I due artisti insieme in tournée negli stadi italiani
All’inizio l’operazione sembrava pure convincente, quando lo scorso novembre è uscito “Il coraggio di andare” il titolo che ho dato alla recensione era esattamente l’opposto di questo (ossia “two is megl che one”), poi qualcosa è successo e la situazione si è capovolta. Sulla carta l’operazione “Stadi 2019” per Laura Pausini e Biagio Antonacci sarebbe potuta andare meglio, perché parliamo di due grandissimi artisti che, certo, di questi tempi non vivono più “gli anni d’oro del grande Real”, come cantavano gli 883, ma il loro spessore e il rispettivo talento è indiscutibile. Quello che è andato in scena a San Siro lo scorso 4 luglio è stato uno spettacolo completo, forse un po ‘ troppo lungo, ma con tanta carne al fuoco. Non voglio parlare di scommessa vinta o di scommessa persa, non mi va di tirare fuori i numeri che, come succede in queste cose, sono ufficiosi e comunque risentono di una situazione globalmente in crisi.
Al massimo lasciatemela dire una cosetta sul prezzo dei biglietti, sempre più alti, e sul fatto che due date nella stessa location erano un tantino eccessive, ma qui la responsabilità è dell’organizzazione. In questo articolo vorrei porre l’attenzione su un altro aspetto, legato ai due artisti che indubbiamente si vogliono bene e sono amici di vecchia data, ma i loro rispettivi pubblici no. Non c’è stata unione, non c’è stato gemellaggio, l’operazione non ha riscosso furore in primis tra i loro supporter.
Seppur non facciano due generi completamente diversi, parliamo di due personalità artistiche differenti, entrambe piuttosto ingombranti. Ho smesso di contare il numero di persone che mi hanno detto “se fosse stato un concerto solo di lui/lei” sarei venuto/a”, eccolo qui il grosso problema: nulla mi toglierà mai dalla testa che l’affluenza sarebbe stata maggiore con un “one man/woman show” e che la coppia non abbia funzionato soprattutto per quanto riguarda le rispettive fazioni. Poi, certo, agli occhi dei curiosi è stata una buona occasione per vedere mezzo spettacolo di entrambi, ma per chi ha già assistito a un live dell’uno o dell’altra l’operazione non ha convinto.
Di per sé il concerto non è stato malvagio, anzi, ma un agglomerato di due mondi che hanno meno punti in contatto di quanti si potesse pensare in origine. L’unica cosa su cui non si può discutere sono le canzoni: belle, romantiche, melodiche, commuoventi, popolari, appassionanti, eterne, 100% italiane, coinvolgenti, energiche, melanconiche, orecchiabili, cantabili, ballabili, comprensibili, identificabili, intime, universali, semplici, dirette, travolgenti e indimenticabili.
Anche se un piccolo appunto sulla scaletta mi tocca farlo, chi ha scelto l’ordine di esibizione? Datemi nomi e cognomi perché, ad esempio, mettere “Non vivo più senza te” prima di “Invece no” è da catalogare come affronto alla decenza. A parte questo, davvero, le loro canzoni resteranno nel tempo, sopratutto quelle un pochino più vecchie, perché toccano il cuore e parlano a tutti, attraverso quel linguaggio emotivo che non passerà mai di moda.
Il problema? Forse un numero troppo alto di scambi, il pubblico di Laura vuole sentire le canzoni di Laura cantante da Laura, il pubblico di Biagio vuole sentire le canzoni di Biagio cantate da Biagio, non c’è nulla da fare. Pochi duetti e troppe esibizioni in solitaria, bello il momento in cui Antonacci la accompagna suonando la chitarra elettrica su “Primavera in anticipo” e la Pausini ricambia a colpi di flauto traverso in “Se é vero che ci sei”, più un paio di controcanti.
Interessanti soprattutto i due medley, quando Laura esegue alcuni pezzi di Biagio meno noti o che interpreta raramente dal vivo (come “Se tornerai”, “Sei”, “L’amore comporta” e “Ti ricordi perché”) e lui ricambia con la stessa moneta (con “Ho creduto a me”, “Il mio sbaglio più grande” e “Fidati di me”). A livello musicale si poteva giocare maggiormente sugli arrangiamenti, mentre sullo show andavano tagliati sicuramente un po’ di siparietti su cui si sente poco la mano del direttore artistico Luca Tommassini.
Tanti i brani in scaletta, oltre quelli già citati troviamo alcuni grandi classici come: “Un’emergenza d’amore”, “Liberatemi”, “Resta in ascolto”, “Non è mai stato subito”, “Le cose che hai amato di più”, “Non ci facciamo compagnia”, “Le cose che vivi”, “La solitudine”, “In assenza di te”, “Incancellabile”, “Strani amori”, “Se io se lei”, “Se è vero che ci sei”, “In una stanza quasi rosa”, “Quanto tempo e ancora”, “Come se non fosse stato mai amore” e “Iris”, oltre ai tre singoli che Biagio ha firmato per Laura: “Tra te e il mare”, “Vivimi”, “Lato destro del cuore” e “In questa nostra casa nuova”, l’ultimo singolo realizzato in duetto, una delle poche canzoni al mondo che non migliorano ascolto dopo ascolto.
Il resto, ripeto, è l’unione di cose già viste nei rispettivi spettacoli, Biagio Antonacci che ogni due per tre grida “col cuore” manco fosse Barbara D’Urso e anticipa parlando la frase da cantare successivamente, oppure Laura Pausini che si cambia ogni due canzoni, media molto simile a quella di Valeria Marini a Sanremo ‘97, mentre Biagio comincia con una camicia bianca e finisce con la stessa sudata, perché ha corso per una decina di chilometri su e giù per le passerelle, roba che Laura a confronto sembra giocare a “un due tre stella”. Il loro modo di tenere il palco e coinvolgere il pubblico è completamente diverso, ci sta, è normale, ma viene fuori prepotentemente.
Sul palco con i due artisti, una superband di sedici elementi formata da: Paolo Carta (chitarra), Massimo Varini (chitarra), Placido Salamone (chitarra), Roberto Gallinelli (basso), Fabio Coppini (tastiere), Yuri Barilaro (tastiere), Gareth Brown (batteria), Ernesto Lopez (percussioni), Giulia Monti (archi), Francesca Musnicki (archi), Caterina Coco (archi), Giulia Sandoli (archi), Claudia D’Ulisse (cori), David Blank (cori), Gigi Fazio (cori) e Roberta Granà (cori), più nove ballerini diretti dal coreografo Filippo Ranaldi.
In conclusione, non si è trattato certamente di un brutto concerto, anzi, parliamo di due dei più grandi artisti italiani. Personalmente non ho trovato molto funzionale l’accoppiata, volersi bene a volte non basta, in più avere due direttori musicali per un unico spettacolo, onestamente, lo considero come un limite. Laura Pausini e Biagio Antonacci ne escono così come erano arrivati, né da vincenti né da sconfitti, sarà interessante scoprire cosa succederà d’ora in poi, perché se lui parla di un album pronto in uscita tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, lei annuncia il ritiro per ben due anni. Mosse diverse, strategie e necessità differenti. In qualunque caso, non ci resta che tifare come sempre per la buona musica, affinché tornino entrambi a regalarci le canzoni memorabili di cui abbiamo tanto bisogno oggi.
© foto di Giovanni Canitano
Nico Donvito
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