giovedì 10 Ottobre 2024

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Isotta: “Non faccio musica per piacere, faccio quello che piace a me” – INTERVISTA

Intervista a Isotta in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Al di là della felicità” in duetto con Cannella

È una delle cantautrici più interessanti e originali del nuovo panorama musicale italiano, come dimostrano i tanti riconoscimenti ottenuti nel giro di pochi anni di attività discografica e il successo radiofonico della recente “Mi piace il caso“, contenuta nel suo secondo album “Minuscola” (di cui qui una nostra recensione) proprio come il nuovo singolo “Al di là della felicità” (feat. Cannella), in radio da venerdì 15 settembre: parliamo di Isotta Carapelli, in arte solo Isotta, che abbiamo incontrato per farci raccontare questo periodo di continua crescita del suo percorso.

E parlarci è una fortuna perché è una di quelle occasioni in cui ti trovi davanti una persona che coincide esattamente con l’artista che hai ascoltato: intelligente, elegante, profonda, empatica, con un’attenzione quasi maniacale a parole, contenuti e messaggi. Isotta ha le idee chiare, un talento ben a fuoco, un gusto preciso e non ha neanche il minimo pensiero di scendere a compromessi per strizzare l’occhio a uno scenario musicale lontano da quello che è il suo credo. Perché lei è indiscutibilmente quello che scrive e che canta, non può essere altro e risulta così del tutto cristallina, autentica e appassionata.

E’ uscito in radio il nuovo estratto dal tuo album “Minuscola” e la scelta è ricaduta su “Al di là della felicità” in duetto con Cannella. Com’è nata questa collaborazione e come ti sei trovata con lui?

<<Mi sono trovata benissimo, anche a livello umano. La collaborazione è iniziata perchè Cannella ha conosciuto il mio produttore Diego Calvetti e quindi, tramite lui, abbiamo deciso di fare insieme questo pezzo, che alla fine ci è piaciuto tantissimo. E’ uno dei miei brani preferiti di “Minuscola”, anche le voci secondo me s’incastrano bene. E’ stato veramente una bella scoperta, lo conoscevo già ma poi ho approfondito meglio anche i suoi brani e mi è piaciuto molto>>.

Cos’è per te la felicità e cosa significa andarne al di là?

<<Non è una cosa che possiamo provare nelle 24 ore, sono dei momenti in cui ti senti in armonia con ciò che sei. Al di là della felicità è proprio la nostra ricerca di andare oltre la felicità, perchè la felicità magari l’abbiamo provata, però andare oltre ancora no e quindi è una ricerca>>.

E’ una canzone in cui ha un grande impatto il contrasto tra un testo in cui parli del bisogno di evadere da un senso di oppressione e una melodia molto fresca e accattivante, ed è una caratteristica comune a tutto l’album. Nella nostra recensione abbiamo scritto che hai l’innata capacità di raccontare il buio celandolo dietro alla luce, ti ci ritrovi in questa descrizione?

<<Appena lo lessi mi fece veramente molto piacere, delle orecchie che ascoltano sono sempre molto apprezzate. A me nell’arte in generale mi sono sempre piaciuti i contrasti, ovvero dire, esprimere, disegnare qualcosa in una maniera che se non cerchi di andare oltre la superficie non la vedresti. Se ascolti “Al di là della felicità” senza badare al testo ti sembra una canzone spensierata, gioiosa, allegra, quando invece ci sono anche delle grandi zone d’ombra>>.

Faccio l’aeroplano, sogno di cadere” è l’incipit del brano e il concetto di caduta torna in altri momenti dell’album con suoi sinonimi come “fallire” e “sbagliare”. C’è una frase che mi ha colpito particolarmente: “Saper sbagliare alla grande è un traguardo“. E’ importante normalizzare i concetti di caduta, sbaglio, fallimento… in un’epoca in cui invece sembra obbligatorio mostrarsi sempre al top?

