giovedì, Aprile 18, 2024

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Il ritorno di Ligabue con “Riderai”, canzone che sa abbracciare – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo del rocker emiliano

Ci sono canzoni che sanno abbracciare. È difficile forse da spiegare la sensazione. Sono quelle canzoni che trasmettono una vicinanza concreta, limpida, umana, anche dolorosa se vogliamo. Suonano come una pacca sulla spalla, una carezza, uno sprono, uno scossone che saprebbe darti solo l’amico più caro. Ci sono sempre quando ne hai bisogno ed è ciò che contraddistingue “Riderai“, nuovo singolo di Ligabue da oggi in radio e su tutte le piattaforme digitali, prima anticipazione del nuovo album di inediti del cantautore in uscita il prossimo autunno.

Inno alla speranza |

Vi sfidiamo ad ascoltare il testo e a non emozionarvi. “Riderai” sa di vita vissuta, di inno alla speranza, sembra una canzone scritta da un genitore per un figlio che si trova in un momento di difficoltà. “Certe volte gli occhi stanchi han bisogno di pulirsi, o forse solo di guardare meglio“, canta Ligabue in un’immagine che chiarisce subito come il suo vuole essere un incoraggiamento, ancora più rinforzato dalla voce che, con il passare degli anni, si fa sempre più ruvida e dall’intenzione saggia che la veste.

È un brano che ha uno dei momenti più importanti nella domanda “Come stai?“, a cui viene aggiunto “Quante volte te l’ho chiesto? Quante volte mi hai risposto con un altro come stai?“. Perché è una domanda semplice, persino prevedibile e scontata, ma da cui talvolta si cerca di fuggire per la vergogna di esporre i propri problemi. Altre volte, invece, chi la pone non è poi nemmeno interessato ad ascoltare la risposta, perché più impegnato a dire come sta lui.

Il ‘Liga’ qui invece disegna un forte interesse nei confronti dell’altro e recita così il ruolo dell’ascoltatore, ma anche del consigliere. E quindi “crolla il muro su cui sbattevi, hai visto cos’era? Soltanto un pensiero“, perché spesso i blocchi nascono da barriere che si ergono solo nella nostra testa. Il momento in cui si torna a stare bene è perché lo scegliamo noi: “Capirai, serve sempre un po’ di tempo, ti darai l’appuntamento e quel giorno riderai“.

Sonorità che richiamano il passato più sanguigno |

A livello di sonorità e atmosfere ci troviamo davanti al miglior Ligabue: questo pezzo gioca, infatti, la stessa partita di alcuni tra i suoi brani più amati, come “Niente paura” e “L’amore conta“, senza peraltro dover rimanere un passo indietro. L’ultimo album “7” e il singolo estemporaneo “Non cambierei questa vita con nessun’altra”  avevano già mostrato segnali di come il ritorno alla produzione di Fabrizio Barbacci (dietro ad album come “Buon compleanno Elvis“, “Fuori come va?” e “Nome e cognome“) ci stesse ridando il Ligabue più sanguigno, verace e potente, e oggi questa “Riderai” ne è la definitiva dimostrazione.

Arriva sicuramente non nel momento più adatto perché canzoni di questo tipo sono già state sfrattate da tempo dalle classifiche di vendita, e in più l’attualità musicale ci insegna che in estate è quasi impossibile per una proposta così riflessiva trovare il proprio spazio. Ma piacerà sicuramente al pubblico di Ligabue e, forse ancora di più, a chi cerca qualcosa diverso dai tormentoni che, a breve, affolleranno radio e playlist. E “Riderai“, in questo senso, reciterà il ruolo dell’oasi nel deserto.

Ascolta e acquista qui il brano |

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.
Nick Tara
Nick Tara
Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.