Un anno se ne va e porta con sè anche le sue canzoni: quali sono quelle da ricordare assolutamente?
Dopo aver tracciato un profilo parziale al giro di boa (qui si possono rileggere i 50 brani imperdibili da gennaio a giungno 2017) ecco quelli che personalmente ritengo i 100 brani italiani del 2018 che nessun ascoltatore medio di musica può perdersi (l’ordine è puramente alfabetico):
01. 9 primavere – Ermal Meta
E’ il brano più bello del già bellissimo ultimo album del cantautore di origini albanesi. Lo è essenzialmente grazie a quel senso di verità che traspare dai versi che con essenzialità e sentimento hanno la forza di raccontare una vera fine di un amore, un amore che per Ermal è durato davvero per 9 anni e che, ora che è concluso, lascia comunque del bene nei ricordi. Le strofe propongono un cantato incessante che si distende nell’inciso più morbido e leggero in cui sono le lacrime a prendere la scena. 04. Ali di libertà – Andrea Bocelli In una notte, una splendida notte, ci si ritrova a riflettere con la giusta leggerezza pop sull’importanza del dono della libertà che si erge in volo su delle splendide ali che conducono ad uno “splendido giorno” che sappia “affrontare l’universo”. Bocelli intona con leggiadria un’aria che potrebbe tranquillamente entrare di diritto nel suo repertorio pop più significativo grazie alla creazione di quell’apparenza di eternità sospesa che sono la sua voce ha saputo creare negli anni. 07. Anche fragile – Elisa E’ una delle migliori realizzazioni del nuovo album della friulana che in questo caso adotta una scrittura leggera, intima e per questo coinvolgente a livello emozionale. L’arrangiamento parte con il pianoforte e si riempie mano a mano con gli archi che riportano la Toffoli sul terreno del più bel pop all’italiana ricordando a tutti qual’è la sua vera essenza autorale e musicale a prescindere dalle varie sperimentazioni che negli anni ha collezionato. 10. Battaglia navale – Lorenzo Fragola E’ un altro di quei ritorni musicali che non ci si aspettava in questa forma per quest’annata del 2018: l’idolo del teen-pop aveva già mostrato di avere le carte in regola per proporre qualcosa di più maturo e proprio con i precedenti progetti ma questa volta ha voluto definitivamente raccontare di sè, del proprio sentirsi solo e della sua voglia di recuperare una dimensione che davvero gli appartenesse. “Ho puntato l’oceano e ho lasciato il porto per rendermi conto che il viaggio è lungo”. La direzione electropop dona al tutto quella contemporaneità di cui un brano così intimo e vero aveva bisogno per non risultare fin troppo “chiaro” a chi, forse, non merita di comprendere. 13. Cara Italia – Ghali Nell’anno in cui la trap ha conquistato tutto quello che c’era da conquistare Ghali rimane la gemma in una montagna di m****a grazie al suo essere un artista vero. Il ragazzo ha qualcosa da dire, lo dice sempre (o quasi) in brani che possono risultare bambinate ma che, in realtà, un messaggio lo celano e lo trasmettono con positività e competenza. Un messaggio c’è anche in questo vero e proprio tormentone che per mesi ci ha frantumato i timpani nelle pubblicità televisive. 16. Ci credi ancora all’amore – Massimo di Cataldo Riportare alla ribalta cantanti non più in auge doveva essere l’intento di Ora o mai più, il nuovo talent show di Rai Uno, ma talvolta ci si è dimenticati che per farlo occorreva rivestire di contemporaneità artisti che erano soprattutto “datati” musicalmente parlando. Il solo a riuscirci davvero è il buon Massimo di Cataldo che senza ombra di dubbio ha proposto l’inedito migliore del lotto facendo leva su di un bel testo dedicato alla fiducia verso sé stessi e gli altri ed una parte ritmica che sottostà a tutta la durata del brano per poi esplodere nell’ultimo inciso condito da una bella vocalità di un artista che può e deve dire ancora la sua. 19. Dalla tua parte – Alessandra Amoroso E’ una di quelle ballate 2.0 che Alessandra ha deciso di regalare al suo pubblico in questa sua seconda vita artistica. La salentina si dedica pur sempre all’amore, visto talvolta anche attraverso il filtro del distacco, ma lo fa con un mood ed uno spirito rinnovato rispetto ai suoi primi passi musicali. C’è la consapevolezza e la voglia di non abbattersi adagiandosi su se stessa il che si traduce musicalmente in un’incidenza importante della parte ritmica nell’arrangiamento e in una forte predisposizione alla decisione anche nel cantato. 22. Ed io – Valerio Scanu Tony Maiello e Simonetta Spiri tirano fuori dal cilindro la miglior ballata pop che il giovane cantante sardo abbia mai cantato nel corso della sua decennale carriera passata ai vertici. Scanu si ritrova tra le mani un gioiellino autorale che parla di tutte “quelle cose che non ti ho mai detto e che mi porto dentro, troppe da poterne sopportare ancora il peso” destreggiandosi tra la propria autoanalisi ed il rapporto con Dio che oggi giorno appare sempre più in difficoltà, soprattutto per i giovani. Il cantato leggero, importante e ben strutturato tecnicamente veicola alla perfezione il messaggio e lo fa con compostezza, eleganza e senza troppi fronzoli che, in questo caso, non avrebbero che oscurato una canzone che già da sola risplende di luce propria. Scanu, poi, fa il suo ed il tutto funziona a meraviglia. 25. Fall on me – Andrea Bocelli e Matteo Bocelli Padre e figlio si uniscono con emozione sulle note di una intensa ballata tutta piano e voce che parla proprio del loro rapporto e modo di viversi nella quotidianità. Essere al fianco del grande tenore toscano non è mai compito facile soprattutto se il compito è sostenuto al proprio debutto musicale e in una veste particolarmente pop. Matteo riesce nell’impresa a meraviglia ed il risultato non può che essere soddisfacente per un modo di fare musica che oggi sempre meno spesso viene invocato e ricordato a dovere. 28. Forza e coraggio – Alessandra Amoroso E’ questo il brano rivelazione dell’ultimo fortunato progetto dell’artista salentina e lo è sotto diversi punti di vista. Daniele Magro, che ne firma sia il testo che la musica, costituisce la prima vera sorpresa fuggendo al di fuori del suo abituale habitat compositivo che solitamente si affida alle intense black ballad profondamente contaminate dal soul britannico. Questa volta, invece, l’autore agrigentino sceglie un up-tempo che nel ritornello si apre in un ottimo inciso pop che in estate non sfigurerebbe affatto. La seconda sorpresa arriva dalla scelta di Alessandra che, pur continuando a cantare d’amore, sceglie di cantare, con coraggio per l’appunto, anche versi non esattamente scontati per lei e per il suo pubblico: si parla, velatamente o no, di sbarchi e di amori omosessuali. Un plauso ad un’artista che con i suoi tempi sta maturando. 