<<Sì, secondo me sarebbe fondamentale capire che la caduta fa parte della vita e non c’è niente di cui vergognarsi. Anzi, chi cade è perchè ha provato a camminare, a correre, a volare; non cadere significa anche rimanere sempre a terra. E quindi io invito a fallire perché significa quantomeno provarci, a vivere perchè poi con la paura di vivere e di fare ti precludi un’esistenza che potrebbe essere accattivante. Magari a livello di emozioni vivi sulle montagne russe che ti portano a volte ad essere felicissima e altre in cui ti senti sotto un treno, ma questa è la vita>>.

Prima di “Al di là della felicità” c’è stata “Mi piace il caso“, una delle rivelazioni di quest’estate con i suoi tre mesi consecutivi nella classifica di Earone, risultato notevole per un progetto indipendente come il tuo. L’hai capita subito la forza di quel brano e ti aspettavi questo riscontro?

<<No, devo essere sincera. Appena l’ho scritta non pensavo fosse uno dei miei pezzi di punta, invece quando l’hanno sentita il mio manager e il mio produttore mi hanno detto che era fortissima. Poi ci abbiamo lavorato più a fondo e lì mi è piaciuta di più. Anche lì ho cercato di fare sì il gioco di parole, che è una cosa anche leggera apparentemente, però se poi vai a sentire a fondo si parla di ricerca di un’identità tramite noi stessi e non tramite qualcun altro. Io cerco sempre le canzoni in cui c’è un significato nascosto e che ti trasmettono un messaggio forte. Se una cosa invece la vedo un po’ troppo svolazzante, non mi appaga totalmente>>.

Hai raccontato di aver sofferto di bullismo da bambina, l’hai anche cantato in una canzone nel 2021 (“Palla avvelenata“), e quindi ti chiedo cosa direbbe l’Isotta di “Minuscola” a quell’Isotta bambina.

<<Le direbbe di seguire i propri sogni e di non demordere, poi io in realtà sono una persona molto ostinata e quindi questo non glielo dovrei dire granchè. Però sicuramente le darei un abbraccio, provo molta tenerezza per l’Isotta bambina perchè si è fatta grandi problemi – me li faccio anche tuttora in realtà – quando poi visti dall’esterno sono molto più piccoli. Però chiaramente a quell’età ascolti meno quello che ti dice la famiglia e sei più proiettato ai commenti, ad esempio, di un compagno, che possono fare veramente male. E’ inutile che i parenti ti dicano che sei bellissima e che vai bene così, perchè poi vai a scuola e ti dicono tutt’altro e putroppo credi a quelle altre cose. Che però ti fanno anche crescere e io infatti ringrazio sempre chi mi fa soffrire perchè mi dà un’occasione per poter imparare qualcosa in più>>.

Senti un senso di rivalsa oggi nei confronti di chi ti prendeva in giro?

<<In dei momenti forse sì, quando magari sono un pò più fragile. Però poi capisco che la rivalsa fa male a me perchè non è tanto ciò che ci fanno gli altri che ci fa soffrire ma la nostra reazione, e quindi cerco di fare sempre il mio senza vendicarmi>>.

Hai già ottenuto parecchi riconoscimenti: il Premio Bianca d’Aponte, due premi a Musicultura tra cui quello della critica, una nomination alle Targhe Tenco per il tuo album d’esordio “Romantic Dark“. Che ricordi hai di quelle esperienze?

