A tu per tu con il giovane cantautore modenese, in uscita con il nuovo singolo “Weekend” feat. I Desideri
Giovane e determinato, così Marco Filadelfia si presenta agli occhi e alle orecchie del pubblico, alternando le sue varie attività, ricoprendo il ruolo di fantasista nel grande gioco della comunicazione. Lui che per diversi anni è stato un calciatore professionista, passione che ha dovuto abbandonare a livello agonistico a causa di un infortunio, ma che continua a coltivare grazie alla Nazionale Italiana Cantanti. “Weekend” è il titolo del singolo scelto per questa estate, un brano impreziosito della partecipazione de I Desideri (qui la nostra ultima intervista), un pezzo che anticipa l’uscita del nuovo progetto dell’artista classe ’97.
Ciao Marco, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Weekend”, comincio col chiederti come sono nati rispettivamente questo pezzo e il featuring con I Desideri?
«Questo brano è nato da un mio stato d’animo, nel senso che quando stai bene ti svegli con positività, energia e voglia di fare tante cose. Quindi, “Weekend” rappresenta la possibilità di poter fare ciò che si sente, scritto in un momento particolare come la quarantena, dove non c’era questo tipo di libertà. I Desideri sono due ragazzi in gambissima, ci stimiamo reciprocamente da tempo, siamo giovani e abbiamo lo stesso linguaggio, anche se veniamo da due parti differenti d’Italia. Ci piaceva creare questa sinergia e far partire insieme questo lungo weekend».
Dal punto di vista musicale, pensi che questo sia il sound che più ti rappresenta e che ti permette di esprimerti al meglio?
«Mi ritengo un comunicatore, perché esprimo in base alle mie sensazioni, nel modo che ritengo più opportuno. Lo faccio con le canzoni, i video, i libri e tutto ciò che mi capita a tiro. Questo sound sicuramente mi ha messo a mio agio, mi ha dato la possibilità di tirare fuori una parte comunicativa di me che ancora non conoscevo. Per un artista è importante avere la possibilità di sperimentare, di mettersi in gioco e di uscire dalla propria zona di comfort. Quello che è certo è che nei progetti nuovi non mi ripeterò».
“Weekend” esce d’estate, in un’estate diversa dalle altre, come la stai vivendo?
«Sì, è sicuramente un’estate diversa, ma credo sia speciale anche per questo. In tutte le cose, nel bene e nel male, stiamo vivendo un’estate differente, personalmente l’ho improntata molto sul lavoro, perché penso che sia importante ripartire dopo la fase che abbiamo vissuto. Naturalmente bisogna porre attenzione, c’è tanta voglia di ricominciare, ma anche un po’ di paura. Alla fine, quello che prevale è il desidero di stare bene».
Al netto dell’attuale confusione dovuta al momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Stai lavorando a nuova musica?
«Di progetti ce ne sono tanti, il mio problema è sempre stato riuscire a dare un ordine cronologico a tutte le idee che ho (sorride, ndr). Ho tante cose belle nel cassetto, molte delle quali musicali. Più che altro, con il mio team, stiamo decidendo se tirar fuori un nuovo singolo o uscire con un progetto un po’ più corposo, perché ci sono tante canzoni in cantiere, considera che scrivo davvero tanto. A settembre arriverà sicuramente qualcosa, dobbiamo solo capire se pubblicare l’ennesimo antipasto o uscire direttamente con un primo e un secondo».
Per concludere, a chi si rivolge la tua musica oggi e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Quando scrivo mi rivolgo sicuramente alle altre persone, nel senso che faccio musica per gli altri, questo credo che sia sempre stata un po’ la chiave della mia comunicazione. Tendo a lasciarmi influenzare dalle sensazioni che mi circondano, dalla ragazza che avevo prima al rapporto con i miei genitori, fino al mio trasferimento a Milano. Di conseguenza, naturalmente, mi rivolgo ad un pubblico giovanile, ai ragazzi che come me vorrebbero di più, che continuano a sognare, che non si accontentano e che sperano in un supporto generazionale anche da parte degli adulti che, al momento, continua a non arrivare. Noi continuiamo a sperarci, a fare quello che ci piace, anche un po’ a ribellarci se necessario».
Nico Donvito
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