innescando quella sublime reazione che banalmente chiamiamo emozione.
Nico Donvito
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