Tempo di nuova musica per la band marchigiana, in uscita con l’EP “Nessuno segna da solo”
L’unione fà la forza, questo l’incipit dell’intero progetto discografico dei La Rua, gruppo musicale composto dai chitarristi William D’Angelo e Alessandro “Charlie” Mariani, dal tastierista Davide Fioravanti, dal batterista Nacor Fischetti, dal bassista Matteo Grandoni e dal frontman Daniele Incicco. “Nessuno segna da solo“ è il manifesto della loro consapevolezza, che racchiude sei tracce inedite, tra cui i due singoli apripista “Sull’orlo di una crisi d’amore“ con Federica Carta e la loro personale proposta l’estate, intitolata “I 90“.
Ciao Ragazzi, iniziamo da “Nessuno segna da solo”, il vostro nuovo EP, da quale idea iniziale siete partiti e a quali conclusioni siete arrivati?
«L’idea era quella di fare un disco con molto più tempo a disposizione rispetto al nostro lavoro d’esordio, che abbiamo registrato subito dopo la partecipazione ad “Amici” in circa dieci giorni, mentre per questo EP c’è voluto un anno e mezzo. L’obiettivo era quello di realizzare un album studiato in ogni minimo dettaglio, pur mantenendo la nostra identità autorale di partenza, risultando sinceri con noi stessi e, di conseguenza, nei confronti del pubblico».
C’è una veste precisa che avete voluto dare alle tracce presenti, sia a livello di sonorità che di testi?
«Assolutamente sì, in ogni brano c’è la volontà di lanciare un messaggio in maniera chiara e forte, ad esempio, “Finché il cuore batte” è un pezzo in cui tutti potrebbero rispecchiarsi, oppure “Per motivi di sicurezza” che racconta la necessità di sentirsi ogni tanto in pericolo per riscoprire la propria felicità. Abbiamo sempre cercato di non seguire il filone dei temi che vanno di moda in questo periodo storico, bensì di utilizzare un certo tipo di comunicazione senza tempo».
Il duo autorale Incicco-Faini, si è trasformato per la prima volta in trio con l’arrivo di Alessandro Raina. Che valore ha aggiunto all’intero lavoro?
«Non abbiamo voluto lasciare nulla al caso, Alessandro ha affinato tutto quello che testualmente era migliorabile, mantenendo la massima attenzione alle parole e al messaggio finale. Anche in fase di produzione abbiamo avuto un’altra new entry, Elisa Toffoli ha collaborato anche in veste di autrice in “Per motivi di sicurezza”, per noi un grandissimo regalo. Un disco frutto di un grande lavoro di squadra, un team che ha lavorato sodo per dare il proprio 100% per la riuscita finale, non abbiamo voluto limitare nessuno».
“I 90” è il pezzo che avete scelto per trainare l’uscita dell’EP? Qual è stato il ragionamento che vi ha portato a questa decisione?
«Lo abbiamo scelto perché, probabilmente, è il brano più leggero e adatto all’estate. Dopo aver pubblicato “Sull’orlo di una crisi d’amore” con Federica Carta, un pezzo denso di emotività, avevamo voglia di non replicare la stessa formula e di lanciare un qualcosa di più diretto e meno strutturato».
Cosa avete voluto esprimere attraverso le immagini del videoclip?
«Quello che abbiamo voluto raccontare nel videoclip è la voglia che c’era di divertirsi con poco, far rivivere un’epoca attraverso la semplicità di quelle giornate. Sempre più spesso siamo troppo presi dalla nostra quotidianità e non abbiamo il tempo di ricordare, di fare un bel tuffo nel passato».
Da musicisti veri e navigati, come valutate la trap? Un genere che va tanto di moda ma che ha ben poco di suonato
«Sai, ogni periodo ha i suoi momenti, forse ultimamente non si ha l’esigenza di ascoltare un qualcosa di molto suonato. Noi, ovviamente, siamo di un’altra scuola e non potremmo mai fare a meno dei nostri strumenti e sostituirli con la tecnologia, a noi piace l’odore del palcoscenico. Non denigriamo la trap, come nessun altro genere, ci limitiamo a considerarlo un mondo distante dal nostro, ma non per questo migliore o peggiore. Riconosciamo che in ogni corrente musicale ci siano spunti positivi, innovazioni importanti, c’è chi riesce a farlo molto bene e chi un pochino meno».
E dell’indie cosa ne pensate?
«Crediamo che l’indie, intesa come idea originaria di partenza, non esiste nel momento in cui ne parliamo. Inizialmente incarnava un certo tipo di sperimentazione che non sarebbe mai potuta entrare in radio, oggi ne è un’assoluta protagonista. Poi, se parliamo di contaminazioni, quelle esistono da una vita, gli artisti mainstream prendono da tempo spunti da quel mondo, il punto è che oggi non è più così distante dal pop. Di base è sempre fondamentale tener conto del messaggio, a prescindere dalla veste con il quale viene divulgato. Le distinzioni non esistono, chi fà musica la realizza senza pensare troppo al posizionarsi in un genere ben preciso. Le canzoni possono essere più o meno sincere, fatte per vendere o per la semplice voglia di esternare un’emozione. Più che di etichette, si tratta di contestualizzare la musica alle diverse epoche. Nella storia c’è sempre stato bisogno di verità, tutto ciò che arriva viene percepito e accolto come una novità da portare avanti, la vera arte non è catalogabile»..
E’ per questo che cercate di non inserire troppi riferimenti temporali e attuali nelle vostre canzoni?
«Assolutamente sì, perché i riferimenti attuali rischiano di diventare desueti nel prossimo futuro. Nel breve periodo sono sicuramente dei richiami furbi e accattivanti, ma nel tempo perdono il proprio valore, come se avessimo fatto una canzone citando MySpace o un qualsiasi altro fenomeno, tecnologico e non, che oggi si fatica a ricordare».
Quale messaggio vorreste trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la vostra musica?
«Quello che cerchiamo di dare al pubblico attraverso le nostre canzoni è qualcosa di molto sincero, indipendentemente dal risultato finale, la verità è alla base delle produzioni dei La Rua. Siamo pronti a scrivere nuove canzoni, a cercare di donare nuove emozioni, e la nostra forza sarà sempre quintuplicata».
E tra queste nuove canzoni in cantiere si vocifera anche qualcosa per qualcun altro… si può dire o è tutto ancora top secret?
«Possiamo solo dire che nei prossimi mesi succederà qualcosa di molto bello…».
Per concludere, chi sono i La Rua oggi?
«Una grande famiglia prima di tutto, ossia il messaggio che abbiamo voluto trasmettere attraverso il titolo dell’album. Il nostro è un progetto importante, ci conosciamo e collaboriamo da circa dieci anni, la nostra è una realtà ormai consolidata. Il tempo ci ha unito tantissimo, fortificando la nostra amicizia attraverso equilibri che, generalmente non sono facili da trovare. La nostra è una squadra vincente che non si cambia, siamo sempre più consapevoli di ciò che siamo in grado di fare».
Nico Donvito
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