A tu per tu con il giovane cantautore romano, in uscita con un brano dal titolo “Rallentare“
Un brano scritto nel suo studiolo di casa attuale e sentito per Matteo Alieno (qui la nostra precedente intervista), che ritroviamo con piacere in occasione dell’uscita di “Rallentare”, disponibile sul canale YouTube di Honiro Ent dallo scorso 13 marzo, un pezzo che fotografa una necessità, l’esigenza di riscoprire il piacere del fare le cose, lasciandosi trasportare dal tempo senza cercare di sopraffarlo. Una tematica più che mai attuale, che ci spinge ad utilizzare le ore a nostra disposizione per riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda.
Ciao Matteo, bentrovato. “Rallentare” è il titolo del brano di freschissima uscita, potremmo dire appena nato perché lo hai realizzato in tempi record. Cosa ti ha ispirato?
«Io, come tanti artisti, ho un percorso e una strategia da seguire. Stavo preparando l’uscita del mio primo disco, ma poi si è fermato tutto per quello che sta accadendo, quindi mi sono ritrovato a casa come tutti. Come tanti altri giovani, non sono abituato ad avere tutto questo tempo libero a disposizione, così non ho potuto fare altro che scrivere una canzone, pur non seguendo alcuna logica, pur non essendo un singolo. In un solo giorno l’ho scritta e ho chiamato il mio amico pittore Daniele Micheletti per realizzare la grafica utilizzata per la copertina, in cui si vede il mondo uscire dall’armadio della propria stanza. Sicuramente stiamo vivendo una situazione complicata, ma credo che la musica e l’intrattenimento possano aiutare le persone che si annoiano a casa».
Sono tante le immagini evocate attraverso il testo, i riferimenti alla situazione che stiamo vivendo proprio in queste ore. L’emergenza Covid-19 ha in qualche modo cambiato il nostro stile di vita, seppur momentaneamente. Se dovessimo trovare un aspetto positivo in tutta questa situazione, in cosa lo individueresti?
«E’ una situazione che non può essere discussa, le misure che sono state prese vanno accettate con positività, forse un po’ ci serviva questa sorta di avvertimento da parte della natura, spero che questo cambiamento non sia solo momentaneo, bensì un punto di partenza, che tutti se ne rendano conto, è importante capire che fermarsi è diventato fondamentale, per la nostra stessa esistenza, per capire realmente quello che facciamo. La velocità, purtroppo, ci spinge a non pensare alle nostre azioni, anzi, proprio questo non rendersi conto ci ha portati a questa situazione, molte persone tuttora la stanno sottovalutando, francamente non capisco come facciano. E’ importante sottolineare che tutto ciò che realizziamo, può essere fatto piano».
Un concetto che specifichi nel ritornello, sottolineando come la velocità non ti sia mai piaciuta. Quale messaggio vorresti arrivasse a chi ti ascolta? Quali sono le riflessioni su cui, secondo te, dovremo soffermarci avendo a disposizione un bel po’ di tempo per farlo?
«Sicuramente l’idea di rallentare a livello sociale, perché sta diventando tutto insostenibile. Avendo tanto tempo a disposizione, sto cercando di informarmi il più possibile, vedendo documentari e leggendo libri, su tutto quello che ci riguarda come specie umana. Per come abbiamo strutturato la società oggi, è molto più probabile che si sviluppino questo genere di pandemie. Ogni persona cerca di realizzare nella propria giornata ciò che in passato avrebbe realizzato in una vita intera, questo è un aspetto che a me francamente un po’ spaventa. Tutto questo tempo a disposizione dovrebbe farci riflettere tutti insieme, senza più divisioni».
Dal punto di vista musicale, sia “Rallentare” che i tuoi precedenti singoli “Non mi ricordo” e “Fantasia”, seguono una direzione analogica, il tuo progetto ruota attorno alla musica suonata, libera dagli schemi e da qualsivoglia tipo di logica. Come riesci a non lasciarti influenzare dalle tendenze, a nuotare in controtendenza rispetto alle varie onde dettate dalle varie mode?