31. Hola (I say) – Marco Mengoni e Tom Walker E’ indubbiamente il brano più bello dell’ultimo istrionico lavoro di Marco Mengoni che, va detto, attualmente ha il cuore da tutt’altra parte, musicalmente parlando, rispetto a questa classicissima ballata d’amore. Il testo ricerca una soluzione nuova per raccontare un amore che si divide tra il muro di Berlino attorno al cuore ed una serata davanti alla TV. L’accoppiata con la bella voce graffiata di Tom Walker risulta azzeccatissima per la creazione di un’alchimia potente e comunicativa che permette, oltretutto, un risalto ancora maggiore alla splendida voce del cantante di Ronciglione che, finalmente verrebbe da dire, torna a ruggire anche su di un brano misurato e “rispettoso” come questo. E’ l’apoteosi del suo repertorio negli ultimi (opachi) anni. 34. Il mio manifesto – Roberto Casalino Scrivere canzoni è una missione di verità e autenticità. Non sempre ci si riesce, non sempre si può sperare di riuscirci. Casalino negli anni ha confezionato come perfetti pacchetti regalo tante hit ultrapop per le migliori ugole della musica italiana ma alla prova con sè stesso ha saputo stupire risultando vero fino in fondo. La canzone è una chiara autobiografia che senza filtri racconta ciò che Roberto è e si sente d’essere attraversando l’amore per la musica e per la vita. Nel rumore della pioggia si consuma la più grande tragedia di un’esistenza ma poi si continua a guardare avanti pensando al canto che si eleva verso chi non c’è più. Commovente. 37. Il viaggio dei pensieri – Simonetta Spiri Simonetta non è mai stata una cantautrice da sottovalutare e anche in quest’occasione dimostra tutto il suo talento nel riuscire a raccontare sè stessa e la propria vita. In un testo pieno di amore e rabbia si rivolge alla madre scomparsa che, però, rimane ancora presente con una carezza. Una voce chiara e commossa conduce per mano l’ascoltatore che non può che partecipare ad un dolore insopportabile per chiunque. 40. Incredibile voglia di niente – Emma Quante volte abbiamo desiderato di non aver nulla da fare, da pensare o da sperare per poterci dedicare davvero soltanto a noi stessi o al niente più assoluto? Emma racconta questo desiderio come meglio non potrebbe sulle note di Dario Faini e Diego Mancino che per lei adottano la vecchia cara ricetta del pop italiano condito da qualche tastiera e chitarra. Si racconta l’amore per la gente e per la vita che, di volta in volta, si colora di mille sfumature diverse rendendosi sempre preziosa ed unica. A volte, però, il niente è la soluzione ed il mezzo perfetto per comprendere la fortuna dell’esistenza. 43. La felicità – Maldestro Se vedi alla voce “cantautore” la definizione non può che combaciare perfettamente con la figura di Maldestro che anche in questo caso riesce a dare tutto il valore dovuto e necessario alle parole. In una delicatissima ballata pop d’altri tempi il cantautore partenopeo racconta la vita tra difficoltà, lacrime e sconfitte che, però, si tramutano sempre in gioie e soddisfazioni piccole o grandi. “Io lo so che la felicità in fondo c’è”. 46. Le due finestre – Laura Pausini Enrico Nigiotti pesca dal mazzo un ottimo brano da donare come autore alla maggiore voce femminile italiana nel mondo. Ed il pezzo è proprio quello giusto per Lady Pausini che ha tutte le carte in regola per esaltare dei versi che parlano di speranza, di fiducia verso un futuro che risplende di fronte ad un passato che non ha riservato troppi successi. Il punto focale della canzone è il bel crescendo del ritornello che gioca sulle assonanze dei predicati: “guardami, se non ti sento ascoltami, se sto in silenzio resta qui, se tutto il bene consumato ancora esiste, scusami, se non ti ho capito aiutami, se poi ti perdo abbracciami”. 49. Libertè – Loredana Bertè Anima rock, voce graffiata e indole rivoluzionaria è la perfetta identikit di Loredana Bertè che non poteva che essere l’unica interprete di un brano che volutamente vuole raccontarla esattamente per com’è. “Ora e sempre niente potrà farmi più male finalmente” dice il ritornello che si adagia su di una melodia più morbida rispetto alle strofe incessanti e allo special finale dove esce davvero tutta l’indole potente e sopra le righe dell’eterna regina rock d’Italia. 52. Mi parli piano – Emma “La felicità è un’idea semplice” recita l’apertura di un brano che, in realtà, ha stravolto davvero tutti i piani della cantante salentina che, con i primi passi del suo album, aveva puntato tutt’altra meta rispetto a questa colossale ballata d’amore che, come spesso accade nel pop a firma Casalino-Simonetta, si rivela in difficoltà. E la difficoltà ci sta tutta quando ci si scopre così lontani pur essendo, in realtà, vicinissimi ma separati da un muro che si ha contribuito, pian piano, ad alzare per tutelarsi. Emma interpreta come meglio non potrebbe l’esigenza di urlare in faccia ciò che si prova e ciò che si pensa mandando a quel paese chi preferisce sussurrare senza troppa convinzione. 55. Muhammad Ali – Marco Mengoni Tony Maiello, Piero Romitelli e Davide Simonetta compiono la più grande rivoluzione del loro repertorio autorale assecondando l’indole di un ritrovato Mengoni che, finalmente, ha recuperato la sua voglia di osare musicalmente e vocalmente. Qui le tastiere si sprecano trascinando dall’inizio alla fine l’ascolto di un brano che non si potrà non ballare sotto il palco in una dimensione live che esalterà ulteriormente un sound di per sè già ipnotico. 58. Noi casomai – Tiromancino Zampaglione, si sa, è uno dei talenti da tutelare dal punto di vista della composizione e della scrittura. Questa sua nuova gemma autorale si colloca perfettamente nell’elenco delle sue cose più bella mai scritte e realizzate. La delicatezza e l’immagine senza tempo che il testo suscita coniugati insieme alla tinta vocale unica e leggera che il leader dei Tiromancino sa continuamente evocare ed adottare. 61. Non smettere mai di cercarmi – Noemi Noemi è tornata finalmente al pop, al suo timbro graffiato e al suo istinto da leonessa pronta a ruggire. La canzone merita il palco di Sanremo grazie al focus collocato sui sentimenti e alla sua melodia così tradizionalmente italiana e festivaliera: si parte con il piano forte e si arriva ad un inciso performante in cui il timbro sabbiato esce finalmente allo scoperto rievocando le influenze di Vasco che per lei scrisse nei momenti di massimo splendore. Un ritorno al passato che si aspettava da tanto augurandosi che questo possa essere il primo passo verso una riconferma dei suoi primi successi blues-pop. 64. Pesto – Calcutta Altro indiscusso protagonista dell’ondata di indie-pop che ha conquistato, nel corso di questo 2018, le scene della popolarità mainstream grazie a canzoni che, come questa, hanno saputa fare della quotidianità e delle immagini più semplici i mezzi perfetti per emergere e raccontarsi. Calcutta fa tutto questo con un motto che non può che rimanere impresso (“ehi deficiente“) che, come di consueto, marchia a fuoco il ritornello e l’intera canzone. 67. Promettimi – Elisa E’ il gioiellino più splendente ed invidiabile dell’ultimo prezioso album d’inediti di Elisa. Composta per una versione piano e voce si arricchisce, mano a mano, dell’orchestrazione sinfonica che esalta alla perfezione la timbrica cristallina della sua interprete che si rivolge in una dedica al figlio insieme al quale “ho imparato a dire ‘ti voglio bene'”. La commozione si spreca per una canzone che così, già sulla carta, può essere iscritta nel registro dei sempre-verdi del vasto repertorio della cantautrice friulana meritando il titolo di una delle sue migliori realizzazioni di sempre. 70. Questa nostra stupida canzone d’amore – Thegiornalisti E’ stato questo il ritorno prepotente dei Thegiornalisti in questo 2018 che, indubbiamente, è stato l’anno della loro consacrazione. Contemporaneamente questa dedica spassionata rappresenta anche l’addio definitivo al mondo indie per approcciarsi, senza troppi dubbi, al mondo pop e ai classici temi da esso proposti. Certo, di mezzo ci stanno la Corea del Nord e Fiumicino ma Tommaso Paradiso e compagni realizzano la loro prima vera ballata d’amore che, va detto, non è niente male. 73. Risparmio un sogno – Bianca Atzei Scrive la miglior penna dell’ultimo anno (Ultimo) ed interpreta una voce che di parole romantiche di giovani autori ne ha cantante parecchie (Bianca Atzei). Il connubio potenzialmente è perfetta per un brano che ha il proprio punto di forza nel romanticismo che riesce ad evocare adottando un buon pop-rock tradizionalmente italiano. 