A tu per tu con la giovane cantautrice romana, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Ormai“
Tempo di nuova musica per Marla Rocca, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Marla Green. Si intitola “Ormai“ il suo ultimo singolo rilasciato lo scorso 30 aprile su tutte le piattaforme digitali per Sound To Be, prodotto insieme a Ruggero e Miriam Fornari. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Marla, benvenuta. Partiamo da “Ormai”, qual è stata la genesi di questo pezzo?
«”Ormai” è un brano a me molto caro, perchè è stato il primo che ho scritto in lingua italiana. Sin da piccola ho sempre scritto in inglese, quando provavo a scrivere in italiano rimanevano a metà. Poi, per caso, circa due anni fa, ho sconosciuto un ragazzo durante una serata a Perugia. Mi ha colpito la sua storia, la sua essenza, ma non l’ho più rivisto. Colpita dal suo carattere, ho deciso di scrivere questa canzone, in maniera istintiva e molto naturale».
Dal punto di vista narrativo, invece, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da te stessa?
«Mio fratello è un regista, si chiama Gilles Rocca, ha sempre diretto lui i miei videoclip, ma in questo periodo è molto impegnato. Così ho deciso di farlo io, provando a ricreare la stessa atmosfera della serata che ti raccontavo prima. Spero di essere stata all’altezza di mio fratello (sorride, ndr). Sai, alla fine davanti alla telecamera mi intimidisco sempre un po’, con questa esperienza ho capito che mi piace più stare dietro la cinepresa».
Quando e come ti sei avvicinata al canto? Quali artisti e quali generi musicali hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Io sono nata nell’ambiente musicale, quello vero, perchè in famiglia abbiamo un’azienda che si occupa di noleggio e assistenza di strumenti musicali. Ricordo che da piccola mio papà mi portava all’Ariston e mi metteva sulla scalinata di Sanremo, ero lì emozionata e non capivo nulla. Lui ha fatto un sacco di Festival, una vita intera. In principio, essendo praticamente nata nella musica, forse la davo un po’ per scontata, fino a quando all’età di diciannove anni, tornata da un’anno in cui ho vissuto a Londra, non sapevo bene cosa fare della vita.
Ricordo che, dietro le quinte di un evento ad Assisi, parlai con uno dei ragazzi de Il Volo. Calcola che ci conoscevamo sin da bambini, perchè quando parteciparono a “Ti lascio una canzone” e io accompagnavo mio papà a portare gli strumenti, avevamo praticamente la stessa età. Lui mi chiese come stesse procedendo con la musica. Quella fu una specie di scossa, non volevo restare dietro le quinte e vedere gli altri salire sul palco, volevo provarci anche io. Così ho ripreso a credere in questo sogno».
Per concludere, a chi si rivolge la tua musica oggi e a chi piacerebbe arrivare in futuro?
«Vorrei arrivare soprattutto alle ragazze, alle adolescenti che vivono una fase di transizione, in cui non riescono a capire chi sono e quanto valgono. Vorrei dedicarmi a queste giovani donne, affinché possano prendere un pochino di forza e di sicurezza dalla mia musica, per poter veramente credere nella loro essenza. Sono stata un’adolescente molto complicata, con le mie mille fragilità, ma al tempo stesso sicura dei miei sogni. In quei momenti Elisa è stata il mio idolo, per cui vorrei provare a diventare un punto di riferimento per chi mi segue».
Nico Donvito
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