giovedì 21 Novembre 2024

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Luigi Strangis: “Amici? Mi sono divertito ed emozionato con la musica” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane talento calabrese, vincitore della 21esima edizione di “Amici” di Maria De Filippi

Momento d’oro per Luigi Strangis, giovane cantautore e polistrumentista di Lamezia Terme laureatosi vincitore della 21esima edizione di “Amici” di Maria De Filippi. Un percorso artistico il suo, in cui ha auto modo si sperimentare e di spaziare tra i vari generi, mettendosi alla prova in ruoli diversi, ma senza perdere quella matrice di personalità che caratterizza le sue produzioni.STRANGIS è il titolo dell’EP in uscita il 3 giugno, dove al suo interno sono contenuti gli inediti presentati nel corso del talent show: da Tienimi stanotte a “Muro”, passando per “Tondo”, “Partirò da zero”, “Vivo” e “Riflessi”.

Ciao Luigi, benvenuto! E’ passata qualche settimana dalla finalissima di “Amici”, al di là della vittoria fine a se stessa, cosa ti rende orgoglioso del percorso realizzato?

«Sicuramente la crescita che c’è stata, perché fondamentalmente nella scuola vivi di musica ogni giorno. Ci sono dei coach brevissimi che non smetterò mai di ringraziare e che mi hanno dato tanto, sia per la crescita umana che per quella artistica. Oggi sono più consapevole di non dovermi nascondere, di poter stare tranquillo nel mostrarmi per come sono. Tutto ciò mi ha aiutato anche nella scrittura e mi ha reso cosciente di quello che sono diventato».

Pensi possa essere stato il tuo approccio da polistrumentista, il valore aggiunto che poi ti ha permesso di conquistare i favori del pubblico? 

«Forse sì o forse semplicemente a me piaceva vivere in quel mondo, giocando e divertendomi con la musica. A prescindere dai tecnicismi, alla fine, il motore di tutto sono le emozioni, ciò che ciascuno di noi riesce a provare componendo oppure ascoltando una canzone. Quindi, penso si sia trattato di un bel mix di entrambe le cose».

La sensibilità è stata un’altra carta a tuo vantaggio, la stessa che ti ha permesso di arrivare sia alle persone a casa ma anche ai tuoi compagni di viaggio. Compresa la stessa Maria De Filippi, che ha riconosciuto in te il giusto interprete di un brano come “Tondo”. Cosa ti ha colpito di questo bel pezzo scritto da Enrico Nigiotti?

«E’ un brano che può avere varie chiavi di lettura. Lo si può intendere letteralmente per quello che dice, ma anche per un messaggio più universale verso chi magari a volte non riesce ad accettare il proprio corpo, subendo il peso di determinate situazioni che in passato mi è capitato di affrontare. Nel mio caso non è stato poi così pesante, ma riconosco quanto possa esserlo per altre persone magari più fragili, perciò mi danno tanto fastidio questo genere di cose. Se “Tondo” è arrivato a me, fondamentalmente è anche per questo motivo».

Bella anche la collaborazione con Giordana Angi, che firma “Tienimi stanotte”, singolo attualmente in radio. Cosa ti ha colpito, invece, di questo pezzo e come ti sei trovato a collaborare con lei?

«E’ stato stupendo, adoro Giordana e la considero un’artista incredibile. Sin dal primo ascolto, questo brano mi ha trasmesso una forte energia, al punto da trasmettermi una sensazione di liberazione. Collaborando all’arrangiamento devo dire che è stato bello mettermi in gioco in questa veste. Mi piace vivere ogni aspetto della produzione di una canzone, piuttosto che limitarmi a cantarla e basta».

Analizzando il tuo percorso nella scuola, trovo curiosa la tua evoluzione. Il fatto che all’inizio tu ti sia presentato con l’inedito “Vivo”, completamente composto da te, per poi prediligere più la parte compositiva e interpretativa rispetto a quella testuale. Ci sono state delle ragioni particolari che ti hanno portato verso questa direzione?

«In realtà, quando si crea un pezzo si cerca di collaborare tutti insieme. Essendo nato come musicista, mi piace occuparmi di ogni aspetto ricoprendo anche ruoli diversi a seconda dell’occasione. In più, semplicemente, mi sono accorto che alcune cose hanno bisogno di una certa maturazione, del giusto tempo. All’interno della scuola ho sempre continuato a scrivere, a suggerire anche delle idee e degli punti. Non ci sono delle motivazioni particolari, mi piace questo spirito di condivisione e di collaborazione all’interno di un progetto e mi limito a seguire il flusso dell’ispirazione».

Come hai vissuto questo lungo periodo di isolamento e com’è stato il ritorno alla quotidianità?

«Beh, quello è stato particolare. Otto mesi sono tanti, però ti riabitui benissimo alla realtà con estrema semplicità. Devo dire che nonostante sia stato da una parte complicato, dall’altra mi sento completamente ripagato, a prescindere dalla vittoria. E’ stato un percorso che mi ha dato così tanto al punto che lo rifarei. Non mi è affatto pesato l’isolamento, il fatto di non avere con me il cellulare, ero talmente occupato che non ci pensavo nemmeno. L’unica mancanza è stata quella di non poter sentire le persone care per ricevere quella parolina in più nei momenti di sconforto, ma quando ho avuto bisogno di parlare con Maria o con gli autori, ho sempre ricevuto risposte che mi hanno fatto stare bene».

Il tuo EP d’esordio si chiama “STRANGIS”, un titolo che colpisce perché è quasi come un voler mettere in chiaro chi sei, quasi a volerti smarcare da eventuali etichette tipiche del talent, da quel “Luigi di Amici”, con quel “di Amici” che a volte assume un po’ la valenza stessa di un cognome. Si deve anche a questo la scelta del titolo?

«La scelta si è rivelata molto più semplice: nella mia vita ho sempre avuto al mio fianco i miei genitori, soprattutto mio padre. Dare questo titolo al mio primo progetto discografico era un modo per onorare la mia famiglia, come a voler restituire tutto l’affetto e il supporto che ricevuto da loro in questi anni. “STRANGIS” fondamentalmente sono io, una perfetta via di mezzo tra me e la mia famiglia, le mie origini, tutto ciò che ero e tutto ciò che sono».

Interessante e coraggiosa anche la decisione di sposare 21co, la neonata etichetta legata alla struttura e al gruppo del talent di Maria, rifiutando di conseguenza le proposte allettanti ricevute dalle major. Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida?

«Poter continuare un percorso con un’altra famiglia che mi è stata vicino in questi otto mesi e che ormai mi conosce bene, un team a cui so di poter fare sempre affidamento. Chiaramente non voglio togliere nulla alle altre major, posso ritenermi onorato del loro interesse, ma volevo semplicemente continuare a lavorare con le persone con cui mi sono trovato bene fino ad ora».

Per concludere, considerato il ruolo importante ricoperto dal pubblico in questa tua vittoria di “Amici”, quanto è importante per un artista giovane come te ricevere il sostegno e l’approvazione da parte della gente?

«Vale tantissimo, anche se non avendo dietro i cellulari all’interno della scuola non si ha la vera percezione dell’affetto del pubblico da casa. Di conseguenza è stata una vera e propria sorpresa tutto quello che è successo dopo la fine del programma. E’ stato bello e inaspettato ricevere il calore delle persone dal vivo, piuttosto che da dietro lo schermo di uno smartphone».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.