76. Rollercoaster – Emis Killa Il motivo musicale portante dell’inciso è uno di quelli che si ricorda con facilità e l’idea di coniugarlo al classico “alè alè alè” si rivela vincente per favorire la necessità di far risuonare il pezzo in testa con insistenza. Emis gioca sul rapporto a due con una ragazza che, come al solito, viene vista attraverso il filtro della propria bellezza fisica. Un buon esponente della scena rap nostrana. 79. Se piovesse il tuo nome – Elisa E’ un’altra delle grandi sorprese dell’anno quella di scoprire Elisa tutta impegnata nel proporre una palese canzone d’autore 2.0 come potremmo indubbiamente definire Calcutta che con Vanni Casagrande e Dario Faini firma questa autentica rivoluzione del repertorio della Toffoli. L’indie s’impossessa della leggerezza e della vocalità eterea della friulana che si trova a cantare un testo distorto pur non perdendo quella sua vena di unicità e capacità di trasportare ogni cosa nel proprio mondo. 82. Stracciabudella – Malika Ayane Gioca con la propria classe la cantautrice italo-marocchina che nel suo ultimo album ha voluto mettere alla prova se stessa ed il proprio pubblico imboccando una strada quanto mai raffinata pur apparendo, a primo acchito, perfetta per quanto riguarda il piano della contemporaneità dei suoni. Anche in questo caso le sonorità sono quelle urbane che oggi giorno tanto piacciono ma che qui si trovano messe al servizio di una voce molto più ipnotica del loro stesso effetto. Il risultato è travolgente e straordinariamente innovativo. 85. Ti dedico il silenzio – Ultimo Con il solito testo maturo e personale il giovane Niccolò racconta qui di una serata di città in cui il mondo si ferma mentre si rientra a casa pensando ad un amore talmente forte da risultare il ‘tutto’ della propria esistenza. Nella vita si ricerca “un motivo per sentirmi vivo” e lo si trova, forse, all’interno di quel sentimento in grado di salvarne l’esistenza e che ha non nelle parole ma nei gesti e nel silenzio la propria ragione e la propria perfetta dimensione. Ultimo è il nuovo cantautore capace di portare davvero l’amore pop al vertice delle classifiche rinnovandone le vesti. 88. Tropicale – Francesca Michielin Francesca Michielin è riuscita, in questo suo 2018, ad imporsi all’interno della nuova dimensione indie-pop e lo ha fatto mettendo in scena tutta la sua attitudine autorale rivolta alla contemporaneità, all’oggi e alla multietnicità. A testimoniarlo nel migliore dei modi possibili è questo brano leggero ma travolgente musicalmente grazie ad un arrangiamento tutto improntato a mettere in risalto la timbrica chiara e avvolgente della giovane veneta. 91. Un altro giorno – Enrico Nigiotti Chitarra acustica che accompagna costantemente le composizioni del giovane cantautore toscano e timbrica ruvida di una voce scavata dall’esperienza costituiscono, anche in questa occasione, la marcia in un più per questa bella canzone pop che gioca nuovamente nella contrapposizione tra la dolcezza di un sentimento amoroso e la ruvidità della realtà, degli sbagli e degli errori. Si prega di avere a disposizione una nuova opportunità per correggersi e migliorarsi mentre, intanto, la melodia si arricchisce di una ritmica travolgente nell’inciso cantato in coro. 94. Un giorno in più – Irama Parte un pianoforte sussurrato e trattenuto su di cui la voce si adagia con compostezza ed intimità sfruttando anche un eco che, all’improvviso, si trova a riempirsi di rabbia, di dolore e di potenza per esplodere in un ritornello davvero incisivo. Irama con questo brano ha dimostrato davvero tutto il proprio talento autorale e la sua normale predisposizione a dar forma ai propri sentimenti per mezzo della musica. Il risultato è un incredibile veicolo di verità che come una lama taglia dritto il cuore. 97. Universale – Benji e Fede Stanno crescendo in fretta i due giovani ragazzi modenesi che, pian piano, stanno inserendo dei brani un po’ più impegnativi nel loro repertorio fatto in abbondanza ancora di testi sufficientemente futili. In questo caso a firmare sono Tony Maiello, Davide Epicoco e Piero Romitelli che sono una vera garanzia di successo. Conservando un suono leggero e accessibile il brano si eleva comunque al di sopra di qualche tormentone estivo che, pur con i propri meriti, sono condannati a passare con la stagione che accompagnano. 100. Voglio – Marco Mengoni Ha voluto stupire Marco Mengoni e lo ha fatto con un brano che davvero nessuno si aspettava da lui in questo momento e che, forse, ne ha anche condizionato lo sviluppo. Immaginare il Re Matto a proprio agio con la scrittura pazzerella e frizzante di Andrea Bonomo non era cosa facile ma, occorre ammettere, che il risultato sulla lunga distanza è tutt’altro che insoddisfacente. Finalmente Mengoni torna ad esagerare anche vocalmente trovando testualmente delle immagini meno telefonate e scontate pur rimanendo all’interno dell’orizzonte pop anche grazie ad una produzione sempre attualissima e, per certi versi, anche futurista. |
02. 90 min – Salmo
Nell’anno in cui la trap ha fatto la voce grossa nel mercato discografico italiano Salmo rappresenta una delle rarissime eccezioni che si sono dimostrate capaci di proporre un prodotto coerente e di qualità. Con rabbia ed intensità si racconta la società che si crede di aver di fronte passando dallo smog di Milano alla chiusura dei porti da parte della politica di fronte ai migranti. “Siamo già morti lottando in un mare di odio affogati dai nostri rimorsi, Dio non l’ho visto ma ci conosciamo, odio la Chiesa ma sono cristiano; prima di essere un vero italiano cerca di essere umano”. Si può fare davvero rap di protesta anche in Italia. 05. Amore che torni – Negramaro Giuliano Sangiorgi e i suoi Negramaro non ne hanno sbagliata nemmeno una nel loro ultimo progetto d’inediti e questo ultimo singolo estivo ha tutte le carte in regola per funzionare nel tempo grazie a quella struttura di forma-canzone che ha reso intramontabile la loro musica. Si racconta del ritorno sulla scena di un amore e lo si fa tra l’abituale ed iconico falsetto di una voce unica nel suo genere ed un arrangiamento che con coerenza crea il giusto mix tra pop d’autore, accenni di ritmica e un’elettronica contemporanea. 08. Anima carbone – Loredana Bertè Di sfide Loredana ne ha superate parecchie nel corso della sua vita ma ancora oggi ha la forza di non arrendersi e di guardare avanti: “non sono stanca di sbagliare e di bruciare il tempo, di calpestare ogni morale e poi gettarla vita. Se Dio ha barato a mio sfavore dovrà saldare il conto con la mia anima carbone”. Non esiste canzone che meglio potrebbe raccontare senza filtri la Loredana d’oggi: una guerriera che continue a vedere la vita come una “partita divertente”. 11. Bella e rovinata – Irama Si parte con il pianoforte e si vira verso una bella canzone che appare come una dedica alla donna attuale e contemporanea. L’apertura è dolce e delicata (“mi hai chiesto di volare”) per poi virare verso un inciso più sostenuto e deciso anche testualmente (“Passeremo la notte con i sedili giù e con un’alba in più“). Irama conserva intatta la sua attitudine autorale fatta di attualità e di un linguaggio che sa arrivare dritto al punto. 