Intervista alla cantautrice che presenta il suo nuovo singolo
A distanza di qualche mese dalla nostra prima intervista torniamo con piacere a parlare con Isotta, cantautrice toscana che sta dimostrando di avere a cuore tematiche molto serie, attuali e delicate. Vincitrice del Premio Bianca d’Aponte 2021, Isotta rientra in un progetto discografico tutto al femminile con la Women Female Label & Arts, etichetta che promuove l’arte al femminile. Sabato 8 gennaio è uscita la sua ultima canzone: “Bambola di pezza”.
Isotta, bentornata su Recensiamo Musica. Durante la nostra ultima intervista (qui per recuperarla) ci anticipasti la tua presenza in finale al Premio Bianca d’Aponte 2021 e oggi ti ritroviamo vincitrice. Di’ la verità, ti abbiamo portato fortuna (ride). Raccontaci di questa bella esperienza
“Mamma mia, è stato un risultato totalmente inaspettato. Ambiente incredibile, persone stupende, sembrava davvero di stare in famiglia per l’empatia che si respirava. Il motivo alla base di questa manifestazione è commovente, i genitori di Bianca, Gaetano e Giovanna sono due persone eccezionali. Gaetano poi dimostra proprio una dedizione totale nei confronti di questo premio. Sinceramente non pensavo di vincere tanto è vero che non mi ero nemmeno informata sul contenuto dei premi”.
Come mai eri convinta di non vincere?
“Non lo so, forse a volte è meglio evitare di illudersi per non rischiare di rimanerci male. Avevo seguito le edizioni passate e come stile mi sembrava di essere distante da quegli standard. C’erano tantissime canzoni in gara e ritrovarmi tra le prime dieci mi aveva resa già molto felice. Nella prima serata ho cantato “Pornoromanza”, una canzone inedita che farà parte del mio disco e che non era comunque in gara. “Pornoromanza” è un brano complicato da cantare perché i ritornelli sono differenti. Infatti ho fatto confusione con le parole (ride). La sera stessa ho telefonato al mio babbo e gli ho detto “ Babbo, ho sbagliato le parole, non so fare niente!”. La sera dopo, verso l’una di notte richiamo casa, risponde mia mamma. “mamma ho vinto!!”. Incredibile”.
Quindi ricapitoliamo. La prima sera hai cantato ‘Pornoromanza’ e ti è sfuggita qualche parola. La sera dopo hai cantato “Io” e le parole le hai prese tutte. Eppure “Io” è a sua volta una canzone complessa dal punto di vista letterario
“È vero, “Io” è costruita su tante parole, mentre “Pornoromanza” presenta appunto due diversi ritornelli. Cambia pochissimo, una parola che però risulta fondamentale. Ne deriva una diversa cadenza e di conseguenza un altro finale. Sarà forse anche per l’emergenza sanitaria che ci ha costretti a suonare meno live, nonostante in estate io sia comunque riuscita lo stesso a portare in giro la mia musica. Tuttavia quella sera ero distrutta. Sai che ti giochi tutto in tre minuti all’interno di un teatro che è lì per ascoltare e per giudicare con attenzione la tua esibizione. Sono una ragazza timida. Ho sentito la pressione. Il giorno dopo però è andata alla grande. Pensa che durante la premiazione ho ricevuto il premio per la miglior composizione musicale. Da lì ho subito dedotto che non avrei conseguentemente vinto la serata. Invece poi…”
Pensavi fosse un po’ come Sanremo. Chi vince il premio della critica o la serata speciale, cover e duetti, poi non vince il Festival
“Esatto, quella sensazione. Quando hanno detto il mio nome non mi sono nemmeno accorta, avevo proprio spento il cervello. Non ho realizzato all’istante, ma qualche momento dopo. Ho quindi risuonato con i miei musicisti, Jacopo Palumbo alla chitarra e Alessandro Chiavoni alla batteria”.
“Io“, canzone complicata da cantare live per la sua melodia sostanzialmente ininterrotta. Com’è stato proporla dal vivo?
