A tu per tu con l’artista pescarese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Il cielo che non ho”
Tempo di nuova musica per Laura Ciriaco, talentuosa cantautrice abruzzese, che ritroviamo a circa un anno di distanza dalla nostra precedente chiacchierata per parlare del brano “Il cielo che non ho”, disponibile dallo scorso 25 aprile. Il brano, presentato durante l’evento contro la violenza sulle donne organizzato da ActionAid Italia, sensibilizza l’ascoltatore su una tematica purtroppo sempre triste e attuale. In occasione di questo lancio, abbiamo raggiunto via Skype l’ugola pescarese per approfondire la conoscenza della sua visione di vita e di musica.
Ciao Laura, bentrovata. Partiamo dal tuo nuovo brano “Il cielo che non ho“, cosa racconta?
«”Il cielo che non ho” vuole raccontare il difficile momento che passano alcune donne quando subiscono violenza, molto spesso affrontando tutto da sole. Il brano spiega proprio questo: insieme si può trovare la strada per uscire e che nessuna deve sentirsi mai sola».
Il pezzo sensibilizza su quella che, ahinoi, è diventata una vera e propria piaga della nostra società, ossia la violenza nei confronti delle donne da parte di esseri che chiamarli uomini sarebbe un complimento. Un fenomeno inconcepibile. A tal proposito: che domande ti fai e che risposte ti dai?
«Ho vissuto da vicino alcuni tipi di violenza, psicologica e non, subite da amiche e ho visto che tipo di dinamiche scattano, l’aguzzino trova terreno fertile in chi è fragile o ha già qualche problema. La vittima cerca sostegno in qualcuno che si rivela poi tutto il contrario. Mi chiedo davvero come ancora sia possibile nel 2020 una roba del genere, ci vantiamo di essere avanti in tutto, quando ci sono ancora certi atteggiamenti mentali che fanno in modo che un uomo possa pensare che una donna sia minore. L’augurio è che il cambiamento parta dalle donne, bisogna reagire e cominciare a pensare di non essere sole».
In questo brano canti: “tu dimmi che futuro vedi io ancora non lo so“, un verso che si adatta alla perfezione anche con quello che purtroppo stiamo vivendo, ovvero l’agenzia sanitaria causata dalla pandemia. Tu, personalmente, come stai affrontando tutto questo?
«Con la forza d’animo che, da sempre, mi contraddistingue. Ho cercato di non buttarmi giù e di reagire dal giorno uno, attrezzandomi il più possibile in casa con tutto il necessario per poter lavorare e continuare a fare musica. Ho cercato di mantenere viva la voglia e la passione anche nei miei allievi, attraverso lezioni online, per non lasciare soli i ragazzi. Sto cercando di pensare che ne usciremo se ognuno di noi farà la propria parte. Per il mondo della musica, ovviamente, è difficile perché siamo probabilmente gli ultimi che ripartiranno con i live, spero che lo Stato possa fare qualcosa in più per il mondo dell’arte, mi riferisco ad esempio anche al teatro o alla danza, un mondo sempre un po’ lasciato normativamente ai margini. Bisogna reagire, reinventarsi, senza piangersi addosso».
Al netto di tutta questa confusione e incertezza discografica, cosa puoi anticiparci riguardo i tuoi prossimi progetti?
«In cantiere c’è sicuramente il mio primo disco, al momento è tutto un po’ cambiato, sono molto contenta di aver avuto questo brano pronto e di averlo potuto tirare fuori proprio adesso. L’album è in lavorazione, ci sono sia brani già pubblicati che inediti, cercheremo di capire come e quando poter uscire. Mi auguro di poter tornare presto a suonare live, anche se sono sono consapevole che ci vorrà un bel po’ di tempo, nel frattempo cercherò di non fermarmi e di essere presente comunque, anche soltanto dietro uno schermo, ce la mettiamo tutta, non molliamo (sorride, ndr)».
Per concludere, alla luce di tutto ciò che ci siamo detti, che ruolo può avere la musica in questa ripartenza?
«La musica, secondo me, deve tornare a comunicare forza e speranza, ci si può aggrappare a questa forma d’arte, come è stato ampiamente dimostrato durante tutta la quarantena. Di canali per comunicare ce ne sono tanti, forse anche troppi, proviamo e torniamo ad esprimerci attraverso le canzoni, perchè no?».
Nico Donvito
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