14. Caramelle – Pierdavide Carone e Dear Jack Mancava da troppo tempo il bravo Pierdavide Carone che qui, sorprendentemente, viene a trovarsi a fianco dei Dear Jack che, a memoria, poco hanno a che fare con il suo mondo musicale. L’occasione è un pezzo impegnativo e impegnante che trova nella denuncia della pedofilia il proprio motivo d’esistere. Il testo, tutto a firma Carone, viene cantato con energia e tagliente incisività da due belle vocalità che si incastrano alla perfezione in un pezzo che sul palco dell’Ariston (luogo che meritava senza ombra di dubbio) avrebbe indubbiamente ben figurato restituendo alla musica italiana un cantautore che sa il fatto suo. 17. Complici – Enrico Nigiotti e Gianna Nannini Canzone anomala per la penna pop di Enrico Nigiotti che qui si confronta con delle strofe tutte parlate passando attraverso una dinamica vocale che si avvicina parecchio al sussurro. Di tutt’altro tenore, invece, i ritornelli che sono affidati alla voce della rocker senese che qui torna a recuperare, dopo un periodo parecchio prolungato di latitanza, la sua verve aggressiva e performante. La fusione è micidiale ed è impossibile non lasciarsi trascinare da un bel mix di pop-rock e cantautorato 2.0. 20. Disteso sui miei guai – Timothy Cavicchini Timothy è rocker di professione, uno che le chitarre sa come farle suonare davvero sull’onda della propria voce che con efficienza rievoca la miglior tradizione energica del nostro Paese. Il tutto si unisce, anche in questo caso, ad una coerente riflessione sull’esistenza e sulla quotidianità di una vita che ci vede tutti costantemente “schiavo dei vorrei”. Pur risuonando costantemente rock la scrittura di questo ragazzo ha la capacità di rivelarsi sempre particolarmente appetibile anche dal più grande pubblico pop. 23. El amor que no se vive – Marco Rotelli e David Neria Il ragazzo quest’anno ha visto passare anche la scrittura del grande Mogol nella sua ripartenza discografica ma la cosa migliore da lui realizzata, con tutto il rispetto per il grande Maestro delle parole, è questa bella ballata dedicata all’amore scritta e musicata interamente da lui stesso. Lo è essenzialmente perchè si rivela essere in perfetta linea con ciò che da sempre propone, con la propria immagine e con il proprio modo di fare e vivere la musica. Il risultato, anche in questa forma di duetto internazionale, risalta le sue qualità autorali che s’incastrano alla perfezione nella grande tradizione del libro del pop italiano più romantico e passionale. 26. Felicità puttana – Thegiornalisti Sdoganata definitivamente l’uso della parolaccia in una canzone mainstream anche Tommaso Paradiso vi ricorre per una delle sue solite hit che, nel bene o nel mare, chiunque ha fischiettato almeno una volta in macchina. Lo schema è quello più classico con le doppie voci e le tastiere nell’arrangiamento. Poi, la genialata è quella del “ti mando un vocale di 10 minuti” che costituisce l’ossatura di un brano che, essenzialmente, ha il solo scopo di farsi ricordare. 29. Frasi a metà – Laura Pausini Il volume della dinamica vocale dell’artista romagnola non lo scopriamo certamente oggi e questo implica le sue possibilità d’interpretare brani che, almeno vocalmente, sconfinano nel rock pur parlando di cuore e riservandosi una partenza tutta pop-acustica. Il ritornello, però, in questo caso esplode nella sua potenza ritmica raccontando di una delusione che la vita e le persone hanno riservato a chi aveva riposto in loro la propria massima fiducia. Impossibile non lasciarsi coinvolgere da un sentire che risulta quanto mai senza filtri. 32. Il ballo delle incertezze – Ultimo Inutile stare a ripetere che si tratti, senza mezze misure, della novità discografica dell’anno oltre che della canzone di maggior successo ed impatto dell’ultimo tradizionalissimo Festival di Sanremo. Il segreto del successo di questo ragazzo e di questa canzone, però, sta nella capacità di riuscire a raccontare con contemporaneità la società di oggi, la sua sfiducia, la sua decadenza, la sua mancanza di certezze. Il più bel e coerente dipinto dell’attualità sociale e musicale. 35. Il mondo prima di te – Annalisa E’ stata senza dubbio d’Annalisa la palma di voce più bella dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. A questo, probabilmente, va aggiunto anche il titolo della canzone più tipicamente sanremese (nel senso della grande tradizione degli anni ’90) e della scommessa discografica più francamente riuscita visto il successo raccolto con l’intero nuovo progetto della savonese che, va detto, con questo brano poco c’azzecca. E, forse, proprio per questo una bella ballata pop, incentrata sui sentimenti che sanno anche scoprirsi nuovi e divisibili, ha letteralmente conquistato l’Ariston sulle orme delle grandi ugole che sono passate negli anni su quel palco. 38. Imparare ad amarsi – Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico La classe e l’eleganza senza tempo dell’immensa Ornella Vanoni tornano finalmente, fortunatamente e giustamente al centro della più classiche delle kermesse musicali italiane e, soprattutto, di una gran bella canzone co-scritta da due dei migliori autori degli ultimi anni. Un invito ad amare la vita e sè stessi per “vivere ogni istante fino all’ultima emozione”. Sentire una dea della musica cantare fa sempre piacere ma se ciò che canta è un messaggio così vero, sentito e reale allora la combinazione non può che risultare micidiale. 41. Io ti penso – Nyvinne E’ stata, anche questa volta, una delle più belle proposte di Sanremo Giovani ma complice un regolamento poco favorevole non è riuscita a guadagnarsi il palco dell’Ariston che, in realtà, la canzone e l’interprete stessa meritavano appieno. Più classica e sanremese rispetto al primo tentativo la giovane Nyvinne ha proposto una bella ballata in cui il pianoforte conquista la piena scena insieme al racconto di un amore che si divide tra ricordi, forza e speranze raccontate dalla penna della brava Alessandra Flora su di una melodia interessante di Fausto Cogliati. 44. La fine del mondo – Anastasio E’ il neo-vincitore di X-Factor ed uno degli esponenti del nuovo rap-pop d’autore che in questo 2018 ha collezionato non pochi successi a partire da Ultimo fino ad Irama. Anastasio pare, almeno per il momento, più spostato verso una dimensione decisamente più rap ed urbana ma il risultato è comunque un qualcosa che trova nell’aspetto mainstream la propria dimensione di riferimento. La cosa più interessante è ancora il testo che con capacità si riporta alla fine del mondo suscitando con coerenza le giuste immagini evocative che rendono alla perfezione il tutto. 47. L’eternità (il mio quartiere) – Fabrizio Moro e Ultimo Un grande classico del cantautore romano rivive di una nuova luce con una reinterpretazione forgiata dalla voce e dalle rime di Ultimo che, nell’ultimo ritornello, s’inserisce con coerenza tra i versi della canzone per raccontare l’amore per la vita ed il suo più grande mistero. Rendere giustizia all’abilità autorale di Moro in uno dei suoi migliori capolavori non era compito facile ma il giovane Ultimo sa il fatto suo e riesce nell’impresa con convinzione. “E’ eterna la vita se riesci a capirla, non ti chiedo di amarla ma di riuscire a sentirla”. 