A tu per tu con la raffinata cantautrice bresciana che con il suo nuovo e passionale album “Il contrario dell’amore” ha esordito in vetta su iTunes.
In occasione della sua partecipazione alla serata-evento “Buon compleanno Mimì”, abbiamo avuto il piacere di incontrare Laura Abela, nota semplicemente come L’Aura, che ci ha parlato della sua ultima fatica discografica. Anticipato dal singolo “La meccanica del cuore” (di cui vi abbiamo già parlato qui), il progetto segna il ritorno dell’artista assente dalle scene musicali dal 2010, anno della pubblicazione del suo ultimo EP intitolato “Sei come me”.
Ciao Laura, che piacere riascoltarti e rivederti! Partiamo dal tuo ultimo disco “Il contrario dell’amore”, appena uscito, che sta riscuotendo parecchio successo. Come stai vivendo questo bel momento?
«Bene, anzi benissimo. Il pubblico lo sta molto apprezzando, anche i critici stanno spendendo parole davvero bellissime. Sono allibita, sto ricevendo davvero tante soddisfazioni, ma sono consapevole che si tratta solo dell’inizio, nel senso che bisogna continuare a lavorare duro, portare avanti questo progetto per almeno un anno e poi farne uscire subito un altro, anche perché abbiamo già un sacco di pezzi pronti».
Com’è tornare dopo diversi anni? Noti più cambiamenti in te come artista o nel mondo discografico?
«Personalmente mi sento più sicura delle mie possibilità, perché tecnicamente sono migliorata e, di conseguenza, ho molta meno insicurezza. Ad esempio, in passato ho sempre avuto paura di perdere la voce, mentre adesso ho capito banalmente che basta non parlare dopo aver cantato, cosa per me non proprio facilissima visto che sono molto loquace. Per quanto riguarda il mondo discografico, invece, è una cosa che davvero mi state chiedendo in tanti… cambiamenti sinceramente non ne avverto, semplicemente perché non credo esista più un mercato. Trovo che la musica non sia più una questione di mercato, bensì di sensazioni e di situazioni, siamo tornati indietro al tempo del passaparola perché, secondo me, un progetto funziona quando la gente comincia a parlarne, l’unica differenza rispetto al passato è che ora lo fa attraverso i social».
Quindi, mi stai dicendo che trovi migliorato il settore discografico rispetto al passato? No, perché è un concetto che trovo interessante, un parere in controtendenza e un modo di vedere l’argomento da un’angolazione differente…
«Non dico che oggi sia meglio di ieri, ma solo che il mondo non è più quello di una volta, è cambiato tutto. Quando ho iniziato non era così e sto parlando solo di dodici anni fa, non c’era iTunes, non c’era Spotify e i dischi si vendevamo. Oggi non più, a comprare ormai sono soltanto le persone che nutrono la passione per i cd, quelli che io definisco i feticisti del collezionismo, tra cui anche io e mio marito Simone Bertolotti, che con me ha prodotto questo ultimo lavoro e, quindi, per metà il merito è suo».
https://www.youtube.com/watch?v=-LbZZlKgxtg
Hai già pensato a quale traccia scegliere come prossimo singolo?
«Guarda, io mi fido molto di quello che sento in giro, del parere delle persone che mi circondando. Tra coloro che ho interpellato in questa sorta di sondaggio, dai miei sostenitori agli addetti ai lavori, sono venuti fuori due titoli: “Cose così” e “Unfair”, quindi è in atto una bagarre tra chi preferisce qualcosa di più tradizionale, rassicurante e che rappresenta in maniera chiara il mio percorso e chi vuole invece lasciarsi trasportare da qualcosa di nuovo. Staremo a vedere chi la spunterà».
Personalmente, mi schiero con i fedelissimi della prima ora, con la lingua italiana e, dunque, con “Cose così”… un pezzo che trovo davvero bellissimo e che non riesco a togliermi dalla testa…
«Mi fa davvero piacere. Pensa che è l’ultimo brano che ho scritto e inserito nel progetto, che dà poi il titolo all’album, perché il contenuto di quella canzone, nero su bianco, rappresenta il contrario dell’amore: prendere un litigio, anche il più acceso, e capire che dietro ci sono delle dinamiche da affrontare, incanalando la propria rabbia in modi diversi e non contro l’altra persona. Nella frase ‘Amare senza portare via niente’ c’è tutto il senso e il significato del pezzo, voler bene a una persona senza pretendere di cambiarla, di renderla diversa da quella che è. Bisogna imparare a concentrarsi su quello che diamo e non su quello che riceviamo, sembra scontato ma le dinamiche sentimentali sono anche questo».
Negli ultimi anni ti sei messa alla prova anche come autrice, scrivendo per Laura Pausini il brano “Lo sapevi prima tu”, contenuto nel suo ultimo disco “Simili”. Che esperienza è stata per te e con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
«Sicuramente con Vasco Rossi, proprio perché non c’entra molto con me, se potessi sceglierei lui. Nel corso della sua carriera ha raccontato le storie di tante donne, scrivendo numerose canzoni per voci femminili, ecco, per una volta vorrei cantasse qualcosa scritto da una donna e mi piacerebbe che fossi io. Lo sto dicendo ai quattro venti in modo tale che, chissà, prima o poi la voce giungerà anche a lui! Trovo che Vasco sia una persona interessante, così diversa da me, sicuramente molto intelligente e che può davvero insegnarmi molto, d’altronde proprio come ha fatto Laura che mi ha trasmesso molto, senza troppe spiegazioni ma semplicemente standole vicino, lavorando a stretto contatto con lei».
Cosa rappresenta per te la dimensione live e in che modo pensi di proporre “Il contrario dell’amore” dal vivo?
«E’ il momento che aspetto di più! Mi piacerebbe portare in scena due spettacoli diversi: uno acustico, per privilegiare l’aspetto ballad un po’ più romantico, soltanto con pianoforte e violino, che sono i miei due strumenti preferiti, e poi una rappresentazione un po’ più rock, con un quartetto di musicisti che picchiano davvero duro, insieme facciamo più casino di una band di venti elementi. Quindi, mi piacerebbe portare avanti parallelamente questi due spettacoli a seconda della location e di come mi gira, perché sono una persona che si stufa abbastanza facilmente, mi piace riarrangiare i pezzi e mi diverto come fossi una bambina, infatti, spesso lo faccio anche con strumenti-giocattolo».
Se ti dico la parola “Sanremo”?
«Ti rispondo che l’ho fatto due volte e che in molti mi ricordano il detto ‘non c’è due senza tre’. Ecco, a tal proposito scrivete in massa a Claudio Baglioni! Scherzi a parte, naturalmente mi piacerebbe davvero tanto tornarci e, come dicono tutti, rappresenta una vetrina importante. Per adesso mi godo questo bellissimo momento, il mio ritorno con un disco che è primo in classifica, poi si vedrà…».
Per concludere Laura, quale messaggio ti piacerebbe trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Vorrei arrivasse la mia anima, la mia persona e il seguente messaggio: se vi sentite strani e un po’ matti, magari anche un po’ ‘sfigatelli’, fidatevi che ci sono io che sono esattamente come voi! Quindi, capisco le vostre insicurezze e cerco di raccontarle attraverso la mia sensibilità e la mia musica. Per quanto ognuno di noi si consideri meno di quello che è, siamo tutti perfetti e unici così come siamo».
Nico Donvito
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