«Guarda, credo che la principale causa di questa scelta sia dettata dal fatto che, in passato, ho prodotto per un breve tempo musica elettronica, quindi ho avuto una sorta di saturazione nella testa, perché sono suoni che inizialmente ti aprono una vasta panoramica di possibilità, ma col tempo ti accorgi che in realtà quel tipo di utilizzo e le possibilità che può darti un computer sono limitate. Diventa una sorta di automatismo, non si cercano alternative, soluzioni per far suonare diversamente un determinato pezzo. Riprendendo in mano la chitarra mi si è riaperto un mondo, perché la musica elettronica è perlopiù individuale, per cui sono contento di essere tornato a suonare e collaborare con tanti professionisti».
A proposito di collaborazioni, insieme ad altri tuoi colleghi della stessa etichetta Honiro Ent, siete stati protagonisti di un interessante esperimento socio-musicale, chiamiamolo così, che ha dato vita all’EP “Disco 1”, pubblicato lo scorso gennaio. Cosa ha rappresentato esattamente per te questa esperienza?
«Sicuramente è stata un’esperienza che non avevo mai vissuto, la considero formativa per il mio percorso artistico, perché sono cresciuto tanto, ogni mio compagno di viaggio mi ha arricchito. Da musicista, è stato bellissimo perché in quest’epoca è difficile che accadano situazioni del genere, la musica tende molto a dividersi e poco a mescolarsi, “Disco 1” è stato una lezione per tutti noi, perché nessun progetto si può realizzare realmente in solitudine. E’ stata un’esperienza bellissima, spero di poterla ripetere».
In più, da cosa nasce cosa, molte collaborazioni sono proseguite e si sono anche allargate. Infatti, lo scorso 7 febbraio è uscito il disco d’esordio di Leo Gassman, intitolato “Strike”, nel quale sei ospite con il brano “Magia”. Com’é avvenuto l’incontro con lui?
«L’incontro con Leo è stato strano, l’ho conosciuto ad una festa a casa sua, dove ci ero finito per caso (sorride, ndr), ero insieme a Matteo Costanzo, con cui entrambi collaboriamo. Eravamo tutti artisti e ci siamo ritrovati in questa serata ad esibirci, cantando ognuno un proprio pezzo. A lui era piaciuta particolarmente la mia “Fantasia”, così abbiamo cominciato a confrontarci, a scambiarci i nostri rispettivi pareri sulla vita e sulla musica. Tempo dopo mi ha mandato un messaggio su Whatsapp dicendomi: “Ho scritto una canzone alla te”, mi ha mandato la strofa ed effettivamente sembrava mi facesse la parodia, mi sono gasato al punto da mandargli in poche ore la mia parte. Così è nata “Magia”, per divertimento, alla fine la musica è questo».
Per concludere, a proposito di quello che sta accadendo, è presto per parlare di conseguenze precise, ma come pensi ne potrà uscire il settore discografico, in particolare quello della musica dal vivo, da tutto quello che sta accadendo?
«Già adesso sta accadendo qualcosa che non avevo mai visto, questa grande catena umana di artisti che si supportano a vicenda, perché chiaramente l’industria dell’intrattenimento, seppur in sofferenza, è molto presente per cercare di colmare queste giornate di noia, soprattutto per chi a casa è da solo, credo sia giusto che la gente si diverta guardando le dirette sui social network di Fiorello o di Jovanotti. Noto tutto questo sentimento di fratellanza che ci accomuna e penso che in futuro cambierà davvero tutto, e lo sento, ne sono sicuro, almeno per un bel periodo nulla sarà come prima perché, si sa, tutto è ciclico e le cose tornano, ma stiamo ritrovando noi stessi e un senso di appartenenza comune».
Nico Donvito
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