50. L’isola – Emma Emma cambia strada e tira fuori tutta la sua maturità artistica in una canzone che ha tutta la forza necessaria per resistere e affermarsi nel tempo all’interno di una nuova dimensione musicale. Emma scende in campo all’interno della dimensione dell’indie-pop adottando un vestito sonoro che odora profondamente di tastiere e sintetizzatori nel suo tappetto dell’arrangiamento. Emma adotta le firme di Roberto Angelini (che per lei scrisse la prima Calore), Gigi Canu e Marco Baroni che la trasportano alla perfezione di questo nuovo mondo fatto di suoni attenti e di un uso della voce meno massiccio e più delicato. Ottimo punto di partenza. 53. Mondiale – Emma Ha attraversato momento non facilissimi Emma in quest’annata ma la miglior risposta alle critiche e ai pettegolezzi è stata proprio questa canzone che, quasi come se il destino lo avesse previsto, risponde con un sonoro “ma che palle” in un inciso pop-rock che con coerenza ricorda al mondo che “esiste un’altra vita” rispetto a quella delle classifiche e delle copertine. Quando la salentina interpreta senza troppe pretese o ricercatezze brani che, come questo, rendono giustizia alla sua esigenza di comunicare in modo sincero e diretto non ce n’è davvero per nessuno. 56. Ne vale davvero la pena – Roberto Casalino L’immagine pop di bravo ragazzo sparisce come con un colpo di spugna con questa ventata di rock che difficilmente si poteva immaginare nella produzione, solitamente “composta”, di Roberto Casalino. Qui gli animi si scaldano, le chitarre mettono la quinta e la voce tira fuori quel suo irresistibile timbro “incazzato” che dona alle sue parole veridicità e concretezza. Impossibile non cantare a squarciagola un brano come questo mentre si sfreccia in una strada deserta in primavera. 59. Non è detto – Laura Pausini Laura Pausini è ciò che è essenzialmente per le grandi canzoni strappalacrime che con la sua potenza d’espressione vocale ha saputo far sue e tradurre in emozione veritiera. Mancava da un po’ troppo tempo una bella ballata pop che ricordasse al mondo tutto ciò e questa “Non è detto” è esattamente quanto occorreva: una partenza con il caro vecchio pianoforte, una voce che acquista dinamica nel corso delle battute ed un sentimento concreto e realistico da raccontare. Non ci sono astrazioni, frasi fatte o situazioni irrealizzabili. Stavolta “non è detto che mi manchi sempre, le cose cambiano continuamente”. A Nicolò Agliardi ed Edwyn Roberts la palma d’oro per la più fedele ballata pop pausiniana degli ultimi anni. 62. Paradiso e inferno – Valerio Scanu Scanu ha dalla sua una ugola importante e quando trova la canzone giusta per metterlo in evidenza è sempre una goduria per i timpani dell’ascoltatore. In questo caso la canzone c’è grazie all’istinto pop di Saverio Grandi e Gabriele Oggiano che si dedicano al racconto di un amore che oscilla tra gioie e dolori, passioni e litigi, paradiso e inferno per l’appunto. Un buon lavoro viene fatto anche da un bell’arrangiamento pop che con un’orchestrazione davvero reale e suonata per riempire davvero il suono rendono il tutto suggellato alla perfezione. 65. Piume – Leo Gassmann E’ la classica bella canzone all’italiana che fa leva sul crescendo di vocalità e arrangiamento per arrivare ad un ritornello esplosivo che travolge emotivamente grazie ad un testo incentrato sui sentimenti. Gassmann potrebbe apparire come il classico figlio di papà ma, in realtà, ha dalla sua una forte componente melodica, una bella presenza, un timbro vocale curioso ed importante e, non da ultimo, una capacità autorale capace di collocarsi con rispetto e competenza sul filone del cantautorato pop all’italiana. Qualche anno fa, prima dell’ondata trap/indie, avremmo gridato al successo. 68. Quelli che restano – Elisa e Francesco De Gregori Trovare qui De Gregori interprete della poesia autorale scritta e composta da Elisa sa quasi del miracoloso se si considera l’enormità del suo peso artistico in quanto cantautore e maestro delle parole in musica. Il mix non poteva che essere irresistibile costituendo un vero e proprio gioiellino musicale che si destreggia in una leggerezza senza tempo mentre “le vite sfrecciano”. Si parla con maturità di vita, di esperienze di momenti che hanno la forza di sapersi imporre restando nel tempo contrapponendosi al suo stesso scorrere impetuoso. In tanti si affacciano all’esistenza ma in pochi hanno la marcia in più per resistere e rimanerci. Elisa e la sua grazia vocale escono allo scoperto e si esaltano in un’orchestrazione maestosa che accoglie una voce ruvida e densa di De Gregori. 71. Questioni di forma – Malika Ayane I tormentoni sono affare di Malika Ayane da sempre ma la loro particolarità è di riuscire sempre a mantenere una certa dose di eleganza, leggiadria e spensieratezza. La cantautrice italo-marocchina ci riesce anche in questo caso (che va detto, non è ancora arrivato alla rotazione radiofonica) azzeccando l’ennesimo inciso che si ricorda con facilità e trascina l’ascolto con la dovuta leggerezza. La voce, poi, non può che essere la ciliegina sulla torta. 74. Salutalo da parte mia – Einar Il pregio maggiore del giovane Einar è quello di saper interpretare con immediatezza e senza alcun filtro innaturale le parole che la sua voce grezza ed inesperta si trova a cantare. La sua maggior fortuna, in questo caso, è quello di trovarsi tra le mani, anzi tra le corde vocali, un bel testo firmato da Daniele Magro che di sentimenti, ballate pop struggenti e sporcature soul se ne intende parecchio. Potrebbe tranquillamente essere un brano adatto al repertorio della prima Amoroso o di qualche altro suo collega che con brani così struggenti s’è costruito una carriera ma anche in questa forma rende benissimo l’idea. 77. Sei la mia vita – Noemi E’ una storia d’amore raccontata sotto la forma della più romantica delle dediche a far da sfondo ad un brano che ha nel potente inciso cantato a tutta voce da Noemi il proprio punto di forza. Il mondo si ferma di fronte allo scorrere del tempo passato con chi si ama che, per ciascuno di noi, rappresenta il nostro tutto, “ogni goccia del mio sangue”. Per farla semplice, insomma, “sei la mia vita”. Ciò che davvero rende imperdibile questo brano, però, è l’irruenza vocale con cui Noemi ci si approccia non lasciando spazio a sfumature, a momenti vuoti o di dubbio. 80. Super Martina – Lorenzo Fragola e Gazzelle Il buon Lorenzo detiene, probabilmente, la hit più incompresa dell’anno. L’ha realizzata insieme a Gazzelle, l’uomo perfetto per accompagnare la svolta indie e ribelle del cantautore siciliano, e raccontando il classico abbaglio (detto anche “cotta”) estivo. Nulla di più azzeccato se ci si aggiungono sintetizzatori e tastiere a non finire oltre ad una produzione di tutto rispetto che con coerenza colloca questo nuovo Lorenzo Fragola esattamente dove vuole stare. 83. Ti ricordi di me? – Alessio Bernabei E’ questa la svolta di Alessio Bernabei che, abbandonato il ciuffo ribelle degli esordi adolescenziali, pare aver trovato la forza di sentirsi “un essere umano più libero”. La nuova veste musicale è quella più free e disinvolta dell’attualità con le tastiere ed una bella linea di basso mentre il testo si concentra tutto nel raccontare chi si era e chi si è adesso il che, non per forza, corrisponde ad una denuncia del proprio passato. Anzi. Bernabei canta “gli anni passano, le persone cambiano, molti non ricordano, rimarrò per sempre il caro Jack, un po’ come quando io stavo insieme a te, un po’ come quando cantavi insieme a me”. Giusto per ricordare che i teen idol sono condannati a crescere insieme al loro pubblico.