“Mamma mia, è stato davvero strano perché mi costringe a cantare in maniera diversa rispetto a tutti i pezzi contenuti nel mio repertorio live. Cantarla in pubblico suscita una soddisfazione enorme, in particolare dopo aver vinto. Ho pianto tutto il tempo. sono stata felicissima, per me e per i musicisti, abbiamo vinto insieme”.
Dopo “Io” hai proposto un mondo sonoro molto diverso così come differente mi è parsa l’atmosfera dei tuoi due brani più recenti, “Palla Avvelenata” e “Bambola Di Pezza“. Entrambe affrontano tematiche estremamente delicate e purtroppo estremamente attuali
“Sì, sono partita proprio dal tema, dall’argomento. Di solito focalizziamo la tematica e costruiamo la melodia e in un secondo momento pensiamo al vestito del brano, al suo arrangiamento. Palla Avvelenata è nata in studio con Pio Stefanini che mi disse “vado ad accompagnare mio figlio a giocare a palla avvelenata e torno”. Io risposi “ A palla avvelenata venivo sempre catturata per prima”. Lui mi guardò e continuò “Perché?” e a quel punto “Perché ero grassa, davvero”. Da qui è partita la canzone e il racconto di una mia esperienza vissuta nell’età adolescenziale. Sono sensazioni che però non ci abbandonano e rimangono comunque parte di noi. Palla avvelenata è una canzone catartica perché tiro fuori un problema che oggi analizzo da lontano”.
Affronti l’accettazione di se stessi, l’accettazione del giudizio altrui e ovviamente il bullismo
“Dai 10 ai 14 anni è normale spostare l’attenzione da te stesso e dal tuo ambito famigliare al mondo esterno. Il giudizio degli altri in quegli anni è inevitabile, infatti ci interessa molto, lo cerchiamo. Quel periodo mi ha segnata. Una volta conclusa la canzone non ero convintissima di volerla pubblicare come singolo. Al contrario Diego Calvetti e Pio Stefanini hanno spinto subito per averla al centro del nostro percorso e oggi sono molto contenta che sia uscita. Il contenuto raccontato è comunque molto pesante, nonostante un ritmo ballerino che crea un contrasto ricercato appositamente tra il suono fresco e la tematica dolorosa”.
‘Bambola Di Pezza’ invece ricerca un phatos inquietante e lascia perdere i contrasti
“In verità soprattutto nelle sonorità abbiamo lavorato cercando di creare un’atmosfera horror. Il carillon, le immagini del videoclip, la melodia e quelle percussioni sono tutti elementi che evocano una situazione inquietante. “Bambola Di Pezza” nasce proprio sulla melodia del pianoforte. Il video diretto da Renato Nassi vuole trasmettere un significato in maniera diretta. Una condanna universale alla violenza fisica e psicologia nei confronti della donna. I figuranti rappresentano infatti tutte le etnie proprio perché il tema è universale ed è necessario sottolineare che questo problema affligge tutte le culture. La violenza sulla donna in particolare, la violenza contro ogni essere umano in generale”.
C’è un passaggio di questa canzone in cui la donna viene paragonata ad un trofeo. Pensi che oggi le persone utilizzino i sentimenti come mezzi per ottenere qualcos’altro? Sai, quando si dice usare qualcuno, significa ingannare un sentimento per uno scopo solo personale che nulla ha a che fare con l’autenticità sentimentale
“Sono molto d’accordo con te, però penso anche che la falsità si percepisca. Il consumismo tuttavia ha portato a questo, a vedere i sentimenti come mezzo. A volte le persone vengono usate come oggetti e infatti Bambola Di Pezza esprime anche questo concetto. Un trofeo che è lì solo per il tuo volere perché ti serve in quel momento. Io ho voluto raccontare in questo caso un’esperienza personale. Sono situazioni che segnano inevitabilmente la sensibilità. Forse è la società che spinge le persone ad usarne altre come fossero oggetti. La domanda è interessante, potremmo parlarne per ore. Torniamo alla differenza tra fare sesso e fare l’amore. Non c’è paragone”.
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