venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Ma quale attacco?! Vi spiego perchè dico ‘no’ ad Alberto Urso

Riflessione sul talento pop-lirico messinese

E’ il momento dei chiarimenti. O almeno questo è quello che vorrei che fosse. Una settimana fa, circa, ho pubblicato in questi spazi la mia personale recensione di ‘Il sole ad est’, il secondo album d’inediti del giovane Alberto Urso (la potete recuperare qui), ultimo vincitore di ‘Amici di Maria de Filippi’, poi divenuto coach dello stesso format nella sua prima versione vip andata in onda fino a qualche settimana fa.

Niente di strano, direte voi: da un sito che si chiama ‘Recensiamo Musica’ ci si aspetta esattamente questo, delle recensioni musicali. Ebbene, la mia recensione all’album di Alberto, pur assegnando una sufficienza più che abbondante come giudizio finale (6.3/10) si mostrava fortemente dubbiosa sulla scelta di repertorio proposta dal giovane ragazzo per questo suo secondo lavoro. E proprio quel repertorio era stato da me etichettato, in tale sede, come ‘noioso’. Aggettivo che, sia ben chiaro, userei anche in questo momento e su cui non intendo affatto ritrattare.

Succede che proprio per questa definizione, e più in generale per le altre piccole critiche sparse qua e là nel corso della recensione, un piccolo esercito di agguerriti sostenitori abbia “assalito” il sottoscritto con commenti a dir poco coloriti sia negli spazi ufficiali della nostra testata che in quelli privati della mia persona. Fa piacere, certo, ricevere dell’attenzione, che sia positiva o negativa a volte conta poco, ma quando si sconfina, forse, è preferibile farne a meno. Che poi, sia chiaro, non è nemmeno la prima volta che mi capita perchè prima del giovane Urso la televisione ha partorito ben altri ragazzi e ragazze con schiere immense di fan agguerritissimi che girano il web sparandone di ogni tipo e che poi, nel giro di qualche mese, nemmeno si ricordano più chi difendevano con tanto ardore. Per le pagine del sottoscritto sono passati eserciti di ‘cartine’‘scanine’‘rikers’‘papers’ e chi più ne ha più ne metta. A volte lo stesso tipo di commenti “decorosi” e “decoranti” sono arrivati persino dagli artisti stessi che hanno ricercato nei social i miei molto poco appariscenti profili per dirmene giusto quattro salvo poi essere costretti a ritrattare quando ci si ricorda che la stampa fa sempre comodo…

Detto ciò, ci tengo, comunque, a spiegare con precisione il perchè del mio “no” a questo lavoro discografico del giovane interprete messinese figlio del talent mariano. Ecco, dico “no” per le canzoni, non per il suo interprete. Sono le canzoni ad essere ‘noiose’, a partire e a finire tutte nello stesso modo, ad avere tutte la stessa soluzione melodica, lo stesso arrangiamento vocale, la stessa destinazione tematica, lo stesso arrangiamento. Tutte partono lentamente ed in maniera soffusa con il pianoforte o una leggera chitarra acustica per poi inserire mano a mano la parte ritmica e sconfinare in un inciso mieloso (perchè con tema l’amore a due in cui lei è bellissima e lui la rincorre sognante oppure in cui lei fugge e lui si dispera per le pene d’amore) dove il vocione lirico di Alberto non può che abbandonarsi ad un acuto qui o un acuto lì che inevitabilmente copre tutto il resto e impone la propria immagine come il più vivido ricordo del brano. La voce. La voce ancor prima del testo, della melodia, del tema, delle parole, dell’arrangiamento, della canzone stessa insomma. Ed è infatti quello che ho detto nella mia recensione: basterà ancora per molto fare leva solo ed esclusivamente su di una bella, bellissima, voce? Perchè, sia chiaro, salvo forse un paio di casi di questo disco nessun brano è stato scritto appositamente per Alberto, per la sua voce, per il suo progetto: erano tutte canzoni rimaste nei cassetti della discografia e delle etichette editoriali che hanno ben pensato di utilizzarle riadattandole ad un linguaggio più sinfonico rispetto al loro concepimento più tradizionalmente pop-rock. Ed il fatto che siano brani comunemente pop si sente eccome.

E qui nasce il secondo problema di questo disco e, più in generale, del suo interprete. Almeno per quanto mi riguarda. Ammesso e non concesso che il repertorio scelto ad alcuni possa piacere per così com’è viene da chiedersi come mai un cantante lirico debba cantare canzoncine pop che niente hanno a che fare con la sua impostazione vocale, con i suoi studi e con le sue attitudini. Certo, direte voi, Alberto con quella voce può fare tutto. Vero, se stiamo parlando di una “prova” in un talent show, meno vero se si parla di come impostare e costruire una carriera nella sua totalità perchè finora il bravo Alberto ha fatto solo e soltanto questo nei suoi dischi: pop riadattato come tutti gli altri ragazzi di Amici risultati vincitori finora. Il problema è che loro erano cantanti pop, lui no e per quanto bravo possa essere la sensazione di essere all’ascolto di un qualcuno al di fuori del proprio habitat naturale è forte, fortissima. Cantare il pop facendo finta che sia lirica non è esattamente la cosa più bella da sentire perchè il pop non ha in sè quegli spazi melodici che consentono gli acuti, i respiri, le pause tipiche del linguaggio lirico e pretendere di crearli o di sfruttare quei pochi episodi che ci sono a proprio favore significa scimmiottare un qualcosa che, per un motivo o per un altro, è assai difficile da proporre con coerenza. Scimmiottare un qualcosa che non si è fino in fondo, per quanto si possa essere bravissimi a riproporlo, implica inevitabilmente il destino di dover soccombere nel momento in cui arriverà (e arriverà presto, lo sappiamo benissimo visto che la nuova edizione televisiva di ‘Amici’ è già iniziata) qualcuno che quel qualcosa lo è per davvero.

Che dire per concludere? Niente in più di quanto già detto. Il bravo Alberto Urso ha indiscutibilmente un talento che sta nella sua voce ma personalmente ritengo che lo stia utilizzando nel modo e nel mondo sbagliato. Sconfinare nel pop per un cantante lirico non è la soluzione come non lo è abbandonare la giacca per i pantaloni in pelle o i jeans strappati sperando di comunicare uno “svecchiamento” della proposta. Ci vuole ben altro che il cambio del look. Ci vogliono le canzoni. Il suo bel faccino, i suoi studi attenti, il suo carisma e la sua educazione gli rendono merito ma non possono sostituirsi alle scelte artistiche con cui ogni cantante è chiamato a confrontarsi prima o poi sottoponendosi anche alle critiche di chi riceve quella proposta: il pubblico e la stampa, titolata o meno che sia. Poi un giorno, magari, i fan mi spiegheranno quali titoli si aspettano di trovare nel “curriculum” di un suddetto critico musicale.

The following two tabs change content below.

Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.