86. Trova un modo – Alessandra Amoroso Ci riprova con un up-tempo la salentina che nella scorsa stagione discografica aveva letteralmente stravolto il proprio repertorio con la funzionale ed azzeccata ‘Comunque andare’. Questo nuovo esperimento, non è un mistero, si vuole collocare senza troppi misteri lungo quella via pur recuperando la tematica sentimentalistica che a tratti vede germogliare i fiori dell’amore e, altre volte, appare come totalmente concludersi. Alessandra interpreta come al solito con forza e potenza ricercando le giuste sfumature per un racconto funzionale delle parole, sempre ispirate, di Roberto Casalino. 89. Un altro giorno sulla terra – Dolcenera Dolcenera è stata da sempre una progressista ed un’eterna ricercatrice nell’ambito del suono. Continua ad esserlo anche con questo estivo brano che ha la capacità di adottare sonorità urban ed etniche discostandosi totalmente dalle tinte reggaeton che dominano le scene estive ormai da qualche anno senza più alcuna novità. L’anima del mondo latino, della ritmica brasiliana e delle orchestrazioni tutte attuali s’impossessano di un brano che ha tutte le carte in regola per dettare le nuove mode. 92. Una foto di me e di te – Marco Carta Potrebbe essere descritto e raccontato come il brano della libertà e della vita e, forse, effettivamente per Marco Carta lo è stato davvero. Rimasto nel cassetto per qualche mese questo pezzo firmato da Davide Simonetta e Raige rappresenta il miglior episodio musicale della carriera del cantante sardo che da qualche tempo faticava a trovare una propria dimensione. La risposta arriva da una bella ballata pop che, però, ha il proprio punto di forza in un testo davvero sentito e personale che parla di un incontro mai avvenuto con il padre e della scoperta di amare in un modo “diverso” un uomo. 95. Uramaki – Mahmood Mahmood è indubbiamente una delle nuove migliori leve della musica italiana e da anni bazzica nell’ambiente senza riuscire, tuttavia, a trovare la sua canzone della vita, quella adatta a sfondare e conquistare il grande pubblico. Questa Uramaki potenzialmente è quanto cercava e quanto deve perseverare a proporre in attesa della grande occasione. Internazionalità del suono e dell’arrangiamento, timbrica vocale avvolgente e inconfondibile, testo appropriato e perfettamente in linea con le tendenze d’oggi. E’ la canzone perfetta. 98. Volevo scriverti da tanto – Mina Sua Maestà Mina Mazzini è tornata solista in questo 2018 e lo ha fatto con una nuova gemma che non può che entrare di diritto nella lista delle sue migliori realizzazioni d’inediti negli ultimi anni. Il tempo si ferma e ricorda a tutti l’eternità di questa voce che da sessant’anni accompagna e segna la storia della musica italiana con il suo timbro vocale unico ed irripetibile. Mina si limita ad essere semplicemente sè stessa interpretando con la sua abituale classe un brano che le permette di mettere in evidenza tutte le sue sfumature vocali. “Volevo dirti che io canto ancora di te” rivolgendosi ad un’ideale musa a cui, da sempre, si rivolge sottolineando, con semplicità, la sua eternità. |
03. Adesso – Diodato e Roy Paci
Sono stati la vera rivelazione inaspettata dell’ultimo Festival di Sanremo, la sorpresa maggiore per un pubblico pigro come quello mainstream della kermesse ligure che difficilmente ricordava così positivamente la penna e la resa musicale del giovane cantautore aostano. Il tema è la ricerca del “coraggio di vivere tutto per davvero senza rincorrere un altro miraggio”. Il mezzo per arrivarci è una gran bella orchestrazione, una tra le migliori degli ultimi mesi, che torna ad invocare finalmente anche i fiati facendo leva su di un potente ritornello incisivo e veicolante. 06. Amore e capoeira – Takagi & Ketra feat. Giusy Ferreri e Sean Kingstom E’ stato il tormentone assoluto dell’estate 2018 e come tale passerà alle cronache ma, talvolta, anche le canzoni leggere ed estive hanno dei meriti per essere ricordate. In questo caso il “lavoro sporco” lo fa tutto la timbrica unica di quella Giusy Ferreri che negli anni di tormentoni ne ha confezionati parecchi. Certo, stavolta si parla banalmente di favelas, di sole, di mare e di corpi che flexano. Sfido, però, qualcuno a dire che questo brano non si è rilevato assolutamente funzionale al proprio obiettivo: far ballare sotto gli ombrelloni. 09. Babilonia – Loredana Bertè Tutta basata sull’energia del duo autorale di Luca Chiaravalli e Fabio Ilacqua la canzone costituisce indubbiamente una delle migliori proposte della Bertè negli ultimi anni riuscendo a conservare quel suo istinto rock e ribelle. Il miracolo non sta tanto nel poter riascoltare Loredana come raramente si era riusciti a fare ultimamente ma piuttosto nel poterlo fare in una canzone che ha tutti i meriti di poter essere ricordata affianco ai grandi successi dell’artista calabrese. 12. Buona notte – Enrico Nigiotti E’ il più alto punto toccato da Nigiotti nella sua scrittura delicata dedicata all’eterno sentimento dell’amore che si ripete nei giorni e nelle situazioni. Di fronte a questo ininterrotto ripetersi del sentimento tutto perde di significato e di temporalità: “e intanto il tempo se ne va: dormirò tutta la notte, fingerò tutte le volte che pensarti non è niente, le mie braccia senza te, moriranno le parole, i tuoi occhi, il tuo sapore”. Un bell’arrangiamento pop sporcato da una rispettosa ritmica sostiene una voce che via via si sporca di quel graffio rock necessario a comunicare un sentimento così potente e con un sentore di vissuto reale. 15. Chiedo scusa – Enrico Nigiotti Si parla pur sempre di vita e di canzoni che si intersecano come fossero un tutt’uno indistinguibile. A volte, però, ci si pensa troppo tardi, si dicono delle cose che non si vorrebbe dire o si fanno delle cose senza rendersi conto che c’è un tempo per tutto. E’ quindi necessario chiedere scusa a chi ci sta attorno, a se stessi e alla vita stessa che merita la nostra attenzione più reale e veritiera. Ciò che più piace di Enrico è però la sua capacità di riproporre con attualità un modo di scrivere che pareva essere destinato all’ombra, ai ricordi di un passato di menestrelli troppo ingombranti per essere ascoltati nell’oggi. 18. Così sbagliato – Le Vibrazioni L’energia ed il graffio tutto rock di Francesco Sarcina si ricongiunge a quello de Le Vibrazioni ritrovando in questo brano la loro perfetta identità musicale di sempre. Il risultato non può che essere travolgente, esplosivo e perfettamente coerente con il percorso della band che nei primi anni 2000 spaccò letteralmente le scene del pop-rock italiano. Le firme di Simonetta-Bonomo-Chiaravalli attualizzano una ricetta che, comunque sia, si dimostra sempre perfettamente fresca. 21. Dov’è che si va – Annalisa In un disco tutto elettronico eccetto il gioiellino sanremese quest’altra traccia rappresenta l’unica altra eccezione e l’unico vero esperimento riuscito nel coniugare linguaggio pop, espressione vocale e sonorità attuali all’interno del contenitore del pop. Annalisa tira fuori la sua ugola e si destreggia con facilità in una bella ballata scritta da Paolo Antonacci e Placido Salomone e poi rivestita di un tappeto elettronico che la rende coerente con il nuovo percorso artistico della sua interprete. Ciò che, però, più salta all’occhio è proprio la capacità di suonare melodiosa, leggera ed estremamente pop. Che poi il pop dovrebbe essere la strada della savonese… 24. Eterno – Giovanni Caccamo Il sentimentalismo ed il romanticismo sembrano estremamente passati di moda ma all’Ariston puntualmente riprendono vita con più o meno fortuna. Giovanni Caccamo, con l’ausilio di Cheope, riesce a cucirsi addosso un testo che ha tutte le carte in regola per entrare di diritto nella tradizione più classica dei brani d’amore cantati a Sanremo. Si va dal luccichio degli occhi alla promessa dell’eternità del sentimento. Nessuna sorpresa, certamente ma il brano c’è e ai deboli di cuore piace assai. Nel duetto con Arisa poi… 27. Forse domani – Alessandra Amoroso Quando l’interprete salentina incontra le penne romantiche di Federica Camba e Daniele Coro il risultato si rivela spesso e volentieri prevedibile nella sua destinazione musicale ma, contemporaneamente, anche imperdibile per i deboli di cuore. Il pop italiano è anche e soprattutto questo tipo di canzoni che fanno dell’elemento strappalacrime, dell’amore doloroso e sacrificante e delle lunghe crescite vocali negli incisi i loro punti focali. La Amoroso è interprete regina di questo tipo di brani che grazie al suo colore di voce e alla sua intensità interpretativa risaltano e donano la miglior colonna sonora per ogni amore difficile. 