“L’apprendista stregone” di Angelo Branduardi: te la ricordi questa?

Angelo Branduardi L'apprendista stregone

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “L’apprendista stregone” di Angelo Branduardi

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1996 con “L’apprendista stregone” di Angelo Branduardi.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “L’apprendista stregone” di Angelo Branduardi

L’apprendista stregone”, pubblicata da Angelo Branduardi nel 1996 con il testo di Giorgio Faletti, è uno di quei brani che riesce a unire una vena fiabesca e iil gusto per la narrazione a un’intensa riflessione sull’essere umano, sull’attesa, sul mistero della vita e della relazione.

Ispirata liberamente all’omonima ballata di Goethe (che a sua volta ha ispirato musica, cinema, letteratura), Branduardi e Faletti rileggono il mito dell’apprendista stregone in chiave moderna e intima, allontanandosi dall’aspetto magico più “spettacolare” per entrare in quello più personale: il desiderio di imparare a governare il proprio destino, di trovare la giusta formula tra ciò che si conosce e ciò che resta da scoprire, tra la voglia di agire e la paura dell’ignoto.

Il testo de “L’apprendista stregone” si sviluppa sul filo dell’attesa e dell’incertezza: “Mi dirai di sì o mi dirai di no”, è il verso-mantra che Branduardi ripete più volte, restituendo la sensazione di un dubbio che non si scioglie, di una domanda universale che accompagna ogni relazione e ogni scelta importante.

Una canzone che prova a raccontare l’incanto di ciò che non sappiamo, incentrata sullo stupore di fronte al destino che ancora ci sfugge, sul coraggio di continuare a danzare “senza tracce sulla neve”, senza sapere se dall’altra parte arriverà una risposta positiva o negativa.

Il testo di “L’apprendista stregone” di Angelo Branduardi

Col mio soffio di vulcano cancellerò
Il gelo di questa stanza
E col volo di una freccia trafiggerò
Quella pallida luna a distanza

Ci sarò e non ci sarò, continuerò
La mia invisibile danza
Senza tracce sulla neve, lieve sarò
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Avrà il silenzio la voce che ho
E mani lunghe abbastanza
Sarà d’attesa e d’intesa, però
Saprò quello che ancora non so

Quello che ancora non so
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Col mio cuore di matita correggerò
Gli errori fatti dal tempo
E con passo di guardiano controllerò
Che si fermi o che avanzi più lento

Ci sarò e non ci sarò, ti parlerò
Con ogni fragile accento
Sarò traccia sulla neve, neve sarò
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Sul manoscritto l’inchiostro sarò
E mi avrai nero su bianco
Saranno gli occhi o i tarocchi, però
Saprò quello che ancora non so

Quello che ancora non so
Mi dirai di sì o mi dirai di no
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Mi dirai di sì o mi dirai di no
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Sarai sola nel tuo sole, o solo sarò
Mi dirai di sì o mi dirai di no

Mi dirai di sì o mi dirai di no

Mi dirai di sì o mi dirai di no

Scritto da Nico Donvito
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