<<Uno spettacolo, il 2022 lo ricorderò per sempre, è stato un anno ma in realtà sono stati dieci in uno. Ogni premio è stato una conquista inaspettata, perchè poi io tendo ad essere molto pessimista quando faccio le cose, anche per non rimanerci male dopo. Il Bianca d’Aponte non avrei mai creduto di vincerlo, quando hanno detto il mio nome io non stavo neanche ascoltando perchè avevo paura e rimasi impassibile, e dopo un po’ vidi che tutti mi applaudivano, mi sorridevano, la madrina del concorso mi venne incontro e allora capii di aver vinto. Poi mi piace sempre molto stare in gruppo, c’era il mio gruppo con me e sono stata felice anche solo del fatto che avremmo dovuto ricantare la canzone vincitrice. La condivisione è molto bella in questi concorsi. A Musicultura, invece, sono cresciuta molto a livello di palco perchè noi otto vincitori abbiamo calcato dei palchi strepitosi tra cui quello dello Sferisterio di Macerata e mi tremavano le gambe letteralmente. E il fatto di essere nella cinquina del Tenco l’ho scoperto proprio il giorno stesso in cui ero allo Sferisterio: è stato incredibile>>.

L’estate scorsa hai anche aperto i concerti di Simona Molinari: come ti sei trovata con lei e cosa hai imparato da Simona?

<<Ho approfondito l’idea che già avevo, cioè che quando un artista è un vero artista non fa il debole con i forti e il forte con i deboli, anzi. Lei è stata carinissima, mi ha anche aiutata ad esempio nel camerino con i vestiti, è stata veramente eccezionale. Abbiamo avuto modo anche di parlare molto, mi ha raccontato la sua esperienza di Sanremo con “Egocentrica”, che tra l’altro era la mia canzone preferita di quel Festival, le varie vicissitudini con le persone con cui ha lavorato e quindi è stato un incontro molto formativo. Poi lei secondo me sa di essere un’artista che merita il successo che ha e quindi è tranquilla, così come Raphael Gualazzi (tre concerti che ho aperto lei era suo ospite): anche con lui mi sono trovata molto bene>>.

Abbiamo citato prima “Romantic Dark” e nell’intro di quell’album dici: “Lotto per ottenere forza ogni giorno, forse solo così conoscerò davvero me stessa“. Ti sta aiutando la musica a conoscerti?

<<Sì, è fondamentale. Anche nei momenti più difficili io scrivo. Mi aiuta ancora più che ascoltare perchè ascoltare nei momenti duri mi fa più male che bene, invece scrivendo butto fuori il dolore, mi dà anche un senso del mio fare la cantautrice a cui dò un particolare peso. La parte della scrittura per me è fondamentale, faccio molta attenzione ai testi, sono molto pignola e guardo sillaba per sillaba>>.

Sì, i testi dei tuoi brani fanno riflettere, dai molto peso alle parole, c’è ricerca dei contenuti e non sono pensati per l’ascolto veloce in uno scenario musicale che, invece, sta andando sempre più verso quella direzione. Hai avuto delle difficoltà a trovare la tua strada in un mercato non proprio ideale per quello che proponi?

<<Esatto, non è ideale il fatto che io sia una donna, che faccia molta attenzione ai testi, che le mie non siano canzoni accattivanti al primo ascolto. Con questo progetto ho cercato di introdurre l’elettronica che prima non consideravo, unendo i miei testi a quel tipo di musica e mi è piaciuta molto questa novità. L’attenzione al mercato ce la devi ovviamente avere, non sono io che devo guardare questo per fortuna, e quindi io faccio il mio e poi lo staff vedrà come sistemare le cose, però tendenzialmente preferisco sempre dare importanza ai testi, perchè altrimenti faccio un altro lavoro se devo fare qualcosa solo per piacere. Io faccio quello che piace a me, trasmetto quello che voglio trasmettere: può andare bene come può piacere anche a pochi o a nessuno, però continuo comunque a fare questo>>.

Progetti futuri: cosa dobbiamo aspettarci da te nei prossimi mesi?

<<Sto scrivendo molto, sono già a buon punto quasi per un nuovo album, mancherebbe solo qualche pezzo. Tra poco, infatti, corro in studio perchè ho scritto un altro brano che piace molto e vediamo come andrà. Quello su cui sono sicura è che farò un piccolo tour invernale e vi aspetto>>.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.