30. Giovani – Irama Dedica ad una generazione che merita di essere raccontata con verità senza troppi filtri. Si passa dalle scopate dentro la macchina alla rabbia che non per forza ha un perchè. La cosa più interessante è proprio la rabbia che la voce riesce a tirare fuori nell’inciso che recita con coerenza e verità: “Siamo noi che scriviamo la storia, siamo noi ladri di pelle d’oca: giovani con meno carte come fossero in disparte senza nodi alle cravatte ma con nodi in gola”. Raccontare il mondo giovanile non era semplice senza ricadere nelle classiche figure retoriche, Irama ha superato brillantemente la prova. 33. Il coraggio di andare – Laura Pausini Tony Maiello dona un’altra bella perla al repertorio dell’artista di Solarolo che passa dal sussurro al grido potente e deciso in questa bella ballata che invita a farsi sentire con positività e fermezza nei riguardi della vita. Il centro focale di tutto il pezzo è proprio quel “fatti sentire” che si ripete nel corso della canzone adottando le più diverse gradazioni musicali e timbriche. Esiste anche una versione con Biagio Antonacci ma quando la Pausini si trova tra le mani una gran bella ballata pop come questa non può che esserne la sola protagonista oscurando tutto il resto. 36. Il vento della vita – Ermal Meta La sempre ottima firma di Meta s’incontra qui con quella degli amici Gianni Pollex e Francesco Cianciola azzeccando alla perfezione un racconto intimo e personale del corso della vita. “Io non ho perso tempo, ho preso vento per gonfiare le mie vele e navigare in mari sconosciuti; io non ho perso tempo, a volte ho perso me per poi ritrovarmi e ripartire ancora verso te” recita l’inciso di un brano che invita a rialzarsi dopo le sconfitte per continuare ad aggiungere acqua al proprio mulino della vita che si arricchisce grazie alle esperienze dell’esistenza. 39. In primo piano – Eros Ramazzotti Scrive Jovanotti ed interpreta Ramazzotti il che già dovrebbe bastare per un buon risultato che, in effetti, avviene grazie, però, ad una soluzione diversa da quella che ci si potrebbe aspettare. Lorenzo confeziona una vera e propria ballata d’amore tutta piano e voce (almeno fino al finale orchestrale) ed Eros si affida completamente ad una timbrica vocale che ormai ha fatto la storia nell’interpretare struggenti dediche amorose destinate a restare nella memoria collettiva. Il tocco in più, inutile dirlo, è proprio il finale in cui l’atmosfera si riempie indossando un vestito sonoro più adatto e rifiorendo come un cuore nel suo battito più vitale. 42. La casa azul – Marco Mengoni Mengoni continua a guardare ai suoni extra-italiani per ricercare un sound internazionale e multietnico da far sposare al sentimentalismo della tradizione testuale italiana. In questo processo internazionale interviene anche “il molleggiato” Adriano Celentano che, per un cameo, accompagna per mano Marco quasi a volergli indicare la strada e ad incoronarlo nuova promessa della musica italiana. Impossibile resistere a questa energia trascinante e avvolgente che sconfina anche in qualche verso spagnolo che, mai in come questo brano, calzano a pennello. 45. L’altra dimensione – Maneskin Marlena stavolta torna in scena per andare a ballare in una calda atmosfera estiva che si riflette anche in un arrangiamento tutto etnico nelle sue sfumature che fin d’ora si preannunciano perfette e avvincenti per l’estate che verrà. Il testo ne soffre, forse, più del dovuto ma il tutto viene ampiamente controbilanciato dal sound fresco e coinvolgente. 48. Liberi – Tiromancino e Giuliano Sangiorgi Un grande successo di Federico Zampaglione e compagni rivive all’interno sotto una nuova forma con la voce ipnotica di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che dona ancora maggior leggerezza ad un pezzo che non ha di certo bisogno di presentazioni per essere riconosciuto come uno dei capisaldi del repertorio leggero italiano. L’amore per la libertà, valore assoluta della vita, emerge con forza dalle voci di due numeri uno dell’interpretazione italiana. 51. Lontanissimo – Lorenzo Fragola Lorenzo Fragola è dotato da sempre, lo sappiamo, di una scrittura pop particolarmente delicata in alcuni dei suoi frangenti. Questa Lontanissimo ne è uno dei capisaldi indiscutibili grazie alla sua capacità di raccontare, per mezzo di un’intensa canzone pop, di una relazione che si consuma inesorabilmente sotto i colpi del tempo. “Te lo giuro che io vado lontano, lontanissimo e sto malissimo e fanculo. Te lo giuro che io parto lontano non ritorno, non ti conosco più”. 54. Morirò da re – Maneskin Tormentone di tutta la primavera-estate radiofonica quello siglato da Damiano e compagni che s’immaginano seduti su di un lussuoso trono mentre sono inseguiti dall’instancabile e onnipresente Marlena, musa ispiratrice delle loro ultime fortunatissime creazioni musicali oltre che filo rosso dei loro testi. Il rock di un arrangiamento tutto sopra le righe ed una voce dotata di un timbro riconoscibile, graffiato ed incisivo costituiscono i punti forti di una canzone che non si può che non ricordare come una dei capisaldi dell’ultima annata musicale. 57. Nero Bali – Elodie, Michele Bravi e Guè Pequeno Si parla pur sempre di un tormentone dell’estate e in tale ottica va visto ed analizzato un brano che, però, ha il merito di stravolgere le carte per quel che riguarda, almeno, due dei suoi tre protagonisti. Elodie e Michele Bravi si riscoprono, con nostra somma sorpresa, giovani e leggeri raccontando una quotidianità che, talvolta, gli schermi tendono ad offuscare e rinnegare. Certo, dopo Bangkok anche Bali richiedeva il proprio spazio e l’idea non è poi così troppo lontana o sorprendente. Il risultato, però, è pur sempre trascinante, leggero e ascoltabile con la giusta tranquillità e spensieratezza. 60. Non mi avete fatto niente – Ermal Meta e Fabrizio Moro Hanno sbancato il Festival ancor prima di arrivarci ed hanno anche riscaldato le polemiche sanremesi che da qualche annata mancavano fin troppo all’appello finale. Ciò che più importa, però, è il messaggio di un brano costruito esattamente per questo: comunicare qualcosa. Non è forse la canzoncina che si canticchierà sotto la doccia per anni e anni ma è destinata a rimanere negli annali della kermesse nel capitolo “brani impegnati” e, su questo fronte, Moro ha di che insegnare. 63. Per me è importante – Tiromancino e Tiziano Ferro Reinterpretazione del classico dello storico successo della band romana che trova in Tiziano Ferro il perfetto braccio destro per esaltare ulteriormente la già forte presenza di romanticismo e sentimentalismo. Rendere onore ad un sempre verde della musica italiana non è mai semplice rischiando sempre di ricadere nella trappola dello “scimmiottare”. Ferro e Zampaglione, per loro fortuna, sono maestri nell’ambito cantautorale ed interpretativo. 66. Posso – Carl Brave e Max Gazzè E’ una fusione interessante quella che è avvenuta tra i due cantautori romani figli di una generazione diversa non solo a livello anagrafico ma anche musicale. Il risultato, però, rende onore ad entrambi coniugando alla perfezione i mondi di entrambi sfornando un pezzo totalmente fedele alle necessità musicali attuali e contemporanee. Gazzè, poi, come al solito si dimostra essere il mago della comunicazione istantanea senza troppi filtri di comunicatività. Trascinante al punto giusto e perfetta per dimostrare che anche la trap, se ben fatta, può essere “popolare” e soddisfacente. 69. Quello che siamo diventati – Motta E’ un cantautorato di classe, sopraffino ed elevato quello del giovane Motta che quest’anno ha ottenuto per le sue opere la Targa Tenco che ribadisce il talento di questa penna delicata e moderna. Questa come tutte le sue canzoni trasportano l’ascoltatore all’interno di un mondo isolato, lontano da influenze esterne e troppo contaminate dagli altri. Motta ha la capacità e la forza di affermarsi come una soluzione a se stante in un delicato gioco all’equilibrio tra immagini testuali e melodie avvolgenti. 72. Rischiamo tutto – Virginio E’ questo il ritorno più tradizionale di Virginio che in quest’annata ha messo i primi mattoncini del suo rimettersi in pista anche da cantante oltre che da ormai affermato autore. La vocalità è quella di sempre: dolce, sensuale ed avvolgente nelle sue tinte soffici e soffuse. La canzone è concentrata sul rimettersi in gioco, sul prendersi la responsabilità di osare per ciò in cui si crede e che s’intende realizzare nella propria vita. Indubbiamente è uno di quei ritorni musicali che fanno bene alla musica fatta con criterio, dedizione, arte e pazienza. 75. Scusa se non ho gli occhi azzurri – Francesca Michielin Anche tutto il nuovo pop-indie di Francesca Michielin basato su sintetizzatori ed elettronica trova in alcuni momenti la perfetta occasione per rivelarsi delicato, struggente e sospeso. Questa ballata, che si rivela essere quasi una lettera indirizzata all’amore di una vita, fa essenzialmente questo riportando la giovane interprete veneta alle sue origini musicali in quanto a tematiche cantate. Pare essere scomparsa tutto d’un tratto la capiente produzione moderna dell’ultimo album della Michielin ma il testo, co-scritto da Calcutta, suggerisce quella modernità che, in realtà, è semplicemente stata dirottata verso altri territori da esplorare. 78. Sopra – Gazzelle L’indie, in questo caso, è forse sopravvissuto all’esigenza di rendersi accessibile e digeribile dal grande pubblico dell’ambiente mainstream e pop e questo è possibile, sostanzialmente, dalla timbrica così particolare e riconoscibile di Gazzelle che, di suo, si dimostra sempre abile artigiano delle parole. E’ proprio nel testo, infatti, che si sviluppa il miglior incastro musicale che fa sbocciare il brano all’interno di una bella melodia che, sembra assurdo, non esclude nemmeno gli archi (anzi). 81. Terremoto – Tony Maiello Maiello nelle ultime stagioni discografiche si è imposto con forza nel modo autorale ma la sua vera indola è e rimane il cantautorato da incidere con la propria melodiosa vocalità calda e avvolgente. Il tutto risulta perfettamente in questa bella ballata che inizia con la chitarra acustica ed il pianoforte per aprirsi, poi, in un ritornello orchestrale che racconta le difficoltà di rialzarsi dopo le difficoltà della vita. “E giù tra le rovine di me stesso, come tra il fango e il cielo aperto: puoi trovarci un po’ di merda e qualche pezzo di universo. Ti giuro io l’ho visto il buio che c’è dentro, il rumore del silenzio”. 84. Torna a casa – Maneskin Trasportare l’essenza rock e britannica dei Maneskin all’interno della veste pop di una ballata all’italiana non era cosa facile ma Damiano e compagni sono riusciti nell’impresa dimostrando platealmente il proprio valore e le proprie possibilità future che indubbiamente potranno regalarci non poche soddisfazioni musicali. Il brano cresce pian piano facendo leva su dei gran bei archi che sottostanno alle strofe per tutta la durata del brano che si rivolge alla solita e nota Marlena. Tutto scorre come l’acqua fino a quando lo special finale inserisce davvero una batteria potente e sorprendente che stravolge le carte e cambia le dinamiche della melodia mettendo quel pepe che serviva al brano per conquistare fino in fondo. 87. Tua per sempre – Elisa Anche in questa circostanza Elisa si riscopre interprete per la penna del valido Davide Petrella che dimostra anche qui tutto il suo valore che, da qualche anno, i grandi della musica italiana gli riconoscono affidandosi alla sua firma. Si racconta l’amore più puro ed eterno e lo si fa all’interno di una ballata che viene sporcata nell’arrangiamento da qualche tocco di ritmica in più del necessario per renderla più appetibile anche a livello radiofonico. La dolcezza del timbro di Elisa, però, non ha prezzo ed il falsetto è la pietra miliare per un piccolo gioiellino dedicato all’amore che “a volte è una bugia”. 90. Un giorno eccezionale – Noemi Anche in questa circostanza Noemi si dimostra perfettamente a proprio agio all’interno di una classica dimensione pop incentrata sul rapporto a due che, nel corso del brano, s’interseca con il tema della vita, delle scelte e dei vari percorsi. “Ognuno nel suo viaggio nasce libero, ognuno ha il suo biglietto per andare ovunque trovi la sua strada, la sua ragione. Magari sarà vero come dicono che abbiamo tutti un tempo sognare”. La voce ruvida e densa dell’interprete romana, poi, rende il tutto perfettamente accessibile in una dimensione pop che non può che conquistare. 93. Una vita in vacanza – Lo Stato Sociale Oramai anche al Festival di Sanremo si ricercano i motivetti facili e martellanti ed ecco che il passo dalla scimmia nuda ad una vecchia che balla è parecchio breve. Lo Stato Sociale da piccola realtà indie conosciuto tutt’al più negli ambienti più progressive è stato catapultato nell’alta rotazione radiofonica al grido di “nessuno che rompe i coglioni”. Oltre al ritornello, però, c’è di più e se le radio, com’è giusto che sia, non se ne accorgono all’ascoltatore attento non possono sfuggire delle strofe che come un flusso di coscienza raccontano alla perfezione di una società ormai allo sbaraglio. 96. Vita ce n’è – Eros Ramazzotti Si tratta di un bel e positivo invito a vivere afferrando la vita con le unghie e con i denti per viverla davvero appieno. La ricetta musicale adottata è quella più tipica del repertorio del cantautore romano, qui accompagnato da Matteo Buzzanca e Domenico Calabrò: delle strofe in crescendo ed un ritornello orecchiabile che fa leva sull’inconfondibile dinamica vocale del suo prezioso interprete. E’ l’amore a rinnovarsi nel corso della vita, a trovare nuove forme per esprimersi e a far comprendere, anche nei momenti più bui, che esiste sempre una via d’uscita, una ripartenza possibile. 99. Wake up call – Antonino E’ la perla black-soul dell’anno e, forse, ne è anche l’unica vera rappresentante in un’annata che pare essersi letteralmente dimenticata dell’animo e del cantato nero. Antonino, fortunatamente, ricorda a tutti che la voce, l’animo e l’arte vanno dove meritano di stare e non dove le mode conducono senza troppa lucidità. Il frutto di tutto ciò è una gran bella ballata tutta in inglese che gioca sullo scorrere del tempo nelle relazioni come nella vita di ciascuno di noi mettendo in evidenza la delicatezza di una voce che sa accarezzare il cuore. |
Ilario Luisetto
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